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Cannes 2017. David Droga: “Le dimensioni delle idee contano più delle dimensioni del budget”

Premiato con il Leone di San Marco per il suo straordinario contributo alla creatività, David Droga, fondatore e creative chairman di Droga5, ha confermato sul palco del Palais e in un incontro con la stampa la sua altrettanto straordinaria capacità di restare con i piedi per terra dopo aver vinto oltre 200 leoni, fra i quali ben 75 Grand Prix.

(Cannes – dal nostro inviato Tommaso Ridolfi) David Droga è uno dei creativi più premiati di tutti i tempi: che effetto ha avuto ciò dal lato del business? È stato sceto dai clienti per questa ragione?

“Al di là del fatto che siano stati premiati – risponde –, ciò che conta è che i lavori fatti per i nostri clienti abbiano funzionato. La strategia più sensata per costruire qualunque azienda è fare la cosa giusta per i clienti. Se una nostra campagna vince un premio ma non è efficace quel cliente lo perdiamo. Perciò la cosa per me più eccitante è che il lavoro celebrato qui sia apprezzato anche da cliente sul piano del business. Comunque sia è vero, c’è una correlazione fra la maggior parte dei lavori premiati e lavori che funzionano. Diciamo che i premi ricevuti hanno acceso i riflettori su di noi. Ma che poi mantenere alto il livello di attenzione sta alla nostra capacità di portare risultati”.

Qual è il parere di Droga sulla ‘querelle’ Publicis?

“Io non sono stato coinvolto in alcun modo nella decisione di non partecipare ai premi. Credo però che i premi non siano una risposta a ogni problema, al di là dell’incoraggiamento, dell’ispirazione e anche della notorietà che possono dare ai più giovani. Altra considerazione è che ci sono sempre più clienti globali che vogliono essere seguiti dalle persone migliori. Perciò sì, alcune volte i premi hanno peso, ma i premi ‘giusti’ per il lavoro ‘giusto’. I creativi sono spesso egoisti, competitivi e insicuri: e che lo si voglia ammettere oppure no, vincere un premio assegnato dai tuoi colleghi è un modo per superare questa insicurezza. Ma nessuno entra in questo business per vincere premi”.

Cosa sono e cosa rappresentano per David insight e creatività?

“Gli insight sono qualcosa che aggiunge un pizzico di logica al tuo lavoro: più sono robusti, più si può giocare con la creatività. Sono come una ‘spina dorsale’ cui appoggiarti e che ti permette di essere ancora più creativo. Essere creativi vuol dire interpretare e anche travisare. La creatività è empatia, qualcosa che provoca una reazione visibile, da qualcuno a qualcun altro, da una cosa all’altra. È qualcosa che ci sorprende, che provoca emozioni. Per questo nessuno se ne stanca mai".

Quanto sente il peso del suo ruolo?

“Sono molto attento all’impatto di ciò che faccio perché ritengo la creatività una forza molto potente. Non ho la possibilità di donare un miliardo di dollari alle cause che ritengo importanti, ma credo di poter fare qualcosa con il mio lavoro e con il talento e l’immaginazione delle persone nella mia agenzia. Non sono imbarazzato dal fatto che non tutti i clienti vogliano o debbano salvare il mondo, perché anche vendere birra o vestiti ha una sua funzione nel far andare avanti il nostro pianeta, ma tutte le marche sono per così dire cittadine del mondo. E sono idee e valori che riprendo dalla mia famiglia: mia madre è una poetessa e un’ambientalista, mio padre un uomo d’affari… Anch’io sono padre di 4 figli e voglio mostrare loro che qualsiasi lavoro si faccia il successo non si misura solo in premi o soldi, ma con l’impatto e l’influenza positiva del proprio lavoro. Perché alla fine, le dimensioni delle idee contano sempre molto di più delle dimensioni del budget”.