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Arriva Wemogee, la prima app di instant messaging pensata per persone colpite da afasia e disturbi legati al linguaggio. Il progetto è sviluppato da Samsung e Leo Burnett

La chat app funziona come una sorta di traduttore testo-emoji (e viceversa) e sarà disponibile a partire dal 28 aprile 2017 per dispositivi Android e iOS. Il progetto è stato sviluppato con la collaborazione di Elio Clemente Agostoni, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Niguarda di Milano. Per pubblicizzare l’iniziativa si sfrutteranno soprattutto i canali digitali: sito dedicato, video su YouTube e diffusione dell’hashtag #SamsungWemogee. Da segnalare anche campagne informative ad hoc negli ospedali.

Tre milioni nel mondo e 200mila solo in Italia. Tante sono le persone (di tutte le età) che soffrono di afasia, patologia spesso causata da ictus, che porta alla progressiva perdita della capacità di comporre o comprendere il linguaggio. Grazie a un uso intelligente della tecnologia digitale, per questi individui, si aprono oggi delle nuove opportunità, per superare, almeno in parte, i disturbi che li affliggono.

Da fine mese (a partire dal 28 aprile) sarà disponibile Wemogee, la prima app gratuita di instant messaging pensata per permettere alle persone colpite da afasia, e in generale da disturbi legati al linguaggio e alla comunicazione verbale, di esprimere idee, attività ed emozioni, con i propri familiari, amici e conoscenti.

Il progetto, presentato oggi, 11 aprile, è stato sviluppato da Samsung Electronics Italia e Leo Burnett Italia, con la collaborazione di Elio Clemente Agostoni, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Niguarda di Milano.

La nuova app sarà disponibile fin da subito in lingua italiana e inglese, con opportunità di utilizzo su scala internazionale, e potrà essere scaricata su Google Play Store per tutti i dispositivi Android, su AppStore per device iOS, oltre che su Galaxy Apps di Samsung.

Il progetto, come precisato da Francesco Bozza, direttore creativo esecutivo di Leo Burnett Italia, è nato in Italia da un’idea di Stefano (omettiamo il cognome come richiesto), art director dell’agenzia, il cui padre soffre proprio di afasia. Nel giro di poco tempo, attorno a Stefano, è stata costruita una squadra di sviluppatori, che ha lavorato gomito a gomito con il personale medico-scientifico, per arrivare, in soli cinque mesi alla creazione dell’app.

Per pubblicizzare l’iniziativa si sfrutteranno soprattutto i canali digitali: sito dedicato (www.wemogee.com), video su YouTube (vedi più in basso) e diffusione sui social network dell’hashtag #SamsungWemogee. Da segnalare anche campagne informative ad hoc direttamente negli ospedali.

IL FUNZIONAMENTO DI WEMOGEE

Dotata di una interfaccia semplice e intuitiva, l’app Wemogee funziona come una sorta di traduttore testo-emoji e viceversa. Come spiegato da Anastasia Buda, corporate citizenship manager Samsung Electronics Italia, il vocabolario dell’app comprende una library di oltre 140 frasi relative ai bisogni primari e alla sfera affettiva del paziente, sviluppate in collaborazione con Francesca Polini, logopedista e docente presso l’Università degli Studi di Milano (trattandosi di un’app in continuo aggiornamento, l’obiettivo è ovviamente quello di incrementare progressivamente tale numero).

Queste frasi sono state tradotte in sequenze logiche di emoji e suddivise in sei macro categorie di riferimento (vita quotidiana; mangiare e bere; sentimenti; aiuto, attività ludico-ricreative, ricorrenze e celebrazioni). In termini pratici, le persone che soffrono di afasia sceglieranno ciò che vogliono comunicare tra un panel di opzioni visive, inviando la sequenza di emoji selezionata al destinatario non afasico. La persona non afasica riceve il messaggio in forma testuale e potrà rispondere utilizzando parole scritte. Allo stesso modo, il paziente afasico riceverà la comunicazione in forma di emoji.

Il paziente afasico viene depauperato di tutta una serie di aspetti che riguardano non solo la sussistenza, ma anche la sfera affettiva. “Wemogee consente all’afasico di non sollecitare in maniera eccessiva la rete ideativa del suo cervello, offrendo al tempo stesso la possibilità di avere un’interazione quasi fluente con le persone che lo circondano” ha aggiunto Giuseppe Sciarrone, consulente neurochirurgo presso l’ospedale Humanitas Gavazzeni di Milano, nonché collaboratore per lo sviluppo dell’app.

Wemogee (musica originale a cura di Fabio Gargiulo per Bkm Production) non è solo una chat di messaging a distanza: l’app, infatti, può essere anche strumento di training in situazioni di compresenza, a supporto delle tradizionali metodologie di riabilitazione. Ciò, in particolare, grazie alla funzione display che permette di visualizzare su un unico dispositivo la frase selezionata sia in forma emoji sia in forma testuale.

SAMSUNG, LEO BURNETT E RESPONSABILITÀ SOCIALE

La tecnologia digitale può rappresentare un potente strumento di emancipazione e inclusione sociale. Con il progetto Wemogee, Samsung conferma l'impegno nel mettere a disposizione della società il proprio know-how tecnologico, per progetti dai risvolti etici e di utilità sociale. “La responsabilità sociale - ha commentato Mario Levratto, head of marketing & external relations di Samsung Electronics Italia - è uno dei valori cardine del brand, sia in Italia sia a livello globale”. 

Ricordiamo che nel corso degli anni, Samsung, in collaborazione con Leo Burnett, ha avviato diversi progetti di responsabilità sociale come ‘Maestros Smart Bike’, ‘Women Run The Show’, ‘Windshield’ e ‘Playboard’.

“Wemogee è un progetto che segna uno spartiacque nella relazione tra agenzia di pubblicità e cliente - ha precisato Bozza -. Abbiamo la sensazione di aver contribuito a fare qualcosa di davvero grande”. Quanto all’andamento di Leo Burnett, pur non potendo ovviamente rilasciare numeri di business, il direttore creativo esecutivo ha parlato di un andamento positivo, grazie anche a nuovi clienti, come Carrera (leggi news), acquisito su scala mondiale.

Mario Garaffa