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P&G taglierà i costi di produzione d'agenzia di ulteriori 400 milioni di dollari entro il 2021

Si tratta di un'operazione di spending review che si somma ai 750 milioni di dollari già risparmiati dalla multinazionale negli ultimi tre anni fiscali. Il Chairman e Ceo David Taylor ha dichiarato che dopo il taglio del 60% delle collaborazioni con la agenzie con cui P&G lavora, ora l'obiettivo sarebbe arrivare a una percentuale dell'80%. La multinazionale adotterà un approccio più bilanciato fra retribuzione fissa per una parte del lavoro e fee a progetto per altre parti o altri specifici incarichi, valutando anche l'Open Source.

Come aveva annunciato lo scorso gennaio il chief financial officer Jon Moeller in occasione dell'ufficializzazione dei dati finanziari della company, che hanno visto, nell'ultimo trimestre 2017, un solo punto di crescita nelle vendite (leggi news), Procter & Gamble taglierà ulteriormente i costi di produzione d'agenzia. Questa volta si tratta di un un taglio di ulteriori 400 milioni di dollari entro giugno 2021. Lo ha dichiarato il Chairman e Ceo della multinazionale David Taylor durante un incontro con gli investitori.

Si tratta di un'operazione di spending review che si somma ai 750 milioni di dollari già risparmiati negli ultimi tre anni fiscali dalla multinazionale.

Inoltre, il manager ha dichiarato che dopo il taglio del 60% delle collaborazioni con la agenzie con cui P&G lavorava, ridotte da 6000 a 2500,  intende ridurle ulteriormente dell'80% . 

Siamo di fronte a un vero e proprio cambio di paradigma (leggi a riguardo anche l'editoriale di Salvatore Sagone dal titolo 'Verso un cambio di paradigma e di business model'): P&G ha infatti dichiarato che rivedrà anche la modalità di rapportarsi con le agenzie, avvalendosi in maniera più significativa dell'open source per i vari progetti, rispetto alla modalità di rapporto classico con le agenzie creative.


Mentre P&G ha storicamente investito gran parte dei propri budget remunerando le agenzie con un fee fisso, Tressie Rose, portavoce dell'azienda, ha dichiarato che "D'ora in avanti intendiamo avere un approccio più bilanciato fra retribuzione fissa per una parte del lavoro e fee a progetto per altre parti o altri specifici incarichi. Aprirsi all'open source in questo contesto significa che ci rivolgeremo sia alle agenzie già nostre partner, sia ad altre agenzie che fanno comunque parte del nostro 'roster' per incarichi a progetto, con l'obiettivo di determinare volta per volta le migliori qualità, capacità e valore. Se una piattaforma di crowd-sourcing avrà un senso (rispetto ai nostri obiettivi) potremo prenderla in considerazione: ma la nostra prima scelta sarà quella di rivolgerci alle agenzie già presenti nel nostro pool di riferimento".
 

Procter&Gamble non è l'unica multinazionale ad aver attuato una spending review. Anche Unilever, infatti, ha dichiarato di aver intrapreso recentemente una politica di riduzione del numero di agenzie, dei loro fee e dei costi di produzioni campagne,  prediligendo campagne online a quelle tradazionali e realizzando internamente  una quota maggiore di progetti.