Inchieste

Lombardi su 'La stanza degli abbracci'. "Hanno chiamato Tornatore invece di un'agenzia o di un creativo perchè tranne Sanna e Toscani, nessun grande pubblicitario italiano è noto al grande pubblico e pochi sono conosciuti dalla politica e dai giornali"

Questa l'opinione dello scrittore freelance, ex segretario Adci e IAB, sulla scelta del regista e non di un'agenzia per la campagna della vaccinazione anti-covid. Il creativo sottolinea come "una parte del problema è qui: tradizionalmente né i creativi di punta né le agenzie italiane hanno mai avuto una strategia di pubbliche relazioni e di visibilità nei confronti della politica e della stampa generalista".

Come per la prima campagna per annunciare la vaccinazione anti-covid, affidata all'architetto Stefano Boeri, anche per questa seconda campagna non è stata coinvolta alcuna agenzia del settore e il Commissario Domenico Arcuri ha scelto il regista Giuseppe Tornatore, che ha realizzato pro-bono una campagna articolata in una serie di spot, il primo dei quali, dal titolo   'La stanza degli abbracci'  (guarda il video) è pianificato in questi giorni.

Una decisione che non è passata inosservata nell'industry della comunicazione.

Ecco il parere di Gianni Lombardi, scrittore freelance, ex segretario Adci e IAB.

"Perché hanno chiamato Giuseppe Tornatore invece di un'agenzia o un grande creativo pubblicitario? Una parte del problema è qui: tradizionalmente né i creativi di punta né le agenzie italiane hanno mai avuto una strategia di pubbliche relazioni e di visibilità nei confronti della politica e della stampa generalista. Con la parziale eccezione di Gavino Sanna negli anni 80 e 90, e con l'eccezione di Oliviero Toscani, nessun grande pubblicitario italiano è noto al grande pubblico e pochi sono conosciuti dalla politica e dai giornali, né vengono intervistati per dare pareri o contributi sulle politiche economiche e di comunicazione. Quasi tutti i grandi creativi italiani, e le loro agenzie, hanno sempre mantenuto un profilo basso, limitandosi alla notorietà di settore, che spesso è molto autoreferenziale. Per i decisori della politica il 'top of mind' della comunicazione è quindi sempre qualcun altro, un regista, un fotografo, un architetto, rispetto alle agenzie pubblicitarie e ai creativi italiani".