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NC. Inchiesta 'ITALIANS DO IT BETTER'. Scenario. Agenzie, la tenacia governa la ripresa

Per le strutture protagoniste dell'inchiesta 'Italians do it better', il 2918 sarà un anno ricco di opportunità, grazie anche alla mancata partecipazione dell'Italia ai Mondiali di Calcio, che sposterà gli investimenti su attività di comunicazione differenti, più in linea con il loro posizionamento di realtà indipendenti. Integrazione, contaminazione e multicanalità le parole d'ordine per riuscire a passare a testa alta attraverso questo nuovo anno.

Iniziamo oggi la pubblicazione su ADVexpress dell'inchiesta 'Italians do it better' dedicata alle agenzie italiane e indipendenti, tratta dall'ultimo numero di NC - Nuova Comunicazione.

Di seguito lo scenario di riferimento.

Un altro passo in avanti, fuori dal tunnel della crisi. L’anno che è appena iniziato continuerà il percorso di ripresa, lenta ma costante, iniziato nel 2015 dopo anni di segno negativo, anche a due cifre: è quanto prevedono gli operatori del settore, che senza cantare vittoria a voce troppo alta, prendono atto che il mercato si sta lentamente risollevando dalla ‘calma piatta’ degli anni scorsi.

Sarà per l’Italia un anno con un segno più anche se modesto - sintetizza il presidente Upa Lorenzo Sassoli de Bianchi nell’intervista contenuta in questa inchiesta -. Quello che trovo positivo è che da qualche anno chiudiamo consecutivamente con piccoli incrementi sull’anno precedente, quasi in linea con il Pil”. Senza dubbio la mancata partecipazione ai Mondiali di calcio della Nazionale italiana avrà conseguenze sugli investimenti pubblicitari,soprattutto televisivi, maggiormente interessati da questo evento. In generale, sarà un anno qualitativamente meno appetibile per gli investitori, che grazie ai Mondiali avrebbero potuto raggiungere target molto ampi e variegati. Non tutto il male, però, viene per nuocere: per le agenzie italiane indipendenti, protagoniste di questa ottava edizione dell’inchiesta ‘Italians do it better’, l’assenza dell’Italia dai Mondiali aprirà strade innovative e interessanti per iniziative di comunicazione diverse, e dirotterà nuovi investimenti su attività per le quali la flessibilità e dinamicità insite nell’indipendenza potranno giocare un ruolo di primo piano.

A fare da sfondo, però, è un’Italia ‘a due velocità’ per quello che riguarda la fruizione multicanale: come mette in luce l’Osservatorio Multicanalità 2017 della School of Management del Politecnico di Milano, infatti, il 60% della popolazione ha un comportamento multicanale, mentre il 40% non si connette a internet. La sfida sarà quindi sapere cogliere nuove possibilità, anticipando anche le richieste dei clienti, contaminando mezzi e linguaggi per raggiungere il tanto agognato engagement e dialogo con il consumatore. Fondamentale sarà avere ben presente il customer journey, per potere scegliere i touchpoint corretti, integrando i diversi canali di comunicazione, e soprattutto sviluppare contenuti rilevanti per il target.

Da non sottovalutare, poi, l’apertura ai mercati internazionali - che per molte delle strutture intervistate è già una realtà concreta - per le opportunità che essi offrono alle aziende italiane, e di conseguenza ai loro partner di comunicazione.

Dal canto loro, le agenzie interpellate, pur con strutture e posizionamenti diversi, si dimostrano pronte e attrezzate per affrontare questo scenario, come spiegano bene negli articoli a loro dedicati. L’importante, però, avverte Aldo Biasi, presidente di Aldo Biasi Comunicazione) è recuperare l’eticità di questo lavoro, andata purtroppo persa negli ultimi anni per inseguire logiche troppo commerciali e adottare le nuove tecnologie e strumenti di comunicazione senza alcun ordine e criterio.“È arrivato il tempo che il nostro settore si ridia delle norme - ammonisce Biasi -. Solo così la comunicazione può tornare ad avere la dignità e la reputazione che ha perso in questi anni. Questa è una sfida che tutte le agenzie devono essere in grado di cogliere se vogliono un mercato sano e forte. Sicuramente, però, le realtà indipendenti possono adottare nuovi comportamenti e condividerli con i clienti senza vincoli che vengono dall’alto, facendosi promotrici di una comunicazione più etica”.

Ilaria Myr