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Aziende e Csr. Sostenibilità è strategia

Questo il tema principale emerso dalla tavola rotonda al salone della Csr e dll'Innovazione Sociale. Sono intervenute Lavazza, Pirelli, Reale Group e Autogrill.
 
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La Csr è una strategia che deve pervadere tutta l'attività dell'azienda. È questo il punto di partenza della tavola rotonda intitolata 'Grandi aziende, grandi storie: la sostenibilità nella cultura d'impresa', tenutasi la mattina del 7 ottobre nella seconda giornata del Salone della Csr e dell'Innovazione sociale. A confrontarsi sul tema i manager di grandi aziende italiane, che hanno illustrato come la Csr faccia parte della propria strategia e in quali aspetti essa si traduca.

Pirelli è un'azienda che fin dalla sua nascita, nel lontano 1872, ha posto grande attenzione a temi sociali - ha spiegato Eleonora Giada Pessina, Group Sustainability Officer Pirelli & C. -. Già nel '900 l'ingegnere Pirelli diede la mutua a soccorso ai dipendenti, e pochi anni dopo li iscrisse tutti a una mutua in caso di infortuni che all'epoca non era obbligatoria. Un'azienda, insomma, anticipatrice dei tempi, evidente nel welfare e nella tecnologia del prodotto”. Un'attenzione dunque storica ai temi della sostenibilità, a cui Pirelli continua a dare una grande e crescente importanza. “Non c'è sostenibilità se essa non è percepita come elemento strategico e di sviluppo - ha sottolineato la manager -, che va lungo tutta la filiera dell'azienda e il ciclo di produzione e distribuzione del prodotto. Per il 2020 abbiamo obiettivi importanti di un'ulteriore riduzione di sprechi, di emissioni inquinanti, così come di abbattimento dell'indice di frequenza di infortuni (del 90% rispetto al 2009)”.

Anche Lavazza è un esempio di azienda storica italiana - quest'anno celebra i 120 di vita - che da sempre presta grande attenzione ai temi che rientrano sotto il cappello di Csr. Lo prova il premio ottenuto solo una settimana fa come azienda leader di sostenibilità in ambito di Expo.

“Il primo pacchetto di alluminio sottovuoto di caffè nasceva nel 1935 in una drogheria di Torino, quella del signor Lavazza - ha spiegato Virginia Antonini, CSR Manager Lavazza -. E lo stesso signor Lavazza è quello che disse “io a distruggere la natura non ci sto” davanti alla pratica usata allora in Sud America di distruggere il caffè non venduto. Tutto ciò caratterizza da sempre l'azienda, che oggi è la prima a realizzare capsule compostabili per le macchinette del caffè”. Inoltre, Lavazza  ha ufficialmente formalizzato i suoi valori fondanti in un Codice Etico stilato con gli stakeholder, e che  ha realizzato il primo Bilancio di Sostenibilità. 

“Per il futuro la sfida per il mercato è quella di arrivare a parlare non più di responsabilità sociale - termine desueto utilizzato solo in Italia -ma di sostenibilità, che comprende diversi aspetti, da quelli economici a quelli sociali e ambientali - continua Antonini -. La sostenibilità non è solo etica, ma è l'integrazione di diversi aspetti e la creazione di valori condivisi, che possono essere trasmessi solo se davvero integrati al business. Auspico dunque che in un prossimo futuro la sostenibilità non sia più solo in mano ai Csr manager, ma venga trattata da tutti i comparti dell'azienda”.

Diverso per obiettivi e funzionamento è il settore in cui opera Reale Group, capogruppo di un insieme di società operative nel settore assicurativo, immobiliare, bancario e dei servizi, che ha alle spalle una storia di quasi due secoli.

“Tre anni fa abbiamo rivisto il nostro codice etico - ha spiegato Tiziana Graneris, CSR Reale Group -, che è stato approvato dalle nove società del gruppo. Inoltre, l'azienda è attiva su numerosi fronti in materia di sostenibilità con diverse strategie e strumenti”. Il primo, rappresentato dai benefici di qualità, prevede che parte dell'utile dell'azienda che non viene reinvestito ritorni ai soci clienti attraverso riduzioni del premio o attraverso integrazioni di garanzie o attraverso una maggiore rendita sul comparto vita.

Un altro aspetto che rientra in questo ambito è rappresentato dalla commissione di garanzia: si tratta di un organo composto da tre giuristi a cui i soci clienti possono ricorrere gratuitamente in caso di conflittualità con l'azienda, e il cui parere è vincolante per l'impresa.

“Abbiamo anche creato degli albi dei fornitori, di cui possono fare parte solo realtà con determinate caratteristiche e requisiti - continua Graneris -. E siamo da alcuni anni molto attivi sul fronte ambientale, attraverso strategie di riduzione degli sprechi e di sensibilizzazione dei dipendenti. Tanto che alcune società del gruppo hanno ottenuto la certificazione ISO 9001”.

L'ultima a portare la propria testimonianza è Autogrill, azienda che nata dalle vicende di tre aziende tutte italiane - Alemagna, Motta e Pavesi - ha accompagnato lo sviluppo economico dell'Italia e che negli anni ha attuato misure sempre crescenti in ambito di sostenibilità. Lo testimonia il fatto che  in occasione del decennale della pubblicazione del suo Rapporto di Sostenibilità, a metà settembre ha organizzato una giornata di confronto tra aziende, istituzioni ed enti del terzo settore su questo tema. “Sono quattro le fasi ion cui articoliamo il nostro impegno in ambito di Csr - ha spiegato Silvio de Girolamo, Group Chief Audit Executive & Sustainability Autogrill -. Il reporting, con cui raccontiamo tutto ciò che facciamo in quest'ambito; il monitoring, in cui misuriamo i diversi fenomeni; il laboratorio, in cui elaboriamo strategie e soluzioni; e infine il management, in cui tutte queste leve diventano strategiche”. 

Per il futuro, l'azienda ha in cantiere l'elaborazione di una nuova roadmap strategica di iniziative in ambito sostenibile, e lo sviluppo di partnership di valore. Una su tutte è quella nata con l'Università del gusto di Pollenzo, che ha portato alla totale trasformazione dell'Autogrill di piazza Duomo a Milano in un locale chiamato 'Il mercato', un luogo genuino dove trovare cibo di alta qualità, sempre sotto il marchio Autogrill.

Ilaria Myr