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Cannes Lions 2019. E' un buon momento per il marketing: l'83% dei Ceo lo ritiene un driver importante per la crescita del business. Le partnership all'interno dell'azienda elemento chiave. Lo svela uno studio di McKinsey

I risultati del report sono stati resi noti da Biljana Cvetanovski e Jason Heller (McKinsey), durante il seminar 'What Ceo's Really Think About Marketing, Creativity, and Growth' andato in scena nella quarta giornata del Festival Internazionale della Creatività di Cannes.

(Cannes. Dalla nostra inviata Serena Piazzi). Buone notizie per i Chief Marketing Officer: pare che i Ceo si siano resi conto dell'importanza del loro ruolo e dell'impatto che le attività di marketing possono avere sul business dell'azienda. E' quanto emerge da un interessante report di McKinsey, presentato in occasione del seminar 'What Ceo's Really Think About Marketing, Creativity, and Growth' andato in scena oggi al Festival Internazionale della Creatività di Cannes

"L'83% dei global Ceo ritiene che il marketing possa essere uno dei principali driver di crescita - hanno spiegato Jason Heller e Biljana Cvetanovski, rispettivamente Global Lead Digital Marketing e Senior Expert McKinsey - . Per una funzione aziendale troppo spesso pensata solo in associazione all'advertising, si tratta di un notevole passo avanti. Tuttavia non ci sono soltanto buone notizie: il 23% dei Ceo pensa infatti che il marketing non stia di fatto mantenendo la promessa di contribuire alla crescita aziendale". 

Negli ultimi anni è avvenuta una trasformazione importante all'interno delle organizzazioni: il marketing, prima considerato un insieme di funzioni raggruppate all'interno del suo dipartimento, ha iniziato a venire inteso come una funzione aziendale al cui successo contribuiscono tutte le altre parti dell'azienda, dalle vendite al prodotto, passando per finance, IT, e HR. In questo contesto, il ruolo del CMO diventa cruciale. Dall'indagine di McKinsey emerge che l'abilità del marketing di contribuire attivamente alla crescita è strettamente legata alla forza delle partnership strette dal CMO all'interno dell'organizzazione.

Come si comporta dunque un buon CMO o, per usare la classificazione scelta da McKinsey, un 'Unifier CMO'?

"Solo il 24% dei CMO può attualmente essere definito Unifier - hanno affermato Jason Heller e Biljana Cvetanovski - . La maggior parte appartiene alla tipologia 'Friend', ovvero una via di mezzo tra i bravi 'Unifier' e i 'Loner', incapaci di sviluppare relazioni all'interno dell'azienda".

Gli Unifier, al contrario, sono maestri nel dare vita a collaborazioni cross-funzionali. Si assicurano che il marketing abbia un ruolo ben definito agli occhi dei senior executive (C-Suite: CEO, CFO e COO), adottano il loro stesso linguaggio e mettono in luce chiaramente come il marketing può supportare i bisogni delle altre funzioni aziendali, con le quali cercano di condividere la medesima visione. 

Gli Unifier CMO siedono ai tavoli delle decisioni impotanti, vengono coinvolti nella definizione della strategia aziendale e hanno maggiore controllo sui loro budget, che risultano maggiormente protetti in caso di tagli. 

"Avere dei CMO così è vantaggioso per tutta l'azienda - hanno detto Jason Heller e Biljana Cvetanovski -, per questo è fondamentale che, al di là delle doti personali di leadership, i Ceo stabiliscano le condizioni organizzative e culturali più adatte allo sviluppo di queste figure professionali".

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