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FED. L'industria 4.0? Una grande opportunità per l'Italia, ma occorre formare i giovani e le PMI. Bisogna fare sistema, il più velocemente possibile

Questo quanto emerso al Forum dell'Economia Digitale, nel corso della tavola rotonda a cui hanno partecipato Carlo Bozzoli (Enel), Enrico Cereda (IBM), Sandro De Poli (GE Italy) e Carlo Purassanta (Microsoft).

L'applicazione delle tecniche digitali all'industria manifatturiera: è questa, in estrema sintesi, la definizione di industria 4.0. Un argomento di cui si è parlato al FED, Forum dell'Economia Digitale, nel corso di una tavolta rotonda moderata da Marco Montemagno a cui hanno partecipato Carlo BozzoliHead of Global ICT Enel, Enrico CeredaPresidente e Ad IBM, Sandro De PoliPresident & CEO GE Italy, e Carlo PurassantaAd Microsoft.

"L'Italia è seconda in Europa per industria manifatturiera, dunque l'industria 4.0 costituisce un'opportunità importante per il nostro Paese - ha affermato Cereda (foto 2)- . Tuttavia sappiamo che sul fronte del digitale siamo ancora indietro e quindi è importante attivarsi subito per cogliere questa occasione e restare al passo". 

D'altra parte le aziende stanno iniziando a rendersi conto che la tecnologia non è qualcosa di avulso, ma può essere parte integrante del core business aziendale, ovvero del prodotto o del processo. 

"Bisogna trasmettere la cultura del dato - ha affermato Purassanta (foto 1)-, facendo rendere conto le aziende del fatto che se gestiscono in modo efficace i dati possono duplicare o triplicare il valore. Le imprese italiane devono sviluppare un nuovo business model che possa renderle competitive anche sui mercati internazionali". 

"La potenza del dato è un fattore economico - ha aggiunto l'Ad di Microsoft - . Ci sono diversi modi di operare con i dati: reattivo, ma anche proattivo e/o predittivo, fino ad arrivare a un approccio trasformativo, ovvero che impatta direttamente sul business model".

"Forse quando si è iniziato a parlare di industria 4.0 nel 2008 non era un momento propizio per gli investimenti in Italia - ha affermato De Poli - , ma ora si avverte la voglia di scoprire nuovi standard di competitività per essere concorrenziali anche all'estero. I vantaggi che può portare l'applicazione della tecnologia sono innegabili: attraverso la sensorizzazione delle macchine già esistenti, ad esempio, si possono migliorare gli standard di produttività e monitorando le macchine in ogni momento della lavorazione".

D'accordo anche Cereda, secondo cui "tra gli imprenditori del nostro Paese c'è la consapevolezza che la digitalizzazione sia un passo obbligato". Tuttavia, bisogna "accompagnare le PMI, che costituiscono il tessuto imprenditoriale italiano in questo processo di trasformazione". IBM ha investito 200 milioni per aprire un headquarter mondiale a Monaco dedicato all'Internet of Things, a cui hanno già avuto accesso 450 clienti. 

La formazione è un tassello fondamentale perché il passaggio all'industria 4.0 si realizzi. "Innanzitutto si può appello alle risorse che sono già disponibili all'interno dell'azienda stessa - ha suggerito Bozzoli - In Enel, ad esempio, attraverso un'indagine abbiamo scoperto che tra i dipendenti ci sono molti blogger e gestori di canali YouTube e siamo partiti da qui per organizzare percorsi di reverse marketing nei confronti del management". 

Per Bozzoli, "acquisire le competenze utili ad affrontare le sfide che la trasformazione digitale impone alle aziende è importante non solo per chi intraprende una carriera nei settori dell'IT o dell'ingegneria, ma anche per chi opta per studi umastici, poiché, se chiunque lavorerà all'interno di un'azienda, dovrà avere questo tipo di skill per lavorare in un'ottica di ottimizzazione del modello di business". 

Il problema è che al momento si tratta di competenze che è difficile acquisire in ambito accademico. 

"Questa nuova 'rivoluzione industriale' è troppo veloce perché le Università possano formare in tempo dei professionisti preparati  - ha detto Cereda - . Per questo motivo è fondamentale che anche le imprese siano in prima linea per aiutare a formare la classe dirigente del futuro". 

Strettamente legato al concetto di industria 4.0 c'è quello di intelligenza artificiale. "Ci vorranno 20 o 30 anni per raggiungere i livelli dell'intelligenza umana sui diversi fronti - ha spiegato Purassanta - . La vera mission è democratizzare l'intelligenza artificiale per renderla uno strumento accessibile a tutti. Lo stesso princiipio che ci ha guidato nella messa a punto del nostro nuovo headquarter, nato proprio come spazio 'antidisciplinare' pronto ad accogliere tutte le audience e concepito per entrare in contatto diretto con l'innovazione". 

In ogni caso, se da un lato le multinazionali possono fare molto per guidare l'innovazione, dall'altro è indispensabile fare sistema. "Gli italiani non sono bravi a lavorare insieme, ma dovrebbero imparare a farlo, e velocemente, per rendere l'Italia un Paese di successo".

Serena Piazzi