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10° Forum WPP - Ambrosetti. La responsabilità sociale delle imprese come fattore di coesione per il Sistema Paese passa da digitalizzazione e sostenibilità, ma anche rispetto e valore per il territorio

Un'impresa oggi si prende la sua responsabilità sociale quando rispetta il territorio, si prende cura dei propri dipendenti, ma anche collabora con altre realtà a favore della sostenibilità e della digitalizzazione: questa è la chiave per essere coesi.

“La responsabilità sociale delle imprese come fattore di coesione per il Sistema Paese”: un titolo ambizioso quello della tavola rotonda al centro del 10° Forum WPP | The European House – Ambrosetti, che ha visto protagonisti alcuni tra i responsabili di aziende emblematiche per il tessuto industriale italiano.

WPP FORUM 2021 Camilla Lunelli, Direttrice della Comunicazione e dei Rapporti Esterni Cantine Ferrari

 Un tema che poi era anche quello del Forum: in che modo la responsabilità sociale della comunicazione può aiutare a rilanciare l'Italia? Innanzitutto, si è dovuti partire da che cosa si intende per responsabilità sociale: «Credo che per noi sia facile rispondere: la mia è un'azienda di medie dimensioni, a conduzione familiare – spiega Camilla Lunelli, Direttrice della Comunicazione e dei Rapporti Esterni di Cantine Ferrari – Per mio padre, e ancor prima per mio nonno, fare le cose era più importante che comunicarle. Siamo contadini, non lo dimentichiamo. Ma oggi da ciò non si può prescindere. Per la mia azienda, responsabilità sociale significa essere radicati al nostro territorio, ma anche amarlo e rispettarlo: per esempio, abbiamo creato un protocollo con altri viticoltori trentini per far sì che gli standard di coltivazione siano gli stessi e che possano garantire un livello di prodotto appena al di sotto del biologico certificato. Ma significa anche aiutare le famiglie, dare loro lavoro: fare comunità per la comunità».

Francesco Mutti, CEO Gruppo Mutti e Presidente Centromarca

 Un concetto ripreso da Francesco Mutti, CEO di Gruppo Mutti e Presidente di Centromarca: «Anche la nostra realtà è radicata da 120 anni al territorio dove coltiviamo i nostri pomodori, ma è altrettanto fondamentale dialogare con la comunità che ci ospita. Il pomodoro è una materia prima povera, ma per ottenere un buon prodotto bisogna aver cura anche dell'ambiente circostante. Per questo, per esempio, chiediamo ai nostri lavoratori, in collaborazione con Legambiente di andare a ripulire le strade che portano ai nostri campi. L'attenzione verso le piccole cose genera quella verso le grandi cose. E poi la sostenibilità: abbiamo investito un milione e mezzo nella rinaturalizzazione del Po, il nostro fiume che tanto ci ha dato – perché è giusto utilizzare la natura come strumento -, e a cui è anche giusto ridonare».

WPP FORUM 2021 Monica Poggio, CEO Bayer Italia

 E quando si parla di multinazionali, invece, come si declina il concetto di responsabilità sociale? «Le parole hanno il loro spessore – commenta Monica Poggio, CEO di Bayer Italia – Bayer è presente in Italia da 120 anni con numerose sedi. Abbiamo scelto di essere cittadini di questo Paese, che non consideriamo solo un mercato. E c'è una bella differenza: se fosse solo un mercato, sarebbe uno dei tanti clienti della mia azienda; invece così ci prendiamo la nostra responsabilità. Come? Investendo in Salute e Nutrizione. Il nostro slogan è infatti: “Salute per tutti, fame per nessuno”, che poi sono anche tra gli obiettivi primari dell'Agenda 2030 dell'ONU. Uno dei progetti che stiamo portando avanti, tra gli altri, è per esempio il digital farming, ovvero promuovere sempre più un'agricoltura di precisione mediante la digitalizzazione. In merito ai dipendenti, avere responsabilità significa dialogare con loro, far capire loro il perché delle scelte che facciamo, come successe durante il primo lockdown, e non semplicemente imporle dall'alto».

Marco Travaglia, President & CEO Nestlé Italia e Malta

 «Sì, responsabilità sociale è avere cura dei propri dipendenti, garantendo loro salute e sicurezza sul luogo di lavoro – rincalza Marco Travaglia, President & CEO di Nestlé Italia e Malta – La pandemia ci ha posto di fronte a un nuovo paradigma di responsabilità anche in questo senso. Ma abbiamo dovuto reinterpretare anche la sostenibilità in un'ottica di cooperazione: ok ridurre l'impatto energetico, ok ridurre gli imballaggi, ma se poi a monte i nostri fornitori non collaborano per la decarbonizzazione della produzione, tutto perde efficacia e senso».

Maximo Ibarra, CEO & General Manager Engineering

 Sostenibilità, ma anche digitalizzazione come parole d'ordine da tenere a mente: «La trasformazione digitale comporta delle responsabilità immense – commenta Maximo Ibarra, CEO & General Manager di Engineering – Si stima che entro il 2022 il 60% del PIL sarà abilitato da tecnologie digitali ed entro il 2023, 4,5 triliardi del flusso economico dipenderanno dallo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale, mentre 2,5 triliardi dipenderanno dalla sensoristica. Ecco che si rende necessario consapevolizzare, ovvero insegnare alle piccole-medie imprese, di cui il tessuto industriale italiano è ricco, ma anche alla Pubblica Amministrazione e alla sanità, che la trasformazione digitale non è una discontinuità, ma può rendere più competitivi e innovativi sul mercato.

Nel campo dell'istruzione va bene spingere sulle materie STEM, ma non basta: le digital skills non andranno insegnate solo a chi studia queste materie, perché le impareranno già da sé. Andranno insegnate anche e soprattutto a tutti gli altri, per formarli e renderli pronti a inserirsi nel mercato del lavoro senza ostacoli. Poi, a seguire, la stessa cosa andrà fatta con gli adulti: digitalizzare la vita significa semplificarla. E semplificare significa fare arrivare con le parole giuste il messaggio alle persone, affinché entri nelle loro corde, lo assimilino: è così che le cose accadono. E generano il cambiamento».