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Caso Pandora: l’85% si indigna sul web, ma il 15% difende il brand. L'azienda si scusa pubblicamente su Facebook

Secondo l’analisi di Reputation Manager sono 14 milioni gli utenti raggiunti sui social dal buzz negativo sul brand dopo la campagna, affissa nella metropolitana Milanese, in cui il copywriter è stato accusato di aver riassunto in poche parole alcuni tra gli stereotipi ritenuti fastidiosi dal mondo femminile.

Un ferro da stiro, un pigiama, un grembiule, un bracciale Pandora. Secondo te cosa la farebbe felice?” con questa frase il marchio di gioielli danese Pandora prova a solleticare la curiosità dei suoi clienti con cartelloni pubblicitari affissi nella metropolitana Milanese. “Cosa vorrebbe una donna sotto l’albero di natale?” si è chiesto il copywriter accusato di aver riassunto in poche parole alcuni tra gli stereotipi ritenuti fastidiosi dal mondo femminile.

Reputation Manager, principale istituto italiano nell'analisi e gestione della reputazione online di brand e figure di rilievo pubblico, ha monitorato i contenuti on line, per analizzare l’impatto che l’episodio ha avuto sulla reputazione del brand.

Il primo dato interessante è che il buzz degli utenti, i commenti, le parodie e gli sfottò al brand hanno raggiunto un'audience potenziale di 14 milioni di utenti sui social (Twitter e Facebook). Solo sulla pagina ufficiale di Facebook Pandora tra il 2 e il 4 dicembre sono arrivati più di 2.400 commenti in risposta ai due post di spiegazione pubblicati dal brand.

Per quanto riguarda invece il sentiment, Reputation Manager ha rilevando che l’85% dei commenti condannano senza appello la campagna pubblicitaria giudicandola di cattivo gusto, al contrario il 15% che interviene per difendere il brand danese e i suoi intenti ironici.

L’indignazione delle donne. La pubblicità viene condannata fermamente nell’80% dei commenti analizzati, dichiarando di sentirsi offesi e minacciando di non voler più acquistare i loro prodotti, come dimostrano questi tweet emblematici: Quando sei dell'ufficio marketing e pensi di aver beccato la trovata del secolo... ma sbagli secolo.  #Pandora” e ancora “Quindi, secondo #Pandora la Donna sarebbe o una casalinga disperata o una mantenuta! Anni e anni di lotte per l'emancipazione femminile buttati alle ortiche!! #EpicFail” oppure Spero che #Pandora abbia già chiesto scusa per la pubblicità sessista che ha fatto girare. Altrimenti sono pronta a buttare tutti i gioielli comprati da questa azienda.”

In difesa di Pandora si schiera invece il restante 15% dei commentatori online dichiarando di non trovare nessun messaggio sessista o offensivo nei confronti delle donne, ma solamente un tentativo ironico per far sorridere il consumatore che almeno una volta nella vita si sarà trovato nella classica situazione, un po’ paradossale, di dover scartare “brutti” regali natalizi, un utente dichiara infatti: “Non vedo sessismo nella pubblicità #Pandora, mi sembra invece un tentativo di fare ironia (e magari anche far riflettere) sul fatto che le donne preferiscano ricevere in regalo un bracciale piuttosto che articoli casalinghi”

Instant Marketing. Molti tra i più famosi marchi non hanno saputo resistere a commentare con ironia e in real time sui social l’epic fail firmato Pandora. Da Ceres all’impresa funebre Taffo Funeral Service. Alcuni utenti, invece, ironizzando sulle analogie tra la parola “Pandoro”e “Pandora”, creano nei social una sorta di campagna di sensibilizzazione per salvare il brand Melegatti dalla crisi finanziaria che sta vivendo.

L'azienda ha replicato postando sul suo profilo Facebook alcuni post per chiarire la propria posizione che era quella “di strizzare l’occhio ad alcuni stereotipi che tutte noi conosciamo in maniera ironica e giocosa, assolutamente non offensiva, con il desiderio di regalarvi un sorriso” si legge sul social network. “In realtà abbiamo visto che estrapolati dal loro contesto alcuni passaggi di questa comunicazione hanno generato interpretazioni opposte al nostro intento, quindi ci scusiamo con tutte coloro che si sono sentite toccate nella loro sensibilità”.