Mercato

Costa (WPP) sugli effetti del coronavirus: “Un grande problema per i brand ma non ancora chiari tempi e misure da adottare”

Il country manager del Gruppo WPP è intervenuto, il 17 febbraio, su SKY TG 24 per parlare del fenomeno che sta mettendo in difficoltà il mercato. E sul Corriere Economia interviene sull’importanza del fattore umano alla base di qualunque cambiamento.

L’emergenza del coronavirus sta impattando sul mercato globale e mette in difficoltà le aziende che operano nella maggior parte dei settori. Del fenomeno ha parlato Massimo Costa, Country Manager di WPP in una intervista rilasciata ieri 17 febbraio a SKY TG 24. E sul Corriere Economia interviene sull’importanza del fattore umano alla base di qualunque cambiamento.

Un Massimo Costa a canali unificati nella giornata di ieri. Su SKY TG 24 il country manager di WPP spiega come il fenomeno del coronavirus sia effettivamente un grande problema per l’industry italiana, per qualsiasi brand che importa o esporta con la Cina. “Credo che non siano ancora chiari i tempi e le modalità che le aziende dovranno adottare nel prossimo futuro - spiega Costa - Non siamo a conoscenza della durata del virus e non sappiamo come combatterlo. I famosi 18 mesi per lo sviluppo del vaccino possono sembrare pochi, ma non lo sono”.

Dal coronavirus all’economia italiana Costa spiega come sia necessario un cambiamento radicale nel modo di fare business. La strategia è focalizzarsi sempre di più sulle eccellenze che ci rendono unici, come nel food, nel lusso e nella meccanica di precisione, dove non c’è nessun tipo di concorrenza. D’altro canto però, sui business più mainstream l’Italia subisce l’azione delle grandi multinazionali. 

“Credo che le cose da fare siano due: trovare nuovi investimenti o addirittura quotarsi in borsa per essere competitivi internazionalmente e avere una cultura manageriale e non solo imprenditoriale. Bisogna essere bravi a fare poche cose, ma fatte bene” ribadisce Costa. 

La managerialità italiana è sempre più ricercata dagli stranieri perché competente. Gli italiani, prosegue Costa, non hanno un approccio colonialista e non appartengono ad una cultura dominante. “Siamo persone con un livello di abilità elevato che riescono ad adattarsi e a gestire situazioni, figure, e mercati nuovi perché abbiamo degli standard molto flessibili”. Concetti, per altro, approfonditi in un lungo articolo apparso proprio ieri nell’inserto dedicato all’economia del Corriere dove ribadisce come alla base di ogni cambiamento, ogni innovazione tecnologia, sia fondamentale l’elemento umano.