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McCann Health lancia lo studio globale “Truth About Doctors”, in linea con il nuovo modello di agenzia che ha eliminato i silos di comunicazione per un'offerta sempre più ampia e integrata

Il nuovo managing director, Alessio Carli, intende traghettare la sigla verso un modello di business differente dal passato, con un approccio strategico determinato dal cambiamento in atto nel Sistema Salute con l'obiettivo diventare il punto di riferimento per aziende, società scientifiche e istituzioni del sistema sanitario, garantendo loro un'offerta in grado di soddisfare qualsiasi esigenza.

MCCANN HEALTH, la più grande community di esperti di Health e Wellness del Gruppo IPG, ha presentato in anteprima, al Magna Pars di Milano, i risultati dello studio globale “Truth About Doctors”, condotto dal McCann Truth Central, il centro di ricerca di McCANN WORLD GROUP.

"Questo studio è una conferma che il nostro posizionamento è quello giusto. Oggi infatti McCann Health si pone sul mercato con un modello di business diverso dal passato, con un approccio strategico in linea con il cambiamento in atto nel Sistema Salute. Il nostro obiettivo principale è quello di diventare il punto di riferimento per aziende, società scientifiche e istituzioni del sistema sanitario, garantendo loro un partner solido e affidabile. Siamo in grado di soddisfare le nuove esigenze e scardinare la logica dei silos di comunicazione è il nostro punto di forza. Oggi le aziende hanno capito che devono colloquiare con più interlocutori e che questi devono essere tutti connessi tra loro. I nostri progetti favoriscono il dialogo tra paziente, medico e istituzioni. All'interno di McCann Health abbiamo più di 50 professionisti che si occupano di ricerca clinica, accesso al farmaco sia nazionale sia regionale, formazione, eventi e media così da poter costruire progetti di comunicazione integrata per il valore del prodotto in ambito salute. Abbiamo il privilegio di poter beneficiare anche dei contributi delle altre sigle del network IPG per una risposta veramente omnicomprensiva. Garantiamo, in sintesi, un'offerta che sia in linea con i cambiamenti in atto, integrata e al tempo stesso tailor-made" ha dichiarato ad ADVexpress il managing director per l'Italia Alessio Carli (in foto).

Di seguito le principali evidenze emerse dalla ricerca:

Il parere di 2.000 clinici di 16 Paesi del mondo rende la ricerca un punto di riferimento per valutare il ruolo del medico nella società odierna. Tra i sentimenti più frequenti espressi dagli intervistati emergono crescente frustrazione e immobilismo che condizionano fortemente l’abilità e l’entusiasmo di svolgere la professione medica.

Non solo, anche la costruzione della relazione medico-paziente risulta minacciata per via della burocrazia nella gestione del quotidiano – particolarmente avvertita in Italia e USA – ma anche a causa del grande numero di pazienti da visitare, come invece accade in Paesi come Cina e India.

Nei confronti dell’attuale sistema salute, i medici confessano i loro timori. Al primo posto troviamo la paura di azioni legali da parte del paziente o della sua famiglia (37%), al secondo posto la difficoltà nel gestire la burocrazia (28%), al terzo il rapporto conflittuale con gli amministratori pubblici che governano il sistema (15%). Tuttavia, a questa situazione di sfiducia si contrappone il forte riconoscimento della scelta deontologica e dunque la difesa della propria missione primaria. Secondo il 93% dei medici intervistati, infatti, il “providing care”, ovvero l’assistere il paziente, resta il suo ruolo primario nella società.

“Il medico deve rimanere il protagonista del sistema salute odierno – afferma Alessio Carli, Managing Director di McCANN HEALTH – e per farlo deve acquisire nuove competenze dalle quali non si può più prescindere, per padroneggiare al meglio la sfida della sostenibilità, dell’appropriatezza e la riorganizzazione assistenziale. L’evoluzione dell’ecosistema comporta una visione comune, la rottura dei silos e apre a nuove forme di dialogo tra stakeholders, perché si prendano le giuste decisioni attraverso la condivisione degli obiettivi.”

Dai dati emerge che il secondo motivo di tensione deriva dal nuovo “ecosistema” che ha portato il paziente a ricercare due principali caratteristiche nel medico: da un lato l’ancestrale desiderio di ricevere empatia e comprensione umana e dall’altro la richiesta di una soluzione efficace e sicura al problema di salute, proprio come farebbe il più preciso dei robot. Il medico, dunque, è diviso tra due sentimenti contrapposti: la preoccupazione che la tecnologia possa soppiantarlo e la consapevolezza che la macchina non sarà mai in grado di sostituire il suo lato umano. Infatti, il 59% dei medici intervistati dichiara che l’empatia resta una delle sue maggiori risorse.

“Sarebbe un errore considerare la tecnologia come una forma di controllo imposta dal sistema – continua Stephane Freneix, Amministratore Delegato di McCANN HEALTH – dovremmo vederla come parte dello stesso e come strumento di supporto e integrazione alla diagnosi e cura.

Umanizzare la tecnologia permette di garantire un’assistenza sanitaria d’avanguardia, focalizzandosi su ciò che veramente è importante per il medico: il recupero dell’empatia e la ricerca di una rinnovata relazione con il paziente!”.

Infine, la terza “tensione” emersa dallo studio riguarda l’attitudine del medico nei confronti del mondo delle relazioni collettive e digitalizzate. L’universo sanitario oggi è estremamente complesso e si fonda su nuove dinamiche di relazione, potere e responsabilità.  

Se da una parte il medico ha a che fare con una moltitudine di altri professionisti, che a vario titolo “influenzano” il suo lavoro quotidiano, deve allo stesso tempo confrontarsi con pazienti sempre più esigenti e informati che hanno immediato e costante accesso a fonti di notizie prima inesistenti. Sono gli stessi clinici a pensare che 1 persona su 5 dia più fiducia ai social media che alla sua opinione professionale.

E allora anche qui il medico si sente confuso. Da una parte ritiene che i digital tools siano utili ai propri pazienti (70% degli intervistati) in quanto permettono di avere un dialogo più produttivo e di rendendoli più consapevoli del proprio stato di salute. Dall’altra afferma che, a seguito di un così ampio accesso a Internet, aumenta anche il rischio di autodiagnosi scorrette (secondo il 59% degli intervistati) e di ipocondria (per il 35%).

“Il medico può rimanere un punto di riferimento – conclude Laura Caresia, Medical Director di McCANN HEALTHa patto di migliorare efficienza ed efficacia delle sue prestazioni guadagnando tempo di qualità da dedicare alla propria relazione con il paziente. Si tratta di un paziente sempre più attento e responsabile, a cui il medico deve fornire informazioni qualificate, diventando soggetto attivo nei network dedicati e primo promotore del suo empowerment”.