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Toyota getta la spugna per Tokyo 2021 rinunciando alla messa in onda dei suoi spot per evitare un danno d'immagine

La casa automobilistica nipponica annuncia che non trasmetterà i suoi film pubblicitari per tutelarsi da un potenziale danno alla propria immagine a causa dello scetticismo della popolazione mondiale circa la realizzazione della manifestazione sportiva. Il brand è il primo importante sponsor a prendere questa posizione. Sono quindi parzialmente a rischio i 3 miliardi investiti in sponsorizzazioni da parte di circa 60 aziende giapponesi e non, tra cui Asahi Breweries, Canon e Fujitsu.

Gli episodi registrati negli ultimi giorni di atleti e personale sportivo risultati positivi al virus Covid-19, hanno intensificato lo scetticismo percepito dalla popolazione mondiale circa la messa in campo della manifestazione sportiva Olimpica. Oltre alla questione sanitaria, anche il supporto degli sponsor alla manifestazione sembra vacillare. Come testimonia la scelta di Toyota Motor Corp, la casa automobilistica che fornirà per i Giochi oltre 3000 vetture, realizzando la flotta olimpica col più basso impatto ambientale di sempre, la quale ha comunicato la rinuncia alla messa in onda degli spot televisivi previsti per le Olimpiadi Giapponesi.

Il marchio, uno degli sponsor principali della manifestazione, ha preso questa decisione cautelandosi su un potenziale danno alla propria immagine che si potrebbe verificare supportando una manifestazione la cui realizzazione è mal vista dalla maggior parte dell'opinione pubblica mondiale, non solo Giapponese, per i timori di un'ulteriore diffusione del Coronavirus.

Una situazione che mette a rischio i 3 miliardi investiti in sponsorizzazioni da circa 60 aziende nipponiche (tra cui Asahi Breweries, Fujitsu e Canon) e internazionali.

A causa della pandemia la manifestazione rischia di trasformarsi in un potenziale boomerang negativo per l'immagine dei marchi. Il 68% degli intervistati, secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano Asahi, si dichiara dubbioso circa la capacità degli organizzatori olimpici di controllare la diffusione del Covid-19, e il 55% si è dichiarato contrario alla realizzazione dei giochi. Una situazione molto delicata, difficile quanto inedita per i brand e tutte le realtà legate al marketing e alla comunicazione.