Interviste

Gitto (GB_22) sul caso Ferragni - Uffizi: "Un'operazione efficace, che rompe i codici tradizionali puntando su icone dal forte appel come potenti amplificatori dei messaggi, anche per target più difficilmente raggiungibili"

Il founder e direttore creativo esecutivo dell'agenzia spiega ad ADVexpress il proprio punto di vista sull'iniziativa di comunicazione che, tra polemiche e like sui social, grazie alla nota influencer, ha consentito alla Galleria fiorentina di registrare in un week end di luglio 9.300 presenze e un aumento del 27% delle visite dei giovani, di solito un pubblico più distante, diventando trend topic su Instagram e Twitter.

In questi giorni la Galleria degli Uffizi, a Firenze, è al centro di una polemica legata alla decisione di legarsi all'immagine della nota influencer da 20 mln di follower Chiara Ferragni.

La celebre imprenditrice, infatti, ha effettuato un tour notturno del museo, alla scoperta delle sue opere d'arte, accompagnata dal direttore Eike Schmidt - ben noto per il suo approccio innovativo e per la spinta alla comunicazione del Museo sui social, da Instagram a Tik Tok - . Protagonista di un photoshoot per Vogue Hong Kong, Ferragni ha pubblicato sul suo account Instagram alcune fotografie scattate agli Uffizi, scatenando subito reazioni diverse. C'è chi ha criticato, ma anche chi ha apprezzato che un personaggio conosciutissimo sui social in tutto il mondo, abbia prestato la propria visibilità al museo. Anche con grande efficacia  Numeri alla mano, infatti, gli Uffizi nel week end di metà luglio hanno registrato oltre 9.300 presenze e un aumento del 27% delle visite dei giovani, di solito un target più distante dalla Galleria, diventando trend topic su Instagram e Twitter.

Chiara Ferragni

 Abbiamo chiesto un parere su questa operazione a un professionista della comunicazione, Vicky Gitto, founder e direttore creativo dello studio creativo Gitto Battaglia _22. Ecco cosa ci ha risposto. 

"Io credo che i risultati di questa operazione parlino da soli. Aldilà delle simpatie e delle antipatie per il personaggio di Chiara Ferragni,  sono convinto che la decisione di legare la sua immagine al Museo abbia rappresentato un acceleratore e un amplificatore del potenziale degli Uffizi, talvolta attutito da approcci più convenzionali, e un'ottima idea per avvicinare la galleria al target più giovane" commenta il noto creativo. "Gli influencer orientano le persone verso mondi che spesso riteniamo relegati a elite culturali e intellettuali e lo stesso vale per l'arte che nasce per essere fruita da tutti anche se spesso così non accade. La figura di Chiara Ferragni può piacere o meno, ma è comunque legata a valori positivi di imprenditorialità di successo e di grande capacità di sfruttare al meglio il potenziale delle piattaforme social, anche  per scopi benefici, come recentemente successo durante la fase più acuta del coronavirus". 

"Come ho già dichiarato all'inizio della Pandemia, sono convinto che il Paese possa recuperare terrero a livello internazionale creando un team di talent italiani che abbiano grande credibilità all'estero e l'operazione Ferragni - Uffizi va in questa direzione - aggiunge Gitto - . Lo stesso vale per  la recente decisione della Regione Sicilia di incaricare Dolce & Gabbana come ambassador della cultura siciliana nel mondo. Si tratta di strategie interessanti e fortemente allineate con il mercato attuale, che rompono i codici e gli approcci convenzionali facendo leva su personaggi con un forte appeal sulle persone che fungono da potenti amplificatori dei messaggi anche su target di solito difficilmente raggiungibili".

Come d'altra parte già successo nel 2018 al  Museo del Louvre, ricorda infine il professionista, che ha registrato 10 milioni di visitatori nel 2018, con un incremento di più di 2 milioni di visite rispetto all'anno precedente, grazie al video del singolo 'Apeshit' che Beyonce e Jay-Z avevano girato al suo interno l'estate precedente.

Dopo l'uscita del video, visto complessivamente da oltre 150 milioni di persone, moltissimi fan e curiosi avevano deciso di visitare il museo. 

"Il nostro lavoro di comunicatori ha senso se consente di raggiungere risultati positivi. Ben vengano operazioni come queste" conclude il founder e direttore creativo esecutivo.