Interviste

Lorenzini/Pannese: "Con CoorDown dal 2012. Ogni volta un progetto che migliora la vita. L'insight venuto dal cliente, noi lo abbiamo raccontato nel modo più impattante. L’indipendenza ci permette di scegliere solo i progetti che veramente ci appassionano"

Intervistati da ADVexpress sulla campagna The Hiring Chain, i founder dell'agenzia Small NY raccontano come siano riusciti a creare un pool di talenti dai quali è nato questo grande progetto, ovvero Indiana Production con Karim Bartoletti, Sting e il regista Rich Lee, oltre a Linkedin per la pianificazione, e spiegano la lunga collaborazione di valore in corso con l'Associazione. "Abbiamo cambiato 3 agenzie, ma la partnership con CoorDown non si è mai interrotta".

In occasione della Giornata Mondiale sulla sindrome di Down, domenica 21 marzo, prenderà il via la campagna di sensibilizzazione internazionale The Hiring Chain, un progetto di CoorDown davvero unico e coinvolgente, nato da un pool di grandi professionisti , ovvero l'agenzia The Small NY di Luca Pannese e Luca Lorenzini; Indiana Production con Karim Bartoletti, Sting e il regista Rich Lee (leggi news su ADVexpress). Obiettivo: affermare che assumere una persona con sindrome di Down cambia la vita non solo al diretto interessato, ma può innescare un circolo virtuoso di opportunità per tutti.  

Come nasce un'idea e una campagna di così gran valore? Lo abbiamo chiesto a Pannese e Lorenzini. Ecco cosa hanno risposto. 

Collaborate con la Onlus CoorDown dal 2012, per cui ogni anno ideate una campagna. Come si sono evoluti creatività e messaggio in questi anni?

Collaboriamo con CoorDown dal 2012 e da allora, malgrado abbiamo cambiato 3 agenzie, la nostra partnership non si è mai interrotta. La nostra prima campagna “Integration Day” parlava della necessità di includere le persone con sindrome di Down nella società e quella di quest’anno parla di inclusione nel mondo lavorativo. Malgrado siano passati molti anni, quindi, l’inclusione rimane l’obiettivo più importante per la comunità della sindrome di Down. E questo perché la strada da fare è ancora molto lunga.
 


Com’è nata l’idea per la campagna 2021? Qual era il brief e come si è sviluppata?

L’insight è venuto direttamente dal cliente. Assumendo una persona con sindrome di Down, si avvia una catena virtuosa: più le persone con sindrome di Down sono viste al lavoro, più saranno riconosciute come dipendenti di valore, più saranno assunte. Un insight talmente forte e semplice che, una volta ricevuto il brief, praticamente la campagna era già fatta. Noi abbiamo semplicemente cercato il modo più efficace ed impattante per raccontare l’insight.

 

Com’è nata, invece, la collaborazione con Indiana Production?

Conosciamo Karim Bartoletti da sempre. E conosciamo la sua grande passione per questo lavoro. Gli abbiamo parlato del progetto e lui ha voluto farne immediatamente parte con la sua Indiana. E’ riuscito a portare a bordo un amico di vecchia data, Rich Lee, regista di Los Angeles che ha lavorato con artisti del calibro di Eminem, Michael Bublè, Billie Eilish: il regista perfetto per un video basato su una canzone. Rich ha dato un tocco magico alla campagna, oltre ad aver affrontato il progetto con grande passione e umanità.

 

Come siete riusciti a coinvolgere Sting per creare, addirittura, una canzone originale?

La canzone è stata scritta da noi insieme a Stabbiolo Music, dei musicisti con cui io (Luca Lorenzini) sono cresciuto a Sarteano, mio paese d’origine in Toscana. Mentre scrivevamo il pezzo sognavamo che fosse proprio Sting, il nostro idolo di gioventù, a cantarlo. Tramite alcune connessione dentro by The Network (il network di agenzie indipendenti di cui facciamo parte) siamo riusciti a contattarlo. E dopo qualche giorno ha risposto semplicemente così: “Nice song, I’ll do it.” E da lì, come per magia, ci siamo ritrovati con la sua voce ad impreziosire il nostro pezzo.

 

Per quanto tempo la campagna sarà on air e su quali mezzi verrà declinata?

Come succede ogni anno, anche quest’anno la campagna di Coordown vivrà soprattutto sul Web. E’ stata condivisa sui canali social di Coordown, di Sting e anche da Linkedin, con cui abbiamo collaborato per questa campagna. 

 

Come si sta muovendo la creatività, oggi, nel sociale? E’ un settore che amate presidiare?

Lavorare per CoorDown è un appuntamento fisso a cui non possiamo rinunciare. Martina, la responsabile clienti di CoorDown non è una cliente, è un’amica. Il nostro lavoro può essere molto stressante, ma ogni volta che affrontiamo un nuovo progetto di CoorDown lo facciamo con grande gioia e leggerezza. E con la consapevolezza di fare qualcosa che può migliorare la vita di molte persone. E ogni volta, quando il progetto finisce, ci sentiamo soddisfatti e arricchiti. 

 

SMALL ha scelto la strada dell’indipendenza e una sede a NY. Come si lavora, in questo periodo storico, in un contesto internazionale? Come stanno reagendo le aziende?

Sì, abbiamo fatto questa scelta che inizialmente poteva sembrare senza senso e sconsiderata. Ma noi non siamo mai stati più felici di adesso. L’indipendenza ci permette di scegliere solo i progetti che veramente ci appassionano e quest’approccio sembra premiarci. Essendo italiani a New York, poi, siamo un'opzione interessante per quelle aziende italiane interessate al mercato statunitense. 

 

Quali sono i prossimi progetti in cantiere che vi vedono coinvolti?

Come accennavamo in precedenza, facciamo parte di by The Network, un network di agenzie indipendenti fondato dal mito della pubblicità internazionale Per Pedersen. Grazie a questa alleanza, e in collaborazione con altre agenzie sparse nel mondo, stiamo attirando l’interesse di molti clienti che hanno bisogno di un supporto globale ma sono stufi dei soliti, mastodontici, vecchi network della pubblicità. Al momento stiamo lavorando ad un paio di progetti molto eccitanti con The Network, progetti di cui speriamo di poter parlare molto presto.

 

Come cambia il modello e l'approccio dell'agenzia a fronte dei cambiamenti imposti dagli effetti della pandemia a mercato e consumatori?
Noi siamo stati fortunati perché, in un certo modo, siamo nati pandemic-ready. Infatti, ancora prima che il Covid arrivasse a sconvolgere le nostre vite, avevamo un rapporto coi nostri clienti per cui riunioni e presentazioni erano sempre a distanza. Una volta arrivata la pandemia, abbiamo semplicemente dovuto continuare a fare quello che già stavamo facendo. Per quanto riguarda le esigenze dei clienti, dopo un primo momento di smarrimento, ci sembra che le cose si stiano normalizzando. Ora che l’arrivo dei vaccini sta offrendo un po’ di speranza, la gente riesce a scorgere una luce in fondo al tunnel e i clienti si stanno adeguando.