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Sottosopra si posiziona come l'agenzia specialista della comunicazione bike friendly e lancia il 'bike marketing', per accompagnare le aziende verso un modello di business più sostenibile
Sottosopra si è affermata sul mercato con un posizionamento unico e distintivo, all'insengna di 'bike friendly'. La founder Elena Milazzo spiega ad ADVexpress le ragoni e gli obiettivi di questa decisione.
Da dove è nata l’idea di agenzia bike friendly?
Tutte le persone in Sottosopra compresa gran parte dei nostri freelance e partner più stretti si muovono in città in bicicletta o a piedi facendo anche 10 km al giorno. Questa da sempre è una nostra caratteristica. Ed è una scelta prima di tutto di piacere, vuoi mettere fare attività fisica mentre vai al lavoro? Poi una scelta intelligente perché dimezziamo i tempi di spostamento, infatti è provato che sotto gli 8 Km la bici è il mezzo più veloce in città. Infine è anche una scelta etica e che ci rappresenta. Da qui è nata l’idea di diventare l’agenzia di riferimento per il mondo della mobilità agile (bicicletta, pedonale, monopattini).
Quali sono quindi i punti chiave che vi hanno rilanciati nel nuovo posizionamento?
Per prima cosa, abbiamo riportato i valori delle nostre vite private in ambito lavorativo, come è sempre stato. Mai alzare muri troppo alti tra privato e professionale! Si rischia di perdersi e di allontanarsi creando due “sé” che alla fine non si conoscono più.
Abbiamo quindi messo insieme due cose: la prima è una riflessione rodata da tempo, e cioè che noi italiani non stiamo utilizzando la nostra intelligenza in modo corretto se continuiamo a ignorare quanto sia tossica la nostra presenza su questo pianeta. La visione di uno stile di vita più sensato, più lento, più silenzioso, più ispirato e più rispettoso (che è scritta sul nostro business plan) merita ancora la nostra attenzione e il nostro lavoro.
La seconda cosa è stata recuperare una passione non solo mia, ma che è anche una scelta da parte di tutte le persone della nostra agenzia: la bicicletta. Ed è proprio attorno alla bicicletta che è nata la nuova Sottosopra. La bicicletta, oltre a rappresentare il piacere di una mobilità dolce e in generale di uno stile di vita più a misura d’uomo, è la protagonista di un nuovo modello di marketing, che noi abbiamo battezzato “bike marketing”.
Cos’è il “bike marketing” di Sottosopra Comunicazione?
Il bike marketing è il nostro modello per accompagnare le aziende verso un modo di fare impresa più sostenibile, che vuol dire fare business ma creando anche valore diffuso con una nuova responsabilità nei confronti delle persone, del territorio e dell’impatto ambientale.
I punti di forza dell'agenzia sono:
Essere gli specialisti della comunicazione bike friendly, che significa utilizzare la mobilità pulita come “trend topic” per sviluppare attività innovative di responsabilità sociale d’impresa, iniziative educazionali per la comunità e per le scuole, ma anche operazioni speciali per promuovere una mobilità pulita grazie alla cooperazione stretta tra pubblico e privato.
Essere parte di una squadra che unisce esperienze estremamente qualificate, la nostra è una rete di specialisti che si occupano di Economia Circolare, sostenibilità, green planning e impatto aziendale da almeno 20 anni, cosa importantissima perché in questo ambito ci sono molti improvvisati e temo siano destinati ad aumentare. Nessuno è in grado di risolvere da solo le necessità delle aziende, per questo abbiamo deciso di mettere a sistema le competenze cruciali: questo lavoro di squadra ci consente di affrontare il cambiamento di ogni singola realtà imprenditoriale con una visione a 360°, di aiutare le aziende a conoscere il proprio impatto ambientale per scoprire che magari sono molto più virtuose di quel che pensano, di sviluppare le strategie di comunicazione in grado di riposizionare o valorizzare il brand. Tutto questo è possibile solo attraverso una rete affidabile.
Basso impatto ambientale, alto impatto creativo: le tematiche legate all’efficienza energetica, al
welfare, alla responsabilità estesa del prodotto, ecc. tendono a utilizzare icone e tone of voice standardizzati.
È ora di cambiare linguaggio, di fare un passo avanti e osare di più.
Procedere step by step e “side by side”, conosciamo bene i problemi e i timori degli imprenditori, il nostro approccio al cambiamento è sempre realistico, fattibile e assolutamente personale Sottosopra parla di ciclo-cultura….
"Non siamo delle ciclo-fanatiche, anzi abbiamo una visione molto democratica della mobilità. Per costruire una cultura ciclistica matura, sarebbe ora di superare i vecchi e noiosi antagonismi di automobilisti vs ciclisti o pedoni vs monopattini. Le prese di posizione stile tifoserie calcistiche non portano a nulla. Una delle campagne di comunicazione più importanti che stiamo curando ha proprio l’obiettivo di costruire una convivenza pacifica tra i cittadini che utilizzano mezzi diversi. Stiamo assistendo a un cambiamento epocale nella mobilità urbana, ci troviamo a convivere con nuovi mezzi senza sapere come fare. Ora è tutto nuovo, ma se ben accompagnato dall’informazione, dall’educazione alle nuove regole stradali, fra qualche anno sarà normale dividere la strada con una corsia ciclabile. Quando a Milano hanno pedonalizzato Corso Vittorio Emanuele e Via Dante, sono esplose polemiche e proteste dei commercianti. Provate a immaginare un referendum che propone di riaprire al traffico quelle stesse vie, in quanti voterebbero sì? Pensate a quando si fumava nei cinema o nei ristoranti. Riuscite a immaginare un ritorno a quelle abitudini?"
Qual è il ruolo delle aziende in questa trasformazione?
Le aziende hanno un ruolo fondamentale soprattutto in una formula di collaborazione stretta con le istituzioni locali. Essendo delle vere e proprie comunità che aggregano le persone, le aziende possono avere un’influenza positiva nei loro confronti, curarsi di loro, fornire nuovi servizi e benefit, coinvolgerle nelle future politiche aziendali.
Inoltre non dimentichiamoci del legame fondamentale tra azienda e territorio, pensate a quanto impatta un ipermercato in un’area cittadina e a quante cose quel brand può fare per il quartiere per “compensare il debito” che ha nei suoi confronti: dalle piste ciclabili al parco giochi per i bambini, sono moltissime le iniziative per “ringraziare” il territorio che ospita un’azienda.
Infine, sempre di più le aziende sono interessate a includere nelle future strategie nuove politiche di responsabilità sociale e stanno capendo bene quanto questo aspetto sia importante per fare impresa anche qui in Italia.
Attraverso progetti che noi definiamo di bike business, le aziende possono fare la differenza sia all’interno nei confronti dei collaboratori, sia all’esterno nei confronti dei clienti e della comunità di prossimità.
Una azione che mettete in atto in termini di sostenibilità?
Le persone prima di tutto. Sottosopra è nata con la prerogativa di rispettare e gratificare prima le persone che ci lavorano e poi quelli che ci pagano, non il contrario. Le persone che entrano a far parte dell’organismo-agenzia devono essere felici e non basta un calcio Balilla per renderle tali. Alla base della salute dell’agenzia ci sono ascolto e rispetto, dovrebbe essere scontato ma non è sempre così. I clienti che apprezzano le nostre priorità, entrano naturalmente in simbiosi con noi (e noi con loro) creando una
relazione di lavoro bidirezionale che non perde mai di vista le esigenze dell’altro.
Sottosopra è nata nel 2002 con l’idea di conciliare la vita d’agenzia con la vita privata, superando un po’ lo schema urticante della Milano da bere e del fanatismo da lavoro. Non so se ricordate, ma negli anni 90 i pubblicitari facevano a gara a chi usciva più tardi dall’agenzia. Sottosopra è nata per ridare dignità alle persona che lavorano, di qualsiasi ruolo ed età, per dare la possibilità a tutti di avere tempo per sé e di arricchirsi al di fuori del contesto lavorativo. Con un’attenzione particolare rivolta alle donne. Ricordo ancora un colloquio quando avevo 28 anni. Il direttore di questa agenzia sfogliò il mio book con interesse, mi fece diverse domande e infine mi confermò la posizione, mi mostrò persino la scrivania e quelli che sarebbero diventati i miei colleghi. “Ci vediamo lunedì”, disse, e porgendomi la mano si rese conto che avevo la fede.
Mi fece riaccomodare e diede inizio al secondo colloquio che aveva per tema centrale il tipo di contraccettivo utilizzato.
Da dove nasce secondo voi la spinta a un rinnovamento/riposizionamento?
Dal caos. Tutte le nostre idee sono sempre nate da lì, e in effetti il nostro logo rappresenta proprio questo. Io penso che dal caos nascano le soluzioni migliori, le nuove direzioni, le idee rivoluzionarie e le nuove vite.
Il caos è necessario quando devi affrontare un cambiamento, soprattutto in una crisi universale come quella che stiamo vivendo, fa paura perché è quel tratto di strada oscuro che non hai voglia di percorrere, ma alla fine è quello che ti porta alla tua meta. Ecco, noi siamo grandi sostenitori di quel tratto di strada che mette sottosopra la tua vita e che ti getta nel caos per poi farti rinascere più forte di prima. Non nascondo che a volte si trasforma in panico ma, come dicono alcuni, i veri progressi avvengono al di fuori della tua comfort zone. E il caos ti catapulta là fuori. Se sei capace di non perderti in questo vortice, capisci qual è la tua direzione.
E voi quando avete capito qual era la vostra nuova direzione?
Un giorno passeggiavo al Monte Stella con il nostro cane adottato da Caltanissetta. Con un occhio controllavo Teo e al telefono riflettevo su un momento di crisi con Lucia, l’amica che io definisco il mio polmone destro. Il tema era questo, siamo sprofondate nel bel mezzo del caos, ma dov’è l’uscita? E cosa troveremo al di fuori di questo stato di confusione? Il consiglio di Lucia è stato semplice e illuminante allo stesso tempo: vai al nocciolo, vai all’essenza di chi sei, di come vorresti che fosse il mondo e di cosa ti
piace. Penso che questo, alla fine, non sia altro che un appuntamento ricorrente e inevitabile nella vita di ognuno, tornare a verificare chi sei, dove ti trovi e se ti piace quello che stai facendo. Alla fine ho trovato molto più utile e saggio ripartire da qui con tutta la squadra Sottosopra che dalle previsioni dei mercati e dei trend.
Com’è nata la tua passione per il cicloturismo?
Scherzi a parte, tanti anni fa viaggiando in auto nel Nord della Germania, io e il mio fidanzato abbiamo visto centinaia di ciclisti pedalare controvento sotto una pioggia torrenziale e ci siamo chiesti le motivazioni che li spingevano a farlo. Dopo qualche anno eravamo noi a sfidare le raffiche di vento ad Amburgo, chi l’avrebbe mai detto! Viaggiando in bici in Germania mi sono chiesta perché non in Italia? Perché questo enorme potenziale del cicloturismo non attecchisce da noi? Perché non potenziare le infrastrutture e puntare su questa affascinante formula turistica visto che il nostro Paese offre una densità artistica, monumentale e paesaggistica molto più ampia di quella di altri paesi del nord Europa? C’è da lavorarci ma le opportunità di business ci sono.