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Analisi Publicis Media Content. Fashion Week a confronto: Parigi supera Milano in termini di risonanza globale

Dopo l'analisi sulla Milano Fashion Week, la Pratice Content di Publicis Media Italy ha confrontato i dati relativi ai contenuti online della Settimana della Moda di Parigi. Dal 25 settembre al 3 ottobre sono stati generati oltre 1 milione di contenuti online legati alla Paris Fashion Week in confronto ai 650 mila della Milano Fashion Week. Di questi, circa il 3% è di tipo editoriale, ossia articoli pubblicati sulle testate di news, blog e portali di microblogging di tutto il mondo. La maggior parte delle conversazioni create attorno all'evento è di carattere social. Il canale preferito dagli utenti per la condivisione è Instagram, dove è stato prodotto il 63% dei post. Gli hashtag più utilizzati sono stati #pfw e #parisfashionweek.

Dopo aver pubblicato la scorsa settimana un’analisi sulla Milano Fashion Week, la Pratice Content di Publicis Media Italy ha confrontato i dati relativi ai contenuti online della Settimana della Moda di Parigi. Le elaborazioni, realizzate su dati Crimson Hexagon, hanno preso in considerazioni i contenuti in tutti i cinque continenti e nelle diverse lingue.

Dal 25 settembre al 3 ottobre sono stati generati oltre 1 milione di contenuti online legati alla Paris Fashion Week in confronto ai 650 mila della Milano Fashion Week. Di questi contenuti circa il 3% è di tipo editoriale, ossia articoli pubblicati sulle testate di news, blog e portali di microblogging di tutto il mondo (per la Milano Fashion Week il dato è leggermente inferiore, 1%).

Considerando i dati demografici emerge come, rispetto all’evento italiano, la passerella parigina abbia avuto un respiro ancora più internazionale. Durante la Paris Fashion Week circa il 47% dei contenuti è stato pubblicato fuori dal confine francese; per la Milano Fashion Week i contenuti internazionali hanno avuto un peso inferiore, pari al 33%.

Significativa la fetta di contenuti di provenienza asiatica, un interesse stimolato anche dalla presenza alla sfilata di Gucci di Kai, stella della boy-band asiatica Exo.  I Paesi più coinvolti sono stati, nell’ordine, Stati Uniti,  UK e Giappone. Protagonista delle conversazioni il pubblico femminile per il 69%, con una buona rappresentanza maschile (31%)La componente femminile è lievemente superiore rispetto alla Milano Fashion Week. Il 48% degli utenti è under 18, il 27% ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni, il 25% supera i 35 anni.

La maggior parte delle conversazioni è di carattere social. Il canale preferito dagli utenti per la condivisione è Instagram, dove è stato prodotto il 63% dei post (in confronto al 72% della Milano Fashion Week), sotto forma soprattutto di foto e in piccola parte di video. Gli hashtag più utilizzati sono stati #pfw e #parisfashionweek.

Il giorno di maggiore partecipazione è stato il 2 Ottobre con oltre 150 mila conversazioni, per la maggioranza concentrate sulla sfilata evento di Chanel “Chanel by the sea”. Nel complesso il sentiment suscitato dall’evento risulta prevalentemente neutro con il 66% dei contenuti dal mood neutrale, 33% positivo e solo 1% negativo. Il 26% delle conversazioni fa riferimento alle principali maison. Chanel è il brand che ha raccolto il maggior numero di mention, seguito da Gucci e Yves Saint Laurent.

L’analisi di Publicis Media Italy si è inoltre soffermata sugli editori che hanno contribuito ad allargare il volume dei contenuti online relativi alla manifestazione. Gli editori più influenti sono stati, nell’ordine, Le Monde, La Depeche, Vogue e Huffington Post. All’estero i principali editori protagonisti sono stati Reuters, Daily Mail e Vogue che hanno dedicato spazio ai momenti più memorabili, come la sfilata speciale sulle acque della Senna creata da L’Oréal Paris, partner ufficiale della settimana della moda parigina, e alla partecipazione di vip che hanno suscitato particolare interesse nel pubblico come il calciatore David Beckham e la cantante Kelela.

“Il parallelismo tra le due kermesse mostra la diversa capacità di portare visibilità globale ad un evento fisico. Questa evidenza è deducibile da un’analisi internazionale della distribuzione e provenienza dei contenuti, possibile grazie all’affinamento degli strumenti di analisi semantica presenti sul mercato.”, ha dichiarato Fabio Cattaneo (Publicis Media Strategic Content Manager).