Ricerche

Survey globale: le aziende del settore degli eventi possono fallire a meno che non ricalibrino le spese

Una ricerca dell'Università Westminster rivela che per quasi la metà degli intervistati è improbabile che le loro attività esistano in 6-12 mesi nella loro forma pre-COVID-19.Per un terzo degli intervistati la domanda sarà significativamente diminuita a causa della pandemia.

L'Università di Westminster ha condotto uno studio globale sull'impatto previsto del COVID-19 sul settore degli eventi e sulla posizione che alcune organizzazioni potrebbero assumere nel prossimo futuro.

A causa di una significativa riduzione della domanda di eventi dovuta alla pandemia, quasi la metà degli intervistati (40%) lascia intendere che l'attività in cui è coinvolta potrebbe non esistere nella sua forma attuale entro i prossimi 6-12 mesi e ha sollecitato che le modifiche al riallineamento dei costi sono indispensabili per rimanere a galla.

La ricerca ha coinvolto 675 intervistati provenienti da 59 paesi: il 56% sono organizzatori di eventi e meeting, il 7,1% hotel, il 6,4% CVB (convention and visitors bureau) e il 14,6%, sotto la voce 'altro', include aziende di catering, relatori, team building, training, consulenti freelance ecc...

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L'indagine prende in considerazione il contesto del COVID-19 e la contrazione economica globale prevista dal Fondo monetario internazionale e dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nel resto dell'anno. Secondo l'FMI, le economie avanzate vedranno una media di crescita negativa del -6,1% del PIL nel 2020. Si prevede che i mercati emergenti, le economie in via di sviluppo e le economie a basso reddito che dipendono meno dalle industrie dei servizi subiranno un impatto in misura minore con una riduzione del PIL del -1% nel 2020. L'OCSE prevede che le 33 principali economie che rappresenterà vedranno una contrazione economica del 6% nel 2020.

La ricerca ha esplorato tre aree chiave - il personale, le sedi e la gestione del capitale -, tutte con una forte influenza sulla sopravvivenza delle imprese in una recessione, e tutte indicate dai tre quarti degli intervistati come ambiti da dovere riorganizzare.

Il personale

Il rapporto indica cassa integrazione e licenziamenti significativi del personale, con oltre il 25% degli intervistati che hanno licenziato dipendenti a tempo pieno, mentre il 13% ha effettuato tagli di posti di lavoro. Quasi il 26% degli intervistati ha licenziato dipendenti a tempo pieno, mentre quasi il 13% delle aziende ha lasciato andare i dipendenti a tempo pieno. Al 17 maggio 2020, il 42,5% delle aziende non ha apportato modifiche al personale. Il 63% degli intervistati ha indicato che i costi del personale devono essere riorganizzati nel corso dei prossimi sei mesi

 

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Le sedi

Molti degli intervistati hanno anche dichiarato di avere messo in atto ridimensionamento, condivisione e trasferimento delle sedi per ridurre i costi.

Il 42,4% ha risposto che avrebbe preso in considerazione il ridimensionamento degli spazi degli uffici. I contratti di locazione che terminano con il Q2, Q3 e Q4 potrebbero non essere rinnovati. Inoltre, i titolari di mutui stanno prendendo in considerazione di iniziare la condivisione dell'ufficio con altre società o liberi professionisti. Per alcuni la vendita di proprietà può rendersi necessaria, per trasferirsi in aree e proprietà più economiche.

La riduzione della domanda

La maggior parte degli intervistati (77,3%) ha indicato che le società dovrebbero pianificare una recessione a breve termine nei prossimi 6-12 mesi. Quasi un terzo degli intervistati ha riconosciuto che la domanda di eventi e servizi associati sarà significativamente diminuita a causa della pandemia e che sarà molto difficile vedere la domanda tornare ai livelli del 2019. Quasi il 40% degli intervistati non sa se il suo business esisterà nei prossimi sei mesi. Il 66 % degli intervistati afferma che per sopravvivere è necessario un cambiamento al ribasso dei prezzi.

Smartworking

L'82,4% ritiene che lavorare da casa sia efficiente, a indicare che la loro posizione geografica non ha influito sulla produttività e sulla qualità del lavoro. Il 68% degli intervistati ritiene accettabile lavorare in questo modo in futuro.

Capital management

Quasi il 50% degli intervistati ha presentato domanda o chiederà prestiti pubblici. Il 14,4% ha dichiarato che non esiste un regime di prestiti garantiti dal governo nel proprio paese (questi intervistati provengonoprincipalmente da paesi classificati come economie in via di sviluppo e a basso reddito). Solo il 12,6% degli intervistati ha dichiarato che sottoscriverà un prestito bancario commerciale.

Tuttavia, ci sono prove aneddotiche che, man mano che il valore delle imprese diminuisce nel 2020, le società ricche di liquidità possano iniziare ad acquisire società svalutate o fondersi sia verticalmente (con una catena di approvvigionamento) che orizzontalmente (con i concorrenti).

James Morgan, Principal Lecturer in Event Design and Lead Researcher, ha dichiarato: “Abbiamo visto alcuni parallelismi con la pianificazione della recessione del 1991 e del 2009, in cui le aziende hanno dovuto intraprendere azioni simili per rimanere a galla. Ciò include licenziamenti e chiusure aziendali. Quello che è diverso in questa 'health recession' (recessione da pandemia, ndr) è che lavorare da casa è diventato abituale su larga scala. Questo fattore amplificato deve essere preso in considerazione nella più ampia economia poiché ha implicazioni negative per il mercato della proprietà commerciale”.

Il report integrale in allegato