Editoriale

No a Roma 2024, continuiamo a farci del male

La Città Eterna dice 'no' e volta le spalle alla candidatura per i Giochi Olimpici 2024. Oggi è un giorno triste per Roma e per l’Italia. L’industria degli eventi era pronta ad accogliere la sfida, con quelle professionalità nate e cresciute, non a caso, in seno a Torino 2006. Oggi è un giorno triste per Roma e per l’Italia.
Salvatore Sagone

“Continuiamo così, facciamoci del male”, diceva Nanni Moretti in Bianca. Nel 2012 l'Italia era sull'orlo del baratro e il governo Monti diceva 'no' alla candidatura per le Olimpiadi di Roma 2020 a causa dell'incertezza sui costi reali dell'evento. Ad aggiudicarsi i Giochi fu Tokyo, che raccoglieva il testimone da Rio.

Dopo qualche anno, Roma tornava in pista con l'ex sindaco Marino.

La corsa, però, non comincia neanche per l'Italia a causa del ‘no’ annunciato ieri dalla nuova giunta capitolina guidata da Virginia Raggi, più o meno per gli stessi motivi (leggi la news a QUESTO LINK, ndr).

In questo modo, l'Italia dichiara al mondo intero la propria incapacità progettuale e la mancanza di coraggio visionario. È vero, i Giochi costano. E tanto. Anche se, e non è poco, il Cio darà un contributo di 1,7 miliardi alla città vincitrice.

La politica, con la 'p' minuscola, ha deciso quindi di fare un passo indietro e di non cogliere questa opportunità per cambiare le cose. Non ha voluto vedere oltre il proprio, misero, tornaconto elettorale e chiude la porta a un futuro migliore per la Capitale e per il paese in generale.

Eppure, nella storia degli eventi non solo sportivi, non mancano esempi virtuosi che hanno portato un contributo positivo allo sviluppo del territorio italiano. Le Olimpiadi invernali di Torino 2006 dovrebbero insegnarci qualcosa. La città della Mole, grazie al successo di quell'evento, ha voltato pagina, è diventata un polo di attrazione per il turismo e per gli affari.

Expo 2015, che se ne dica, ha riqualificato Milano assegnandole un ruolo di primo piano sulla scenario internazionale per qualità della vita.
Roma non è Torino o Milano, si potrebbe obiettare. Proprio per questo motivo la Città Eterna aveva a disposizione un'occasione forse irripetibile, come lo furono i Giochi del 1960 che le dettero una nuova impronta urbanistica di cui i romani beneficiano ancora oggi. Ma, soprattutto, aveva la grande chance di cambiare finalmente passo e proporre ai giovani una speranza.

L’industria degli eventi era pronta ad accogliere la sfida, con le sue professionalità che hanno saputo ottimamente esprimersi ai recenti Giochi di Rio o, ancora prima ai Giochi Invernali di Sochi. Guarda caso, quelle professionalità erano nate proprio col grande evento torinese.

Oggi è un giorno triste per Roma e per l’Italia. Le nuove generazioni ringraziano.  

Savatore Sagone, presidente di ADC Group