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A Talent Garden Calabiana We Are Social inaugura il format 'Alike' e spiega come vivere (online) nel 2020

E' andato in scena il 23 gennaio il primo appuntamento con il progetto ideato per affrontare l'impatto della rivoluzione digital e social sulle persone e sui brand. Tanti i temi sul piatto: dalla disinformazione alla privacy, dall'aggressività in rete al fenomeno Tik Tok. Tra gli ospiti The Jackal, Andrea Sesta (Lercio), Leonardo Bianchi (Vice Italia), Martina Pennisi (Corriere della Sera) e l'ex ministro Elsa Fornero.

È partito il 23 gennaio, presso Talent Garden Calabiana, il nuovo progetto 'Alike', ideato da Stefano Maggi (di We Are Social), con Fabrizio Martire Alessandro Mininno (di Gummy Industries), e co-prodotto da UNA, Aziende della Comunicazione Unite. L'obiettivo del nuovo format è affrontare gli impatti dell’evoluzione digital e social sulle persone e sui brand. Tanti i temi sul piatto: dalla disinformazione alla privacy, dall'aggressività in rete al fenomeno Tik Tok. Alike non intende però solo scattare una fotografia del presente, mettendo a fuoco i problemi che derivano dall'uso poco responsabile delle piattaforme social, ma anche e soprattutto individuare nuove soluzioni possibili.

Numerosi gli spunti di riflessione e tante le voci che si sono susseguite sul palco, introdotte dal duo comico Federico Basso e Davide Paniate: dall'ironia dei The Jackal e di Andrea Sesta (Lercio) al racconto dei giornalisti Leonardo Bianchi (Vice Italia) e Martina Pennisi (Corriere della Sera); dalle testimonianze
della star di Tik Tok Martina Picardi e della youtuber La Sabri fino al ruolo delle istituzioni, con gli interventi dell'assessore alla Trasformazione digitale del comune di Milano, Roberta Cocco, dell'ex ministro Elsa Fornero e di Giulia Pastorella, membro della direzione di +Europa ed esperta di cybersecurity e data policy (foto sotto).

Secondo un'indagine condotta da Edelman, il 57% delle persone pensa che i media che utilizza siano contaminati con informazioni inaffidabili, tuttavia ben il 66% di quelle stesse persone dichiara di fidarsi dei consigli degli sconosciuti che trova in rete. Le fake news sono dunque un problema, ma anche la consapevolezza degli utenti nei confronti dell'utilizzo dei social può e deve migliorare. Lo dimostra la lunga carrellata di false notizie create dal sito di mockjournalism Lercio: non soltanto i suoi titoli vengono spesso confusi come reali e ripresi dalle testate giornalistiche, ma sono anche in grado di scatenare sui social le reazioni e i commenti degli haters. Le parole di odio provengono addirittura dai bambini: Martina Picardi, che ha 1,7 milioni di follower su Tik Tok, ha raccontato di aver ricevuto gli insulti peggiori proprio da una ragazzina di 9 anni. In questo caso le regole già esistono e basterebbe applicarle (l'età minima per accedere al social sarebbe infatti di 13 anni), come ha sottolineato la giornalista del Corriere della Sera Martina Pennisi, che ha analizzato il modo in cui è cambiata la copertura data ai social network, Facebook in primis, dal quotidiano di via Solferino a partire dal 2007.

Alike

 In tutto questo, i brand possono avere un ruolo importante nella creazione di una nuova consapevolezza. Sono stati proprio gli ideatori di Alike a parlarne nel panel 'Brand Purpose e responsabilità' . In particolare Stefano Maggi, Co-founder & Ceo, Italia e Spagna, di We Are Social, considera le aziende tra le portatrici di una nuova speranza, una new hope: “La speranza è che le aziende contribuiscano concretamente a far cambiare il linguaggio e i comportamenti: la campagna Nike con Colin Kaepernick ne è un esempio, così come la decisione di Walmart di non vendere più munizioni nei suoi store negli Stati Uniti”.

Infine sono tre gli elementi che Maggi individua come dinamiche chiave per il futuro. Primo: l'intervento umano sarà sempre più centrale nella scelta dei contenuti, a svantaggio degli algoritmi. Secondo: la tutela della privacy sarà una questione fondamentale. Terzo e ultimo: la depolarizzazione. Fino a oggi i social sono stati il luogo della contrapposizione, in futuro tutto questo cambierà e i social (Tik Tok già lo sta facendo) non metteranno più le persone le une contro le altre. “Anche questa è una nuova speranza”, conclude Maggi.

Claudia Cassino