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A San Siro gli Stati generali della musica live. Gli organizzatori di concerti ed eventi chiedono a Draghi capienze al 100%, senza distanziamento

Al pari di quanto richiesto dalle realtà aderenti a #Italialive, nel luogo simbolo dei grandi eventi musicali, si è svolto venerdì 24 settembre il ritrovo degli attori della filiera della musica dal vivo hanno presentato un pacchetto di proposte e richieste destinate al ministero della Cultura per sbloccare il loro settore, di fatto fermo dal marzo 2020.

La musica live si è data appuntamento allo stadio San Siro di Milano, luogo simbolo dei grandi eventi musicali, per presentare un pacchetto di proposte e richieste, in primis lo stop alle capienze limitate e al distanziamento, destinate al ministero della Cultura per sbloccare il loro settore, di fatto fermo dal marzo 2020. 

Secondo la Siae, nel solo 2020, gli eventi si sono ridotti del -70%, gli ingressi quasi del -73% e la spesa al botteghino di oltre il -77%. Situazione analoga per il teatro, ma chi versa in condizioni ancora peggiori è il mondo della musica live, con un crollo tra il -80 e -90%.

La stima economica della Fondazione Centro Studi Doc parla di una perdita dell’intero settore pari a 13 miliardi. Concerti annullati, rimandati, rimessi in piedi ma con capienze così basse da riuscire giusto a ripagare le spese.

Live Nation, Friends & Partners, Trident, VivoConcerti, D’Alessandro e Galli, Vertigo sono solo alcuni degli attori della filiera della musica dal vivo che insieme a produttori, rappresentanti delle associazioni di categoria da tutta Italia, e tantissimi artisti e locali hanno aderito o seguito in streamig l'incontro nato non tanto per protestare o lamentare, visto che le contraddizioni sono sotto gli occhi di tutti. A sottolinearlo ad esempio la denuncia di Fedez in riferimento alla folla per un incontro elettorale con l’ex premier Giuseppe Conte: "I comizi affollati sono uno schiaffo al mondo dello spettacolo. Domani la propaganda continuerà e invece i concerti no". 

Il Comune di Milano sta ricevendo un enorme quantitativo di richieste per organizzare eventi fino al 2023, a causa dell'annullamento di quelli già saltati o in bilico per l’incertezza.

Non è facile seguire protocolli rigorosi mentre una moltitudine di persone balla o ascolta un concerto. Così facendo si incoraggiano i locali che ricorrono a sotterfugi come la formula del lounge bar (ma di fatto sono discoteche) per non morire. All’estero le regole sono chiare e le attività alla luce del sole.

“Come Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Inghilterra, Israele, Lettonia, Lituania, Olanda, Stati Uniti, Svizzera, Ungheria dove hanno già completamente aperto. E altri come Irlanda, Portogallo e Svezia, dove hanno già fissato la data di riapertura, tornando alla situazione di normalità pre-Covid”. Così si legge in un grande manifesto di Assomusica (IN ALLEGATO) pubblicato venerdì 24 settembre su alcuni quotidiani, contenente un appello “per sollecitare una posizione chiara e risolutiva per la sopravvivenza e il rilancio del settore della musica live nel nostro Paese, indirizzato” al premier Draghi e i ministri di Sanità, Cultura, Lavoro e Sviluppo economico per allentare i protocolli per i concerti dal vivo, consentendo le capienze al 100%senza distanziamento, grazie allo strumento prezioso del Green Pass e con le mascherine indossate.

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Stesse richieste già avanzate da #Italialive, leggi news, per conto dell'industria degli eventi e dei congressi.

Sul piede di guerra anche l’Associazione senza scopo di lucro Bauli In Piazza, formata da professionisti di musica, spettacolo ed eventi in gravi difficoltà dopo il blocco totale o parziale degli eventi. “La ripartenza non è mai avvenuta”, denunciano 29 diverse associazioni di lavoratori dello spettacolo tra cui Bauli In Piazza nel documento “Nessuna giornata storica”.

“L’intero settore degli eventi e dello spettacolo fortemente colpito dalla pandemia, non accenna a uscire dalla crisi, costringendo molti professionisti e professioniste a cambiare lavoro o a vivere in condizioni di estrema difficoltà. – continua il documento – Con l’avvento dell’estate, i mezzi di comunicazione hanno raccontato di una ‘ripartenza’ in realtà mai avvenuta se non per un numero limitato di eventi e per i grossi festival che sopravvivono grazie ai fondi pubblici. Dietro questa narrazione superficiale e poco aderente alla realtà, che è stata l’alibi per limitare i sostegni emergenziali, si nascondono all’opinione pubblica compensi inadeguati, condizioni di sicurezza precarie, spettacoli e concerti annullati, colleghe e colleghi che non hanno ancora avuto la possibilità di tornare alla professione. Il governo ha annunciato da mesi una svolta epocale per quanto riguarda il welfare e l’imminente riforma del nostro settore. Ancora una volta con grande clamore mediatico, i social del Ministero della cultura e, a seguire, varie testate giornalistiche hanno titolato ‘Una giornata storica per il mondo dello spettacolo’. Invece, non solo non siamo entrati nella Storia, ma non è stato pure considerato l’allineamento della Risoluzione Europea del 2007, richiesto da molti gruppi presenti ai tavoli ministeriali”

L’orientamento del Governo, ma si suppone anche del Comitato Tecnico Scientifico, pare sia quello di procedere per gradi. 

Ora l’attesa del 30 settembre, per capire come il Governo voglia andare avanti, in base alle indicazioni del Cts, e se le richieste del settore saranno state recepite.

Il ministro Franceschini da qualche settimana ha chiesto al Comitato tecnico scientifico “di valutare la possibilità di superare le misure di distanziamento interpersonale e gli attuali limiti di capienza, mantenendo l’obbligo di ‘green pass’ e di indossare la mascherina per la durata degli spettacoli” in luoghi che considera “sicuri”. Cosa che avviene già in molti altri luoghi, come "il trasporto pubblico o le feste private”.

Ricordiamo che gli attuali protocolli prevedono che in zona bianca la capienza consentita non può essere superiore al 50% di quella massima autorizzata all’aperto e al 25% al chiuso nel caso di eventi con un numero di spettatori superiore rispettivamente a 5.000 all’aperto e 2.500 al chiuso, tranne per alcune deroghe come quella per l’Arena di Verona con 6mila ingressi consentiti. In zona gialla invece la capienza consentita per gli spettacoli dal vivo non può essere superiore al 50% di quella massima autorizzata. Massimo 2.500 spettatori all’aperto e 1.000 al chiuso.