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Milano si prepara al Fuorisalone: il design 'democratico' travolge la città. Cesare Casiraghi: "Troppo importante per non esserci"
“Abbattiamo un taboo, da alcuni anni la Fashion Week non è più la regina di Milano, bensì già da tempo, anche se per molti è difficile ammetterlo, ha abdicato in favore della Design Week”, questo il parere di Davide Ciliberti, fondatore dell'agenzia Purple & Noise PR.
Quest’anno tra Salone e Fuorisalone sono attese a Milano quasi 400.000 persone, gran parte delle quali provenienti dal resto del mondo, che animeranno la città giorno e notte. Potendo aggirarsi tra eventi, showroom, presentazioni in luoghi insoliti, installazioni grandi e piccole in centro o nelle periferie. Ma soprattutto, a differenza della moda, potendo accedere, fruire, toccare, fotografare, interagire con designer e altri operatori.
“Ed è proprio questo il punto – continua Davide Ciliberti di Purple & Noise PR -. Il design, a differenza della moda, non si è arroccato in elitari fortini o esclusivi privè per pochi eletti 'in lista', ma è una grande festa a cui tutti sono i benvenuti e dove tutti possono essere protagonisti. Modalità che ne ha sancito il continuo e crescente successo, al punto da diventare il principale evento del capoluogo meneghino. Tanto che anche griffe e stilisti della moda ora vi si mettono in scia”.
Anche Cesare Casiraghi, uno dei più riconosciuti pubblicitari italiani, concorda sul primato della Design Week: “Il fatto che, oltre alle aziende del settore design e arredamento, investano cospicuamente su Salone e Fuorisalone anche brand dei più svariati comparti, delle bevande, all’alimentare, all’auto, alle telecomunicazioni,all’abbigliamento alle banche, e facciano a gara per 'accaparrarsi' la presenza pubblicitaria migliore, ne è ulteriore conferma. Il Salone del Mobile e il Fuorisalone sono un palcoscenico troppo importante per non esserci e generano un notevole giro d’affari per la città”.
“Senza dimenticare che, in particolare al Fuorisalone, dobbiamo attribuire una forte valenza socio-urbana, se così di può dire, che rende Milano molto più omogenea e policentrica avvicinando centro città e quartieri meno centrali. Grazie ai numerosi eventi che si susseguono in città, c’è un’affannosa ricerca di spazi adatti ad accoglierli che le vie centrali di Milano non riescono più a soddisfare. Questo ha permesso a molti quartieri non centrali di essere riscoperti e vissuti nuovamente, si pensi alla zona di Lambrate/Ventura, o Romolo/Sud Milano solo per fare un esempio”, aggiunge Gianandrea Barreca, architetto dello studio Barreca & La Varra, docente alla Domus Academy di Milano
“Peraltro il Fuorisalone, anche a livello allestitivo e scenografico è uno show nello show – spiega Chicco Nobili, fondatore e direttore creativo dell'agenzia di eventi MCM –: dal piccolo designer alla grande azienda tutti sono, ovviamente, molto attenti a presentare al meglio il loro prodotto, perciò è profusa una grande attenzione all’allestimento in ogni dove, nel Fuorisalone tutto è diventato location e la città è una bellissima gara multi-culturale in termini di esperienza, idee, anche piccole, creatività, tecnologia e soluzioni di installazioni”.
“Certo – conclude Davide Ciliberti di Purple & Noise PR -, il rischio, con questo affannarsi ad esserci da parte di tutti, è che il design si annacqui nella Babele scomposta ed così eterogenea di aziende, brand e altri attori che a tutti i costi e a tutti i modi, 'vogliono esserci', poco importa se producono prosciutti, costumi da bagno o pannelli solari, trasformandosi in un indistinto caravanserraglio”.