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Seth Godin, guru del marketing: per conquistare l’attenzione occorre tornare all’autenticità e puntare su esperienze ed emozioni. Il commento di Stigliano (Jwt): "I social? In questa fase di maturità dobbiamo capire qual è il loro ruolo per le marche"

In un’interessante intervista rilasciata al 'Sole 24 Ore', dal provocatorio titolo 'I social non servono ai brand, riscopriamo l'attenzione', lo scrittore statunitense, tra i massimi esperti mondiali di marketing, analizza le principali tendenze che stanno caratterizzando il mondo della comunicazione. È giunto il momento di smettere di disturbare o fare spamming, ha spiegato Godin, occorre tornare all’autenticità, che passa necessariamente dalle esperienze. E valorizzare la relazione tra brand e persone, creando engagement e generando esperienze condivise, è esattamente quello che fanno gli eventi. Secondo il general manager di Jwt si tratta di una provocazione: "Dai social non si può prescindere, l'importante è che le marche restino fedeli ai loro valori e comunichino qualcosa di rilevante" ha commentato il manager ai microfoni di ADVexpressTv.

I brand devono sforzarsi di mettersi in ascolto, proponendo storie credibili, autorevoli, oneste e coerenti. A dirlo è Seth Godin (foto sotto), scrittore statunitense tra i massimi esperti mondiali di marketing, nel corso di un’interessante intervista al Sole 24 Ore (clicca qui per leggerla).

Autore di 18 best seller tradotti in più di 35 lingue e venduti per milioni di copie, Godin è da pochi giorni anche nelle librerie italiane con il volume ‘Questo è il marketing’, edito da Roi Edizioni.

Seth Godin

Nel corso dell’intervista, lo scrittore analizza con lucidità le principali tendenze che stanno caratterizzando il mondo della comunicazione.

In un contesto in cui l’attenzione delle persone è parcellizzata in mille piattaforme, è importante tornare all’autenticità, che, come spiega Godin, passa necessariamente dalle esperienze: “A meno che tu non stia vendendo teoremi matematici, stai vendendo emozioni” precisa lo scrittore.

In questo senso, le parole di Godin sembrano fornire un assist alla valorizzazione del settore della live communication, dato che una delle funzioni principali degli eventi è proprio quella di valorizzare la relazione tra brand e persone, creando engagement e generando esperienze condivise, e con esse anche emozioni, destinate a durare nel tempo.

È interessante mettere in luce anche il passaggio in cui lo scrittore americano critica i social media: “Dobbiamo far scendere i brand dalla giostra dei social media”, aggiungendo che è un errore vedere i social come un efficace mezzo di marketing di massa.

L’alternativa, questo punto, è puntare sulla rilevanza o per dirla con le parole di Godin “fare qualcosa di cui valga la pena parlare”. Come? Per esempio realizzando prodotti e servizi di valore. Senza dimenticare mai che l’abilità più importante di tutte, anche nel marketing, è l’empatia.

Una provocazione? Secondo Giuseppe Stigliano (foto in alto), eneral Manager di J.Walter Thompson Italia, al quale abbiamo chiesto un commento in merito in occasione di una recente intervista, sì, quella espressa da Godin è una provocazione, come provocatorio è anche lo stesso titolo della sua intervista al Sole 24Ore, 'I social non servono ai brand, riscopriamo l'attenzione'. 

Come ha spiegato Stigliano ai microfoni di ADVexpressTv, Godin fa riferimento al concetto del permission marketing, da lui sostenuto in più occasioni. Applicando questo concetto al tema dei social media, il guru del marketing ritiene che i canali social delle aziende abbiano un impatto positivo se quest'ultime li utilizzano riuscendo a entrare in modo armonico nella vita delle persone e interpretando un ruolo simile a quello degli amici (ovvero rendendosi raggiungibili, condividendo iniziative e consentendo alle persone di interagire), mentre se li usano come uno strumento di 'interruption' smettono di essere efficaci, perché è come se replicassero il modello (ormai superato) della comunicazione tradizionale, basato sul 'build an audience, monetize it later', che puntava a 'colpire' il target disturbandolo durante lo svolgimento di altre attività. Un modello a cui, come ha dichiarato Stigliano ai nostri microfoni, non siamo più abituati; basti pensare alla crescita esponenziale dell'on demand, che per definizione non ha interruzione. 

Dunque, abbiamo chiesto a Stigliano, questo significa che le marche possono fare a meno di presidiare i social?

No, perché i social, come ha affermato il manager, rappresentano un canale di comunicazione importante. È fondamentale però il contenuto che attraverso di essi viene veicolato: le marche, oggi più che mai, devono rappresentare qualcosa ed essere fedeli ai valori che rappresentano e in cui le persone si riconoscono. Certamente, come ha detto il manager ai nostri microfoni, dopo il boom degli ultimi anni siamo ora in una fase di maturità del mezzo in cui occorre capire qual è davvero il ruolo dei social per una marca. Insomma, abolirli è sbagliato, ma chiedersi perché li si usa è doveroso. 

MG