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Davines è partner del World Happiness Report. L'ottava edizione della classifica dei paesi più felici al mondo vede trionfare la Finlandia, l'Italia è trentesima

Da sempre impegnato nel promuovere il benessere individuale e collettivo, il Gruppo con sede a Parma di cui è presidente Davide Bollati (in foto) partecipa già da tempo alla conversazione globale sul benessere e sulla felicità individuali e collettivi, nella sua natura di stakeholder company e nel suo ruolo di B-Corp, che mette al centro la sostenibilità economica, sociale e ambientale, generando valore per tutti i portatori d’interesse e a tutti i livelli della catena.

Il Gruppo Davines, realtà con sede a Parma operante nei mercati professionali haircare (con il brand Davines) e skincare (con il brand Comfort Zone), annuncia la sua partnership a supporto del World Happiness Report, il rapporto pubblicato da UN SDSN (United Nations Sustainable Development Network Solutions) sotto l’egida del Segretario Generale delle Nazioni Unite, che valuta la percezione della felicità da parte dei cittadini di 156 Paesi nel mondo secondo una serie di indicatori sociali, economici e psicologici.

Da sempre impegnato nel promuovere il benessere individuale e collettivo, il Gruppo Davines partecipa già da tempo alla conversazione globale sul benessere e sulla felicità individuali e collettivi, nella sua natura di stakeholder company e nel suo ruolo di B-Corp, che mette al centro la sostenibilità economica, sociale e ambientale, generando valore per tutti i portatori d’interesse e a tutti i livelli della catena.

Il Rapporto si è rivelato negli anni uno strumento prezioso al quale governi, istituzioni e imprese attingono per riflettere sugli aspetti che determinano la felicità delle popolazioni e, di conseguenza, per mettere in atto strategie in grado di promuovere il benessere delle comunità. I 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile (SDGs), promulgati nel 2015 dalle Nazioni Unite, sono stati redatti con il fine di sviluppare e promuovere benessere e felicità a livello globale, migliorando le condizioni di vita, di salute (compreso l’accesso alle cure, tema ovviamente di enorme rilevanza in questo momento storico) e di lavoro della popolazione mondiale e salvaguardando gli ecosistemi (terrestri e marini): il raggiungimento di ognuno di loro - e soprattutto di tutti quanti insieme in tutti i Paesi, sanando le attuali disuguaglianze - è l’unica per lo sviluppo sostenibile e per la felicità.

In particolare, quest’anno il focus del World Happiness Report, che giunge nel 2020 alla sua ottava edizione, è il ruolo cruciale dell’ambiente nel generare felicità e benessere: ambiente inteso nella sua accezione più larga, che prende in considerazione la vita urbana confronto a quella rurale, il clima, gli ambienti sociali in genere. Per la prima volta, il Rapporto include anche una lista di ‘città felici’, che tiene conto di indicatori specifici e che per la maggior parte dei casi coincide con il ranking del Paese in cui le città si trovano.

“È sempre più evidente che il tema della felicità del mondo va affrontato, oggi, cercando di prevenire le crisi ambientali, sociali, economiche e sanitarie che sembrano accavallarsi, di recente, con frequenza sempre maggiore”, commenta Davide Bollati, Presidente del Gruppo Davines. “Appaiono ormai sempre più chiare le forti interdipendenze fra i vari temi di crisi: una nuova modalità di sviluppo sostenibile, che ridefinisca il modo di abitare il pianeta della nostra specie umana, è oggi più che mai da ricercare. Sia nel caso in cui gli approfondimenti sul tema della felicità siano applicati agli individui, alle città, alle nazioni, all’economia o al pianeta, sia che si studi la felicità come valore oggettivo o soggettivo, questo tema di come l’Uomo abita la Terra rimane al centro della riflessione principale. Il mio auspicio è che questo report ci aiuti ad aumentare la felicità del mondo nel suo complesso, grazie a un virtuoso e combinato lavoro dei settori pubblico e privato, di accademici e leader spirituali”.

La presentazione del Rapporto annuale e la rivelazione della classifica, previsti durante uno degli eventi organizzati dalle Nazioni Unite a New York il 20 marzo, Giornata Mondiale della Felicità, è avvenuta in via virtuale.

Dal primo Rapporto Mondiale sulla Felicità, pubblicato nel 2012, sono 4 i Paesi che sono stati al vertice della classifica: Danimarca (2012, 2013 e 2016), Svizzera (2015), Norvegia (2017) e Finlandia (2018, 2019 e 2020). Con la crescita costante dei suoi punteggi medi, la Finlandia ha consolidato il suo primato ed è oggi in netto vantaggio sulla Danimarca, che occupa il secondo posto. Tra I primi 10 Paesi ci sono poi Svizzera, Islanda, Norvegia, Olanda, Svezia, Nova Zelanda, seguiti dai due nuovi arrivati ai vertici della classifica, Lussemburgo e Austria.

“Il World Happiness Report si è dimostrato uno strumento indispensabile per i governi e le istituzioni mondiali, che vogliono meglio comprendere cosa rende felici le persone e di conseguenza per promuovere il benessere dei propri cittadini”, commenta Jeffrey Sachs. “Ancora una volta rileviamo, tra i principali motivi di benessere, una buona rete di supporto sociale, il senso di fiducia, governi onesti, sicurezza dell’ambiente e uno stile di vita sano.”

Oltre alla classifica dei Paesi, per la prima volta il Rapporto Mondiale sulla Felicità 2020 redige una lista delle città più felici al mondo, in termini di benessere soggettivo. Non è sorprendente che la città più felice al mondo sia Helsinki, la capitale della Finlandia. Il Rapporto, infatti, indica come generalmente le città più felici siano nei Paesi più felici, e approfondisce poi il modo in cui l’ambiente sociale, urbano e naturale influiscano sulla felicità stessa.

Una passeggiata in spazi verdi rende le persone felici – ma soprattutto se la fanno in compagnia di un amico. “Un ambiente sociale, sia esso urbano o rurale, è quello in cui la gente sente un senso di appartenenza, in cui gli individui condividono fiducia e piacere nello stare gli uni con gli altri e nei confronti delle loro istituzioni”, afferma John Helliwell. “In queste comunità si sviluppa anche una forma più alta di resilienza, perché la fiducia condivisa riduce il peso delle difficoltà, diminuendo di conseguenza la diseguaglianza del benessere”. Chiaramente, le città giocano un ruolo fondamentale nella crescita economica e nell’interazione umana. Comprendere le fonti di felicità e benessere diventa sempre più vitale, con le popolazioni che continuano a spostarsi da aree rurali ad aree urbane, mettendo alla prova risorse e infrastrutture.

Il Rapporto non si limita a comparare città a livello globale, ma valuta anche come la popolazione urbana sia felice rispetto a quella non urbana all’interno dello stesso Paese. “In generale, riscontriamo che, spesso, la felicità media di chi vive in città risulta più alta della media della popolazione generale del Paese, specialmente in Paesi ancora in via di sviluppo”, dice JanEmmanuel De Neve. “Ma il vantaggio di questa felicità urbana sembra evaporare e addirittura a volte divenire negativo per città in Paesi molto sviluppati, suggerendo in qualche modo che la ricerca della felicità possa essere persino più fruttuosa se si vive in aree rurali.”

I 10 Paesi più felici al mondo sono: 1. Finlandia 2. Danimarca 3. Svizzera 4. Islanda 5. Norvegia 6. Olanda 7. Svezia 8. Nuova Zelanda 9. Lussemburgo 10. Austria 11. Canada 12. Australia 13. Regno Unito 14. Israele 15. Costa Rica 16. Irlanda 17. Germania 18. USA 19. Repubblica Ceca 20. Belgio

L’Italia si attesta per la prima volta in trentesima posizione, confermando il proprio trend di crescita degli anni precedenti (posizione 36 nel 2019 e posizione 46 nel 2018)

Quattro dei sei indicatori nel Rapporto per spiegare la felicità di un Paese e del suo popolo sono aspetti diversi dell’ambiente sociale, tra cui: avere qualcuno su cui contare, avere un senso di libertà nel prendere decisioni per la propria vita, generosità, fiducia. Il Rapporto guarda anche a quanto la diseguaglianza impatti la percezione della felicità individuale e a quanto invece un ambiente sociale positivo possa contribuire a mitigare gli effetti della diseguaglianza stessa.

“La disuguaglianza della felicità riduce di molto la valutazione media della propria vita”, commenta Richard Layard, “Questo significa che le persone sono più felici quando vivono in società senza estreme disparità nella qualità della vita.”