Evento pubblico

Pugni allo stomaco di autocoscienza: un'installazione di Paolo Tarpini

Tra il clamore che caratterizza la Settimana del Design milanese, l’installazione Drop-Cube in Red di Paolo Tarpini propone un’esperienza introspettiva coinvolgente in cui arte, tecnologia e design si intrecciano in modo armonico.

Nella cornice delle Ex-Officine Ansaldo, location tra le più suggestive di Zona Tortona, l’installazione Drop-Cube in Red di Paolo Tarpini si scaglia statuaria nella sua perfetta geometria. A prima vista l’opera, dalla forte matrice teatrale e scenica, si presenta come un perfetto cubo dipinto di rosso che tuttavia a uno sguardo più attento e ravvicinato si rivela essere un guscio protettivo, un contenitore all’interno del quale si può scegliere di entrare e di isolarsi.
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Dentro, in uno spazio semi-oscuro e intimo che può accogliere solo pochi spettatori alla volta, sei inginocchiatoi neri sono disposti a semicerchio intorno ad un “gocciolatoio” centrale che lascia cadere, con ritmo cadenzato, gocce d’acqua rossa. Metafora di tragedie che quotidianamente si consumano attorno a noi nell'indifferenza, ogni goccia che cade rappresenta anche un invito alla conoscenza, alla riflessione e alla consapevolezza.

All’interno del cubo lo spettatore è investito oltre che emozionalmente, anche fisicamente: i suoni prodotti dalla caduta dell’acqua vengono campionati e amplificati a frequenze estremamente basse da sub-woofer posizionati sugli inginocchiatoi stessi, emettendo intense vibrazioni realmente percepite dallo spettatore come violenti pugni allo stomaco.
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I visitatori possono trattenersi all'interno di Drop-Cube in Red per tutto il tempo necessario e desiderato. La sensibilità di ciascuno detta il tempo di lettura e di fruizione dell’opera: per ognuno l'esperienza, che sia breve o prolungata, sarà comunque forte e densa di significato, favorendo un momento di sosta introspettiva e di autoanalisi.

La scelta di questo giovane artista, che da anni sviluppa la sua ricerca attorno a perfomance dal forte impatto emotivo, giunge come una provocazione: nella frenesia e nel dinamismo che connota la kermesse del Fuorisalone, Paolo Tarpini offre al contrario la possibilità di fermarsi e di ritrovare sé stessi, incita a ricongiungersi con le proprie emozioni più profonde e a riacquisire coscienza di sé e del proprio rapporto col mondo esterno.
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Paolo Tarpini è regista e artista creatore di performance che coniugano la tecnologia a linguaggi dal forte impatto emozionale. L’artista dagli anni '90 lavora sull'utilizzo alternativo delle tecnologie in rapporto con la percezione del pubblico, si avvale tuttavia di un approccio “registico” all’arte anche quando, sempre avvalendosi di tecnologie più o meno estreme, compie interventi concettuali. Sospinge l’osservatore all’interno di un set, calcola la sua presenza e lo costringe all’intero di un sistema di suggestioni.
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I suoi lavori esprimono una dinamica integrazione dialettica tra spazio fisico, immagine e spettatore: è lui infatti a trovarsi immerso in una dimensione visiva dai molteplici punti di vista, nessuno dei quali risulta privilegiato. Le sue opere mettono in risalto le diverse sfumature dell'attuale ricerca, i labili confini e le contaminazioni con altre modalità espressive. Attraverso le proprie opere Tarpini (nella foto) invita all'attenzione critica e alla consapevolezza.
Nato ad Ostiglia (MN) nel 1963, vive e lavora a Milano.

La realizzazione dell’opera è stata possibile solo grazie al contributo di: Accademia Barilla, Ceramiche Supergres, Mariella Burani e Tre Marie.