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CANNES. Brenna, Robiglio, Dematteis: un risultato straordinario. Qualcuno busserà alla porta?

Anche al Festival della creatività di Cannes il pluripremiato 'The beauty of a second', ideato da Leo Burnett per Montblanc International, è riuscito ad emergere in un'arena altamente competitiva e affollata quale è quella della kermesse più famosa per la communication industry.

Un'idea semplice ma ovunque giudicata tanto interessante da essere premiata in tutti i festival e premi più importanti, compresi i recenti NC Awards di ADC Group. Lo ricorda ai nostri microfoni Riccardo Robiglio, intervistatro al party organizzato dal network Leo Burnett sulla Croisette insieme a Paolo De Matteis e Giorgio Brenna, Chairman e Ceo dell'agenzia italiana.

Grande soddisfazione, quindi, per la coppia di group creative director della sigla, per i 7 leoni assegnati alla campagna in questa edizione del Festival, soprattutto perché a Cannes nulla è scontato e la severità con cui le giurie valutano i lavori in concorso riserva sempre delle sorprese.

Ottimo lavoro anche quello dei giurati italiani che, anche grazie all'iniziativa Goodfellas, sono riusciti a fare squadra. Insomma, il clima sembra essere cambiato - affermano Robiglio e Dematteis - ed è un buon viatico per il futuro.

Per quanto riguarda, poi, l'importanza di riconoscimenti internazionali autorevoli come quello di Cannes in termini di reputazione rispetto al network di appartenenza e ai clienti, gia acquisiti e potenziali, Brenna è convinto: servono, eccome. Performance come quella di quest'anno ribadiscono che le capacità e le qualità creative dell'agenzia italiana, giudicate da una giuria internazionale di altissimo livello, sono di alto livello. Come si arriva a questi risultati? In Leo c'è un sistema di valutazione interno che spinge verso l'alto la qualità creativa. Si tratta del tool Gpc, grazie al quale trimestralmente i direttori creativi valutano i lavori fatti dalle sedi sparse nel mondo.  

Quanto contano i leoni da un piunto di vista economico? certo, non siamo in Brasile dove la vittoria di un leone si traduce in aumenti di stipendi per i creativi e, soprattutto, in ottime opportunità di business con nuovi clienti, risponde Brenna. Ma anche se non siamo in Brasile sarei felice se qualcuno bussasse alla porta...

Questo risultato è eccezionale poer leo Burnett Italia - conclude - per il sistema italia e, anche, per il Gruppo Publicis che, grazie a Leo, Publicis e Saatchi hanno firmato il 90% dei leoni vinti.

Questo riosultato sfata, infine, un altro tabù, il complotto contro l'Italia. Troppo spesso, in passato, ci si è lamentati di un atteggiamento ostile o almeno prevenuto nei confronti della creatrività nostrana da parte, ad esempio, della lobby anglosassone. E' vero, i giurati che ogni paese esprime, e il loro modo di porsi nei confronti dei prorpi colleghi, è fondamentale. Ma se ci sono buone idee, queste vengono riconosciute e premiate.

Salvatore Sagone

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