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Addio a Oliviero Toscani, fotografo e creativo che ha lasciato un segno profondo nella pubblicità italiana
In sessant'anni di carriera Oliviero Toscani ha lavorato per decine di testate e centinaia di marchi: dai jeans Jesus di 'Chi mi ama mi segua' alla lunga collaborazione con United Colors of Benetton, fino alle campagne più marcatamente sociali sui rifugiati, la sicurezza, la violenza contro le donne.
Fra i soggetti più famosi il bacio tra un prete e una suora, i volti dei condannati a morte, il malato di AIDS sul letto di morte e molte altre immagini ancora più ‘radicali’. E ancora il corpo della modella e attrice francese Isabelle Caro consumata dall'anoressia.
Tutte campagne che hanno indubbiamente lasciato il segno e che gli sono valse numerosi premi e riconoscimenti: quattro Leoni al Festival di Cannes, due Grand Prix d’Affichage, il Gran Premio dell'UNESCO, il premio Creative Hero della Saatchi & Saatchi e numerosi premi degli Art Directors Club di tutto il mondo, non ultimo quello alla carriera conferitogli nel 2019 dall'Art Director's Club tedesco (2019).

Classe 1942, debutta nel mondo della pubblicità con una campagna per il cornetto Algida. La fama arriva con la campagna Jesus, realizzata insieme a Emanuele Pirella, e i suoi scatti arrivano sulle pagine delle riviste di moda più prestigiose come Elle, Vogue, GQ, Harper's Bazaar ed Esquire. Intanto realizza foto per celebri maison di moda come Valentino, Chanel e Fiorucci, e firma scatti pubblicitari per brand come Esprit, Robe di Kappa, Prénatal, Inter Football Club, Snai, Toyota, Ministero del Lavoro, Artemide, Woolworth, ed enti e istituzioni quali Ministero dell'Ambiente e della Salute, Crocerossa Italiana, Regione Calabria, Fondazione Umberto Veronesi.
Risale al 1982 l’inizio della lunga partnership con Luciano Benetton: le campagne degli anni ‘80 e ‘90 rendono il marchio famoso in tutto il mondo, anche se più dei capi di abbigliamento mettono in primo piano temi sociali come l'uguaglianza, la mafia, il contrasto al razzismo e all'omofobia, la lotta all'Aids o alla pena di morte.

In collaborazione con l’azienda veneta nel 1991 lancia e dirige la rivista Colors, e nel 1994 dà vita a Fabrica, centro internazionale per le arti e la ricerca della comunicazione moderna. Il sodalizio con il gruppo Benetton si interrompe nel 2000, in seguito alla controversa campagna che utilizza foto reali di condannati a morte negli Stati Uniti che non erano stati informati dello scopo ‘pubblicitario’ di quei ritratti.

Da ricordare anche le campagne di moda per il marchio RaRe, incentrate sull'omofobia, le collaborazioni con la Croce Rossa, l'Istituto Superiore della Sanità e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite, e quella del 2007 contro l’anoressia per il marchio Nolita, che divide critica e opinione pubblica grazie al già citato ritratto della modella e attrice francese Isabelle Caro.
Nel 2007 dà vita al progetto ‘Razza Umana’, una galleria di ritratti di varia umanità, una sorta di censimento di tutte le caratteristiche somatiche e sociali del genere umano.

Dal 2018 al 2020 torna con Benetton, rilanciando i temi dell'integrazione, ma viene poi licenziato per le dichiarazioni sul crollo del ponte Morandi.
Il lavoro di Toscani è stato esposto in vari eventi internazionali come la Biennale di Venezia, a San Paolo del Brasile, al m.a.x. museo di Chiasso e nei musei d'arte moderna e contemporanea di tutto il mondo. Da ricordare quella del 2022 a Milano, in occasione del suo ottantesimo compleanno, che uscì dai confini del palazzo della Triennale per riversarsi anche per le vie della città.
E' Presidente onorario dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, onlus che si batte per l’abolizione della pena di morte e della tortura, Toscani è stato anche candidato alla Camera con i Radicali nel 1996 per la Lista Marco Pannella e nel 2006 per la Rosa nel Pugno.

È stato uno dei fondatori dell’Accademia di Architettura di Mendrisio e ha insegnato comunicazione visiva in svariate università e ha scritto diversi libri sulla comunicazione.
Nell’intervista dello scorso anno rilasciata al Corriere della Sera in cui annunciava la sua malattia, Toscani disse che non voleva essere ricordato per una foto in particolare, “Ma per l’insieme, per l’impegno: non è un’immagine che ti fa la storia, è una scelta etica, estetica, politica da fare con il proprio lavoro”. E infatti non faceva distinzioni tra i giornali e la pubblicità. Il suo approccio era lo stesso: “Se ti metti a cercare un’idea non hai capito nulla di come funziona. O hai una prospettiva, la tua, o non ne hai nessuna”.

