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Nel 2024 Omnicom supera le previsioni e cresce organicamente del +5,2%, stimando per il 2025 un ulteriore aumento tra il +3,5% e il +4,5%. Wren: “Siamo entusiasti e preparati in vista dell’acquisizione di IPG”

Il dato finale sulla crescita nell'intero 2024 ha superato il +5% indicato dalla holding nella sua guidance dello scorso luglio. Più modesta la stima per il 2025 (con un’oscillazione fra il +3,5% e il +4,5%), dovuta all’attesa per l’impatto delle politiche del presidente Trump sul mercato pubblicitario e dei media.

Omnicom ha annunciato di aver chiuso il 2024 con ricavi complessivi di quasi 15,7 miliardi di dollari (circa 997 milioni di dollari, pari al +6,8%, rispetto al 2023). A livello mondiale, tale crescita è stata trainata da un incremento dei ricavi organici di 768,7 milioni di dollari (+5,2%). I ricavi da acquisizioni, al netto delle cessioni, hanno contribuito con un aumento di 293,7 milioni di dollari (+2,0%). L’impatto dei cambi valutari ha pesato invece per un -0,4%.

La crescita organica suddivisa per disciplina ha visto perfomance molto buone nei settori Media & Advertising (+7,8%), Precision Marketing (+3,8%), Public Relations (+3,7%) ed Experiential (+15,4%). In sofferenza invece Healthcare (-0,4%), Execution & Support (- 0,5%) e Branding & Retail Commerce (-6,2%).

Dal punto di vista geografico, la regione che ha performato meglio è stata l’ America Latina (+17,2%), seguita dagli Stati Uniti (+6,8%) e da Medio Oriente e Africa (+5,2%). In crescita anche Asia Pacifico (+3,8%), Europa (mercati Euro e altri paesi europei, +2,8%), e Regno Unito (+2,7%). Unica zona negativa l’Altra America del Nord (-1,5%).

La ‘guidance’ iniziale per il 2025 prevede un rallentamento del tasso di crescita, con un aumento compreso tra il +3,5% e il +4,5%. A proposito di questa stima conservativa, nel corso di una call con gli analisti di mercato il Chairman e CEO di Omnicom, John Wren (nella foto) ha spiegato che la nuova presidenza di Donald Trump potrebbe portare a molti cambiamenti nelle decisioni politiche che potrebbero influenzare l’andamento del mercato pubblicitario. “Siamo ancora ottimisti” ha detto Wren, aggiungendo che eventuali revisioni delle previsioni potranno nascere dalle future ulteriori discussioni con i clienti in base ai potenziali cambiamenti politici dellìamministrazione repubblicana.


In vista dell’acquisizione di IPG
Non poteva mancare, durante la call, una disamina approfondita dei diversi aspetti legati all’acquisizone del Gruppo Interpublic. Wren si è innanzitutto detto fiducioso nella capacità di Omnicom di mantenere la stessa solidità anche nel 2025: “Partiamo da una posizione di forza, e siamo perfettamente preparati ed entusiasti della fusione di attività e culture complementari che sono l’obiettivo della nostra proposta di acquisizione di IPG. Insieme, clienti e dipendenti beneficeranno di un’offerta di creatività, innovazione ed efficacia ancora maggiori. L’unione dei nostri ‘data asset’ non avrà eguali sul mercato, alimentando una creatività leader, prodotta su larga scala e attivata dalla struttura media più quotata al mondo grazie alla sua capacità di generare risultati misurabili per i clienti. Vediamo un potenziale significativo derivante dalle sinergie attese sui ricavi e sui costi che possono spingere la crescita oltre quanto Omnicom avrebbe potuto ottenere da sola”.

Wren ha quindi fornito alcuni dettagli su come prevede di raggiungere un risparmio di 750 milioni di dollari grazie al merger delle due holding: sarà eliminato circa il 40% delle spese corporate delle società combinate, inclusi 200 milioni di dollari di risparmi sui rimborsi e 110 milioni di dollari di spese amministrative generali; altri 25 milioni di dollari di risparmi proverranno dalla centralizzazione delle piattaforme tecnologiche e dei dati; 150 milioni di dollari saranno risparmiati grazie a una revisione degli acquisti e dei contratti con fornitori terzi; settore IT e servizi condivisi dovrebbero consentire savings per 70 milioni di dollari; e il portafoglio immobiliare combinato sarà ridotto di circa 55 milioni di dollari.

Una volta completata la fusione, ha sottolineato Wren, l'85% dei ricavi dell'azienda sarà generato nei primi 10 mercati, mentre il restante 15% proverrà da ulteriori 40 mercati. In questi 10 mercati, ha assicurato il Chairman di Omnicom, i brand di IPG – McCann, FCB e tutti gli altri – saranno pienamente mantenuti. In quelli al di fuori dei primi 10 le agenzie IPG saranno invece molto probabilmente riorganizzate in una struttura allineata a Omnicom Advertising Group, creato proprio la scorsa estate per semplificare le operazioni, eliminare duplicazioni nei servizi di back-office e allocare le risorse in modo più efficiente sui mercati locali.

Alla domanda su come i clienti abbiano reagito alla proposta di fusione, Wren ha risposto che “Non ci sono state preoccupazioni che non siamo stati in grado di affrontare e il feedback è stato favorevole”. Considerando il portafoglio combinato di capacità di Omnicom/IPG, Wren ha affermato di non aspettarsi grandi reazioni negative da parte dei clienti.

Nell’attesa che il processo di approvazione normativa in corso negli Stati Uniti e in altri 17 paesi faccia il suo corso, e non sarà una cosa breve, gli azionisti di entrambe le società voteranno sulla fusione durante riunioni straordinarie fissate per il 18 marzo.

Tommaso Ridolfi