Mercato
Podcastory: crescita a doppia cifra nei primi sei mesi del 2023 (+40% del fatturato). Previsto un incremento di oltre il +60% per fine anno
In chiusura del primo semestre 2023, Davide Schioppa, Founder e CEO di Podcastory, conferma la crescita del fatturato e l’importanza di volgere lo sguardo al mercato europeo. Nel settore podcast l’offerta è cresciuta, ma la domanda non ha lo stesso passo, forse per un atteggiamento ancora troppo
conservativo.
Nel 2022 Podcastory è cresciuta consolidando la propria posizione in Italia, uscendo dai confini nazionali con la nascita di Podcastory Spagna e crescendo anche in termini di fatturato (+600% rispetto al 2021). I primi 6 mesi del 2023 hanno seguito lo stesso trend?
Sì, assolutamente. La crescita di Podcastory nei primi sei mesi del 2023 è stata, rispetto ai primi sei mesi del 2022, una crescita a due cifre. Abbiamo un fatturato che ha superato circa del 40% il fatturato del 2022 come primo semestre e proiettiamo una chiusura del 2023, rispetto al 2022, con una crescita superiore al 60%.
Tornando alla nascita di Podcastory Spagna, perché è fondamentale raggiungere i mercati esteri?
La crescita sui mercati esteri è necessaria per garantire alla nostra azienda una crescita orizzontale. Siamo d’altronde, e questo sembra un gioco di parole, una verticalità, facciamo esclusivamente podcast. Arriveremo quindi a un certo punto in cui il mercato di riferimento, il mercato geografico in
cui lavoriamo, diventerà per noi un mercato saturo. Per questo motivo abbiamo necessità di sbloccare, in maniera anche abbastanza rapida, i mercati collaterali, da un punto di vista geografico quelli confinanti, come Spagna e Francia, e quindi il resto d'Europa. Se l'obiettivo che abbiamo è ambizioso,
e lo è, è necessario che nasca la prima podcast factory europea. Noi vogliamo esserlo e dire la nostra, al pari delle grandi aziende, al pari delle grandi podcast factory americane.
Secondo i dati raccolti dalla Ipsos Digital Audio Survey, nel 2022 il mercato italiano è cresciuto di 1,8 milioni di utenti rispetto all'anno precedente. A che punto siamo oggi?
La crescita è costante, però questi dati che ci vengono letti e che vengono interpretati da parte di Ipsos, o da altri istituti di ricerca, li trovo assolutamente normali. Non mi stupisco davanti a queste crescite perché stiamo parlando di qualcosa che fino al 2019 praticamente non esisteva in Italia. Nel 2020 abbiamo iniziato a vedere una crescita, ma se guardiamo il gap esistente tra i podcast e gli altri media c’è ancora tanta strada da fare per arrivare ad avere un certo numero di utenti e ad un'audience significativa per questo media. Non arriveremo mai a quelle che sono le numeriche della televisione, non arriveremo mai a quelle che sono le audience della radio o dei video o del web più in generale; non ci arriveremo mai perché il podcast è una forma d'arte e quindi c'è bisogno di una sensibilità per arrivare ad avere attenzione verso questo mezzo. E non tutti hanno questa sensibilità, quindi il podcast sarà sempre per pochi, ma buoni. Questa è la mia visione.
Nel mercato dell’advertising sui podcast il branded content ha un ruolo sempre più importante, ma per Podcastory è stato fin dall’inizio un business model. Come si è evoluto fino ad oggi nel mondo podcast?
Allora l'evoluzione è innanzitutto data dalla presenza di tanti concorrenti. Quando siamo arrivati tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, l'offerta da parte di aziende come la nostra era assolutamente limitata. C'erano dei player assolutamente onorevoli che proponevano una maggiore attenzione rispetto a quelli che erano i contenuti, magari autorali. Noi siamo arrivati proponendo una maggiore attenzione sull'emozionalità del suono, sull’emozionalità della voce, oltre che sui contenuti, e ci siamo rivolti subito al mercato pubblicitario perché nel mio DNA, come in quello degli altri fondatori, c'è appunto la réclame. Oggi il mercato del branded content è affollato, ci sono più player, tutti di grandissima qualità. C'è già un'evoluzione in termini proprio qualitativi, dovuta al fatto che, se siamo in tanti ad offrire un prodotto di qualità, siamo tutti quanti obbligati a dover cercare costantemente qualcosa per migliorarci, che può essere in un'idea di contenuto, in un'idea del suono, in una voce particolare o in dinamiche di distribuzione per raggiungere maggiore audience. Questo è un cambiamento che c'è già stato.
Al crescere dell'offerta, tuttavia, non è corrisposta una pari crescita della domanda. La domanda è più lenta e solo quando inizierà a crescere più velocemente rispetto al presente, probabilmente ci sarà più libertà creativa. Oggi, infatti, non mancano idee creative da realizzare con i podcast, ma manca un po’ di coraggio da parte della domanda, da parte di chi si trova dall'altra parte e rimane ancora un po’ conservativo. Solo quando la domanda avrà un’accelerazione nella propria crescita, probabilmente ci divertiremo un po’ tutti di più.