Industry
Rinviata al 15 luglio la ripresa di eventi e fiere. #Italialive non ci sta. Sagone (Club degli Eventi): “Oltre al danno la beffa”, Albarelli (Federcongressi&eventi): "Comportamento irresponsabile del governo"
Martedì 9 giugno uno spiraglio di luce aveva illuminato la strada della ripresa per l'industria degli eventi. Grazie alle linee guida approvate in quella data dalla Conferenza delle Regioni (leggi news), finalmente indicazioni chiare in merito a protocolli che rendessero immediatamente fattibile la ripartenza di eventi e congressi. In Italia già tre regioni con Ordinanze ad hoc, Sicilia (leggi news), Campania (leggi news) ed Emilia Romagna (leggi news), hanno predisposto la ripresa di eventi, congressi, convegni, cinema, spettacoli dal vivo a partire dall'8 giugno per Sicilia e Campania e 15 giugno per Emilia Romagna.
A distanza di soli due giorni è di nuovo tutto in discussione considerando il contenuto del nuovo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte per la Fase 3, in cui si legge: "Restano sospese sino al 14 luglio 2020 le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso, le fiere e i congressi".
"Siamo profondamente indignati dal comportamento irresponsabile del governo che con il nuovo Dpcm sta tirando un colpo basso all'industria degli eventi e delle fiere, che stava iniziando a rialzarsi dopo un lungo periodo di fermo seguendo le linee guida per un'imminente ripartenza approvate dalla Conferenza delle Regioni martedì 9 giugno. Non troviamo nessuna ragionevole logica a tutela delle persone e delle regole anti-contagio, che giustifichi la decisione di rinviare di un mese la ripartenza di congressi, eventi e fiere" ha commentato Alessandra Albarelli, presidente Federcongressi&eventi, continuando: "Non staremo con le mani in mano. Stiamo già risentendo tutte le regioni per intraprendere una azione comune nei confronti del Governo, con lo scopo di rivendicare il diritto a procedere con quanto già avviato in questi giorni relativamente alla ripresa del settore senza attendere la data del 15 luglio fissata nel nuovo decreto"
Il presidente di Federcongressi&eventi confida nel fatto che nel Dpcm viene anche affermato: "Le regioni e le province autonome, in relazione all'andamento della situazione epidemiologica nei propri territori, possono stabilire una diversa data di ripresa delle attività, nonché un diverso numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi", senza che sia specificato che per 'diversa data' si intenda necessariamente successiva a quella fissata del 15 luglio.
"Siamo esterrefatti nel prendere atto di quanto dettato dal nuovo Dpcm relativamente a un ennesimo rinvio nella ripresa della nostra industry. Non riusciamo a capire come possano avere trascurato di nuovo l'importanza per il Pil del Paese di un settore che, insieme al turismo organizzato, genera 650 mila posti di lavoro e 85 miliardi considerando l'indotto. Oltre il danno la beffa se si considera che nello stesso documento hanno invece dato il via libera ad attività quali cinema, teatri e concerti, che espongono allo stesso rischio (se non maggiore) di favorire il progredire dell'epidemia rispetto a contesti dall'elevato potere di controllo sui flussi circolanti quali sono quelli tipici degli eventi" ha aggiunto Salvatore Sagone, portavoce di #Italialive e del Club degli Eventi e della Live Communication
Come puntualizzato da Sagone infatti tra le attività che secondo il Dpcm possono riprendere dal 15 giugno "gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, da concerto, cinematografiche e in altri spazi, anche all'aperto, ma con alcune cautele e precauzioni" solo con "posti a sedere preassegnati e distanziati e a condizione che sia assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno 1 metro sia per il personale, sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, con il numero massimo di 1.000 spettatori per spettacoli all'aperto e di 200 spettatori per spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala, nel rispetto delle linee guida" e sempre "a condizione che le Regioni e le province autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento delle attività con l'andamento della situazione epidiemologica".
Maria Ferrucci