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Coronavirus. Il comparto degli eventi e della live communication avvia iniziative corali guardando al futuro e chiama le istituzioni a fare la propria parte

Si è tenuta il 4 marzo, a porte chiuse presso Copernico Centrale, la riunione del Club degli eventi e della Live Communication, che coinvolge 40 tra i principali player del settore. Obiettivo dell’incontro avviare concretamente un tavolo di lavoro permanente e stabilire le linee guida da seguire per proteggere un comparto tanto rilevante per l’economia italiana e che, al momento, come riportato da Italia Oggi, tra rinvii e annullamenti ha già registrato un danno di 1,5 mld. Presente alla riunione del CLUB anche la direttrice del CNA di Milano Laura Buscarini.

“Sebbene il comparto degli eventi possa sembrare “invisibile”, ha in realtà così tante ramificazioni e implicazioni da essere una delle colonne portanti dell’economia italiana. Basti pensare che il 40% delle notti acquistate in hotel è correlato agli eventi. Un settore nel quale vengono fatti investimenti nell’ordine dei 10 miliardi di euro e che arriva a coinvolgere 500 mila persone. Una voce del PIL importantissima, che non si può sottovalutare. Al di là della situazione contingente, sono convinto che questo settore saprà reagire, con professionalità e con creatività, grazie a una delle sue più grandi peculiarità: quella di essere estremamente flessibile, veloce e capace di adattarsi in tempo reale ai cambiamenti. Cogliendone anche le opportunità, una fra queste sarà senz'altro il digitale”

Con queste dichiarazioni in diretta su Due di denari - Radio 24 di Salvatore Sagone, portavoce del Club degli Eventi e della Live Communication e Presidente ADC Group, si è aperta la giornata di ieri mercoledì 4 marzo. 

In serata si è riunito presso la sede di Copernico Centrale, nel rispetto delle normative vigenti in tema di Coronavirus,  il Club degli eventi e della Live Communication che si è interrogato sul da farsi per intraprendere azioni concrete che prestino attenzione al momento contingente, senza perdere di vista il futuro. Il messaggio è stato univoco: i buoni propositi non bastano, ora tocca anche alle istituzioni agire concretamente. Presente all’incontro, con l’obiettivo di raccogliere le istanze di tutto il comparto, Laura Buscarini, Direttore CNA Milano.

La Buscarini consapevole che bloccare Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna vuol dire bloccare il sistema Europa, ha riconosciuto la necessità di estendere al segmento degli eventi le richieste già elaborate dal CNA, come la cassa integrazione in deroga - necessaria per 3/6 mesi, e non solo uno come ipotizzato - gli sgravi fiscali, la semplificazione e la sospensione delle scadenze che impattano nel lavoro delle imprese, ma anche i contributi per lo smart working. 

In questo momento stanno mancando i capisaldi politici, ma è fondamentale agire per portare in maniera univoca e coordinata tutte le istanze sui tavoli corretti.

Riportiamo di seguito l'intero articolo scritto su Italia Oggi dal giornalista Claudio Plazzotta, dal titolo: Il Virus si abbatte sugli eventi.

Ieri mattina, arrivato come tutti i giorni in redazione, ho acceso il pc e scaricato le mail. Questa la sequenza dei primi quattro messaggi: «Conferenza stampa Despar posticipata al 31 marzo»; «Rinvio di Irish film festa prevista per il 25 marzo»; «Annullata la Roma Ostia half marathon dell'8 marzo».

La filiera dell'entertainment, degli eventi, della live communication è al collasso. Centinaia di società che si occupano di banqueting, di catering, di allestimenti, di luci, audio, logistica, creatività, design, fotografia, riprese televisive, produzione sono ferme per l'emergenza sanitaria causata dal coronavirus Covid-19 che ha colpito l'Italia e il mondo. «E una filiera poco percepita, spesso liquidata come non fondamentale, di nani e ballerine. E invece», spiega Alfredo Accatino, direttore creativo e partner di Filmmaster Events, «è la filiera con i soggetti che realizzano Expo, il Salone del mobile, le settimane della moda, che fa vivere i ristoranti, gli hotel, i locali. E, attenti, quando si rompe questo meccanismo, che non ha mai avuto forme di tutela, crolla tutto».

Il problema di questa filiera degli eventi è che ha confini non ben delineati. Per esempio, c'è una punta della piramide che può comprendere gli eventi corporate promossi dalle aziende per comunicare ai propri consumatori, oppure le presentazioni di prodotto, le convention, i team building e tutti quegli appuntamenti in cui ci siano componenti spettacolari, di intrattenimento e di engagement. Questo segmento, diciamo così di prima fascia, vale circa 900 milioni di euro di giro d'affari nel 2019 (+1,8% sul 2018) per 50 mila addetti impiegati. Ma, come detto, è una sorta di punta dell'iceberg, «perché ad esempio escludiamo gli eventi privati, i matrimoni, che molte volte hanno budget superiori, oppure i congressi, le fiere, la moda. Se dovessimo allargare il perimetro», sottolinea Salvatore Sagone, presidente di Adc group, promotore e portavoce del Club degli eventi e della live communication, tra le più importanti associazioni di categoria del comparto, «si arriva a un indotto attorno ai 10 miliardi di euro per 500 mila addetti. Ed è una stima prudenziale. D'altronde, uno studio della Università Cattolica ha mostrato come il 40% delle notti in hotel a Milano sia correlato agli eventi. E questa proporzione si trasla quindi pure su ristoranti, locali. In base ai dati delle camere di commercio, le società che, nella loro ragione sociale, si occupano anche di eventi fanno 3,6 miliardi di fatturato, e quelle di banqueting e catering valgono 2,5 miliardi. Poi ci sono gli allestimenti audiovisivi, le hostess, i traduttori, i designer, le location, i trasporti, la logistica, gli eventi consumer. E tralasciamo gli eventi culturali o musicali. E un indotto immenso. Se si ferma la filiera degli eventi, si ferma l'Italia».

Le cancellazioni, i rinvii, gli annullamenti hanno già prodotto un danno di circa 1,5 miliardi di euro di ricavi che verranno meno. Il Club degli Eventi e della Live Communication, perciò, manda almeno tre messaggi forti: «Le istituzioni devono stare attente alla comunicazione», dice Sagone, «poiché il momento è grave ma si è urlato al panico un po’ troppo presto. In secondo luogo, bisogna capire che questo settore è formato quasi esclusivamente da aziende piccole e medie, destinate a chiudere se stanno ferme tre mesi. Servono quindi aiuti, sostegni, ammortizzatori sociali, sgravi fiscali. In terzo luogo, la crisi e l'emergenza servirà a farci emergere più chiaramente come settore, delineando meglio il perimetro, e anche a ripensare il business, magari dando più spazio ad eventi sul web, sfilate o concerti in streaming, presentazioni in digital». 

La crisi, effettivamente, può essere l'occasione per trovare nuove aree di business: «Sto pensando a modalità nuove», commenta Accatino, «per esempio proponendo alle aziende dei contenuti di un brand da vedere da casa, sul web. Bisogna ideare format nuovi, fare lanci di prodotto da remoto. Di sicuro in questo momento di emergenza si sta di più a casa, si leggono più giornali, si guarda più televisione. E anche per le agenzie di pubblicità può essere un momento positivo, ci sono persone più giovani davanti al televisore. Insomma, si aprono scenari nuovi per l'advertising e per i contenuti. Ma non possiamo dimenticare che gran parte del settore degli eventi, adesso, non lavora. Saltano i budget a fronte di costi fissi già anticipati. I clienti non pianificano per il futuro. E se la situazione si protrae ancora per qualche mese», ripete Accatino, «quando poi l'emergenza finirà troveremo solo le macerie. Perciò la nostra filiera non va considerata come voluttuaria: non lo è, anche se non ha mai chiesto aiuti o cassa integrazione, né ha mai avuto forme di tutela. Ora servono interventi e prese di coscienza, altrimenti, lo dico ancora una volta, crolla tutto».