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Coronavirus. Parchi di divertimento, verso il tracollo un business con un indotto da oltre 1 mld di euro. Richiesto lo stato di crisi

Per il settore si parla di danni economici immediati e molto rilevanti, dovuti alla sospensione delle gite scolastiche, alla drammatica flessione delle prevendite di biglietti online e della soppressione di eventi. In crisi un intero settore che genera 25.000 occupati diretti, di cui 10.000 fissi e 15.000 stagionali, a cui si sommano 60.000 posizioni legate all’indotto.

Tra i tanti settori in sofferenza a causa dall'emergenza Coronavirus, anche quello delle imprese che gestiscono parchi divertimento. I segnali sono già evidenti attraverso i dati di vendita delle biglietterie online, che da domenica 23 febbraio stanno subendo un calo in alcuni casi di oltre il 90%.

In queste settimane i parchi divertimento sono in avvio di stagione, si effettua la selezione del personale stagionale e si definiscono i tempi delle campagne di marketing online e offline. 

In un contesto, come quello attuale, che impone divieti di apertura sulla cui durata nessuno può fare previsioni, i parchi divertimento stanno valutando vari scenari, come l’apertura ritardata della stagione, fino all’eventualità più estrema di dover saltare completamente la stagione per non compromettere i bilanci in modo irreparabile. Nelle aziende del settore non è possibile prevedere lo Smart Working, attivabile solo per qualche decina di dipendenti, rispetto alle centinaia, o migliaia, di collaboratori operativi all’interno del parco.

L’associazione parchi permanenti italiani (PPI), che raggruppa più di 230 parchi divertimento di carattere tematico, acquatico e faunistico, assicura l’adozione di tutte le misure straordinarie necessarie per fronteggiare l’emergenza legata alla diffusione del Coronavirus. In ottemperanza alle ordinanze emanate dalle Regioni coinvolte, le realtà interessate hanno già sospeso tutte le attività in corso, mentre l’Associazione è al lavoro per coordinare le azioni da intraprendere nei parchi la cui apertura, prevista nel corso delle prossime settimane, dovrà essere posticipata.

"Abbiamo a cuore la salute dei nostri ospiti, bambini, ragazzi e adulti" dichiara Giuseppe Ira (in foto), presidente dell’associazione parchi permanenti italiani e del parco a tema Leolandia "per questo siamo perfettamente consci dell’emergenza e della necessità di adottare tutti i provvedimenti necessari a contenerla. È tuttavia indubbio che la sospensione delle attività in corso per i parchi già aperti, la proroga delle aperture per i parchi ancora chiusi e l’annullamento di tutte le gite scolastiche stanno già avendo delle conseguenze gravi su tutto il comparto, specialmente in un periodo decisivo come quello primaverile che, con la Pasqua, rappresenta un terzo del fatturato dell’intera stagione. Per questo abbiamo già chiesto il riconoscimento dello stato di crisi per l’intero settore, a prescindere dalla localizzazione dei singoli parchi".

Il comparto nel 2019 ha generato ricavi pari a 420 milioni di euro (stimato) per un totale di 20 milioni di visitatori provenienti dall’Italia e 1,5 milioni di arrivi dall’estero. Considerando ristorazione, trasporti, merchandising e hotel, il volume d’affari complessivo dell’indotto nel 2019 supera la barriera di 1 miliardo di euro.

Cifre importanti anche sul fronte del lavoro: il settore genera 25.000 occupati diretti, di cui 10.000 fissi e 15.000 stagionali, a cui si sommano 60.000 posizioni legate all’indotto. In questi giorni le imprese erano alle prese con la fase di selezione delle migliaia di dipendenti stagionali, attualmente sospesa. I piani di assunzione dovranno purtroppo tenere conto della criticità di questo periodo e di una stagione 2020 che subirà un calo nei ricavi di decine di punti percentuali.

"Condividiamo gli obiettivi dei provvedimenti intrapresi" prosegue Ira  "ma appare evidente che non sono sostenibili per le imprese del nostro comparto. Abbiamo già sensibilizzato il premier Giuseppe Conte, Stefano Patuanelli, ministro per lo sviluppo economico e Dario Franceschini. Il nostro scopo è di ottenere garanzie specifiche a tutela del business dei nostri associati e dell’intero settore: agevolazioni fiscali, cassa integrazione straordinaria, moratoria per pagamenti fiscali e bancari e misure volte ad agevolare i pagamenti dell’Iva".

Tutto ciò, alla luce del ruolo sempre più centrale dei parchi a tema sia per i costanti e cospicui investimenti, che nel solo 2019 superano i 100 milioni di euro, sia come volano per lo sviluppo dell’offerta turistica italiana. Lo scorso anno il settore ha generato 1,1 milioni di pernottamenti in hotel, intercettando tanto gli Italiani, quanto i turisti provenienti dall’estero, da sempre molto sensibili all’offerta degli “amusement park”.

“Ancora prima dell’emergenza Coronavirus – conclude Maurizio Crisanti, segretario nazionale dell’associazione parchi permanenti italiani– avevamo presentato le nostre istanze alle istituzioni per ottenere un sostegno concreto. Basti pensare che, per un retaggio del passato, a livello normativo siamo ancora equiparati al settore dei circhi e degli spettacoli viaggianti: un settore con cui abbiamo sempre meno a che fare".