Industry
Di scena a Expocon il fenomeno delle aggregazioni
I punti focali che sono stati toccati durante il convegno di Federcongressi a Riccione sono stati: il difficile posizionamento internazionale dell’Italia dei congressi, il potenziale delle sinergie fra imprese, gli strumenti a tutela dei rischi e i più riusciti casi di fusione o acquisizione dei tempi recenti.
Di fronte a una vasta platea di associati e di operatori del settore, in una delle sale del neo-inaugurato Palazzo dei Congressi di Riccione, Federcongressi ha tenuto anche quest’anno il suo convegno tematico nell’ambito di Expocon, la manifestazione che Palariccione dedica all’industria congressuale e all’event marketing, che si è tenuta il 5 e 6 giugno scorsi.
L’argomento del convegno era di particolare rilievo strategico: Operare nella meeting industry italiana: il fenomeno delle aggregazioni. Nel settore congressuale le imprese hanno in genere dimensione limitata e i soggetti sono scarsamente propensi ad aggregarsi rinunciando all’individualità della propria organizzazione.
Ciò comporta numerose difficoltà operative e gestionali che si concretizzano spesso in una perdita di competitività, specie a livello internazionale, e in uno scarso peso sindacale sul mercato del lavoro. È su questi temi che a Riccione si sono confrontati alcuni dei principali esperti del comparto.
L’evento, oltre che dagli sponsor istituzionali e dalla stessa Palariccione, era sponsorizzato anche dal gruppo bancario Unicredit, che ha così testimoniato il crescente interesse del mondo industriale e finanziario italiano per la meeting & incentive industry.
La prima parte del convegno, dedicata a uno sguardo generale sul mercato, è stata diretta da Ugo Canonici, componente del Comitato esecutivo di Federcongressi. L’introduzione è stata affidata al Prof. Attilio Gardini, Ordinario di Econometria presso la Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università degli Studi di Bologna, il quale ha confermato che l’Italia, pur registrando una positiva crescita dell’attività congressuale internazionale entro i propri confini, continua a stare ai margini del processo di globalizzazione dell’industria.
"Il posizionamento congressuale dell’Italia è pressoché nullo - ha dichiarato Gardini -. Il nostro Paese ospita congressisti dall’estero in numero inferiore ai congressisti italiani che partecipano a eventi oltrefrontiera. Una situazione paradossale dovuta senz’altro, almeno in parte, alla frammentazione del comparto, che impedisce un incremento delle performance, ma non è risolvibile con un semplice, per quanto sostanzioso, processo di aggregazioni: la globalizzazione richiede sì l’unione o la sinergia delle piccole imprese, ma anche la disponibilità di 'massa critica', cioè innovazione e capitali".
"I vantaggi potenziali di un’aggregazione sono molti - ha proseguito Nicola Diligu, amministratore delegato di X-Fert -. Si va dall’incremento del fatturato alla riduzione dei costi e a varie altre agevolazioni finanziarie. Se non sempre si hanno questi risultati è perché in 95 casi su 100, dopo essersi aggregate, le imprese continuano a concentrarsi solo sulle proprie competenze-chiave e non si pongono l’obiettivo - questo sì, strategico - di acquisire vantaggio competitivo sulle risorse esterne, alleandosi coi competitor e facendo affari con loro".
"Non è necessario avventurarsi subito in società di capitali o di persone - ha detto Valeria Bortolotti, dottore commercialista -. Chi non è sicuro di trovarsi bene con il suo partner e cerca una forma di aggregazione 'soft' deve sapere che il nostro ordinamento civilistico gli offre il contratto di associazione in partecipazione (l’equivalente della joint venture anglosassone). Con questo contratto sono le parti stesse a decidere a quale livello ripartirsi gli utili o in che misura fare business insieme. L’associazione temporanea d’impresa (Ati), che da noi prende forma soltanto per le gare, costituisce già uno step successivo e più impegnativo".
Ha poi concluso Mauro Dolla, presidente di MAF Servizi, che ha annunciato di voler approfondire il discorso delle aggregazioni perché "più forte è l’impresa e meglio sa comprendere le esigenze del cliente, fattore imprescindibile in un settore come quello dei servizi".
La seconda parte dell’evento è consistita in una tavola rotonda moderata dal giornalista Cesare Trevisani. Sono stati presentati tre casi di aggregazioni andate a buon fine. Ha esordito Silvio Barbetta, acquisitions and strategic development director del Gruppo Alessandro Rosso Incentive, che ha inglobato, fra le altre realtà, anche Francorosso Incentive, di cui Barbetta stesso era amministratore delegato. "Il processo di aggregazione, iniziato un anno e mezzo fa - ha dichiarato Barbetta - per noi è finalizzato all’approdo in borsa, che ci consentirà di drenare capitali e competere a livello globale con ancor maggiore efficienza. Già oggi possiamo contare su ottimi risultati: oltre 80 milioni di fatturato nel 2007, una previsione superiore ai 100 milioni per il 2008, tre sedi (Milano, Firenze e Roma) e uno staff di 200 persone costantemente messe a parte del progetto e con ottime possibilità di crescita".
La parola è quindi passata a Claudio Avallone, business manager di Comunicativa, per la case history del consorzio Adventurage, comprensivo di cinque imprese attive nel mondo della comunicazione, ciascuna per il proprio ramo di specialità. "La nostra è un’organizzazione non verticalizzata bensì a rete - ha affermato Avallone -. In questo modo abbiamo addirittura sestuplicato la presenza sul territorio, integrando le nostre competenze a quelle dei partner, a pari titolo. Anche noi, a livello di comunicazione interna, abbiamo dovuto superare alcuni inevitabili assestamenti, soprattutto nella mentalità. Ma ne è valsa la pena: in Italia il 95% del sistema economico è composto da microimprese (meno di dieci addetti). Essere dunque nell’altro 5%, fatto di imprese grandi, medie o anche soltanto piccole, costituisce un bel vantaggio in termini di competitività".
Infine il vicepresidente Federcongressi Massimo Fabio (nella foto) ha parlato del distretto congressuale Roma EUR, "riflesso di un’economia come la nostra, il cui successo è sempre stato quello dei distretti industriali. I distretti nascono dalla collaborazione fra imprenditori, cioè dal basso. Non attendono impulsi dall’alto. Favoriscono la conoscenza e l’integrazione delle varie realtà, cosicché laddove un’impresa si rivolge sempre agli stessi fornitori, dopo la nascita del distretto amplia i propri orizzonti a beneficio di tutti. E se crescono gli skill, crescono anche le possibilità di ulteriori aggregazioni. Il tutto, con un’importante autoselezione delle capacità".
A margine del convegno si è tenuto un Comitato esecutivo, nel quale, a seguito della recente modifica statutaria che aumenta da uno a due il numero dei vicepresidenti, il neoconsigliere Carlo Gaeta, presidente di AIMP (Associazione italiana meeting planner - professionisti dei convegni), è stato nominato vicepresidente di Federcongressi, affiancando dunque in questa carica Massimo Fabio, presidente di Italcongressi-PCO Italia.
Per maggiori informazioni: www.federcongressi.it.
L’argomento del convegno era di particolare rilievo strategico: Operare nella meeting industry italiana: il fenomeno delle aggregazioni. Nel settore congressuale le imprese hanno in genere dimensione limitata e i soggetti sono scarsamente propensi ad aggregarsi rinunciando all’individualità della propria organizzazione.
Ciò comporta numerose difficoltà operative e gestionali che si concretizzano spesso in una perdita di competitività, specie a livello internazionale, e in uno scarso peso sindacale sul mercato del lavoro. È su questi temi che a Riccione si sono confrontati alcuni dei principali esperti del comparto.
L’evento, oltre che dagli sponsor istituzionali e dalla stessa Palariccione, era sponsorizzato anche dal gruppo bancario Unicredit, che ha così testimoniato il crescente interesse del mondo industriale e finanziario italiano per la meeting & incentive industry.
La prima parte del convegno, dedicata a uno sguardo generale sul mercato, è stata diretta da Ugo Canonici, componente del Comitato esecutivo di Federcongressi. L’introduzione è stata affidata al Prof. Attilio Gardini, Ordinario di Econometria presso la Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università degli Studi di Bologna, il quale ha confermato che l’Italia, pur registrando una positiva crescita dell’attività congressuale internazionale entro i propri confini, continua a stare ai margini del processo di globalizzazione dell’industria.
"Il posizionamento congressuale dell’Italia è pressoché nullo - ha dichiarato Gardini -. Il nostro Paese ospita congressisti dall’estero in numero inferiore ai congressisti italiani che partecipano a eventi oltrefrontiera. Una situazione paradossale dovuta senz’altro, almeno in parte, alla frammentazione del comparto, che impedisce un incremento delle performance, ma non è risolvibile con un semplice, per quanto sostanzioso, processo di aggregazioni: la globalizzazione richiede sì l’unione o la sinergia delle piccole imprese, ma anche la disponibilità di 'massa critica', cioè innovazione e capitali".
"I vantaggi potenziali di un’aggregazione sono molti - ha proseguito Nicola Diligu, amministratore delegato di X-Fert -. Si va dall’incremento del fatturato alla riduzione dei costi e a varie altre agevolazioni finanziarie. Se non sempre si hanno questi risultati è perché in 95 casi su 100, dopo essersi aggregate, le imprese continuano a concentrarsi solo sulle proprie competenze-chiave e non si pongono l’obiettivo - questo sì, strategico - di acquisire vantaggio competitivo sulle risorse esterne, alleandosi coi competitor e facendo affari con loro".
"Non è necessario avventurarsi subito in società di capitali o di persone - ha detto Valeria Bortolotti, dottore commercialista -. Chi non è sicuro di trovarsi bene con il suo partner e cerca una forma di aggregazione 'soft' deve sapere che il nostro ordinamento civilistico gli offre il contratto di associazione in partecipazione (l’equivalente della joint venture anglosassone). Con questo contratto sono le parti stesse a decidere a quale livello ripartirsi gli utili o in che misura fare business insieme. L’associazione temporanea d’impresa (Ati), che da noi prende forma soltanto per le gare, costituisce già uno step successivo e più impegnativo".
Ha poi concluso Mauro Dolla, presidente di MAF Servizi, che ha annunciato di voler approfondire il discorso delle aggregazioni perché "più forte è l’impresa e meglio sa comprendere le esigenze del cliente, fattore imprescindibile in un settore come quello dei servizi".
La seconda parte dell’evento è consistita in una tavola rotonda moderata dal giornalista Cesare Trevisani. Sono stati presentati tre casi di aggregazioni andate a buon fine. Ha esordito Silvio Barbetta, acquisitions and strategic development director del Gruppo Alessandro Rosso Incentive, che ha inglobato, fra le altre realtà, anche Francorosso Incentive, di cui Barbetta stesso era amministratore delegato. "Il processo di aggregazione, iniziato un anno e mezzo fa - ha dichiarato Barbetta - per noi è finalizzato all’approdo in borsa, che ci consentirà di drenare capitali e competere a livello globale con ancor maggiore efficienza. Già oggi possiamo contare su ottimi risultati: oltre 80 milioni di fatturato nel 2007, una previsione superiore ai 100 milioni per il 2008, tre sedi (Milano, Firenze e Roma) e uno staff di 200 persone costantemente messe a parte del progetto e con ottime possibilità di crescita".
La parola è quindi passata a Claudio Avallone, business manager di Comunicativa, per la case history del consorzio Adventurage, comprensivo di cinque imprese attive nel mondo della comunicazione, ciascuna per il proprio ramo di specialità. "La nostra è un’organizzazione non verticalizzata bensì a rete - ha affermato Avallone -. In questo modo abbiamo addirittura sestuplicato la presenza sul territorio, integrando le nostre competenze a quelle dei partner, a pari titolo. Anche noi, a livello di comunicazione interna, abbiamo dovuto superare alcuni inevitabili assestamenti, soprattutto nella mentalità. Ma ne è valsa la pena: in Italia il 95% del sistema economico è composto da microimprese (meno di dieci addetti). Essere dunque nell’altro 5%, fatto di imprese grandi, medie o anche soltanto piccole, costituisce un bel vantaggio in termini di competitività".
Infine il vicepresidente Federcongressi Massimo Fabio (nella foto) ha parlato del distretto congressuale Roma EUR, "riflesso di un’economia come la nostra, il cui successo è sempre stato quello dei distretti industriali. I distretti nascono dalla collaborazione fra imprenditori, cioè dal basso. Non attendono impulsi dall’alto. Favoriscono la conoscenza e l’integrazione delle varie realtà, cosicché laddove un’impresa si rivolge sempre agli stessi fornitori, dopo la nascita del distretto amplia i propri orizzonti a beneficio di tutti. E se crescono gli skill, crescono anche le possibilità di ulteriori aggregazioni. Il tutto, con un’importante autoselezione delle capacità".
A margine del convegno si è tenuto un Comitato esecutivo, nel quale, a seguito della recente modifica statutaria che aumenta da uno a due il numero dei vicepresidenti, il neoconsigliere Carlo Gaeta, presidente di AIMP (Associazione italiana meeting planner - professionisti dei convegni), è stato nominato vicepresidente di Federcongressi, affiancando dunque in questa carica Massimo Fabio, presidente di Italcongressi-PCO Italia.
Per maggiori informazioni: www.federcongressi.it.