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Meet The Media Guru. Daito Manabe: “Fare arte con la tecnologia dei droni, realtà virtuale e aumentata”

Sfide sempre più impossibili per uno dei media artist più famosi al mondo. Alla base, l’interazione tra essere umano e tecnologia per produrre arte, performance, progetti unici nel loro genere. Droni, robot, AR & VR, Seamless Mixed Reality, ologrammi… Per un futuro di eventi sempre più memorabili.

Media artist fra i più noti al mondo, interaction designer, programmatore, ingegnere e Dj, Daito Manabe è stato il quinto ospite di Meet the Media Guru, appuntamento tenutosi presso gli spazi del Base a Milano (via Bergognone, 34).

Specialista nel fondere linguaggi e strumenti diversi, Manabe si muove fra analogico e digitale, reale e virtuale, con un assunto che non manca mai: la volontà di abbattere i confini fra arte e tecnologia.

Un approccio che si declina attraverso immersioni nel sound design e nell’intelligenza artificiale, passando per droni, installazioni interattive con i robot e performance teatrali.

Nel 2006 Daito ha fondato la società di Rhizomatiks per promuovere la collaborazione tra media art e mondo del business. Da allora ha attivato decine di collaborazioni con realtà diversissime: musei e fashion brand internazionali, compagnie di ballo e musicisti internazionali (la più nota dei quali è Björk) fino alla recentissima apparizione quale testimonial in uno spot di Apple. Manabe è a suo agio tanto in consolle - indimenticabili le sue performance al Sònar di Barcellona - quanto all’università, dove tiene regolarmente corsi.

A Meet the Media Guru Manabe racconta perché la tecnologia sia uno strumento potentissimo per entrare in relazione emotiva con le persone.

Per creare queste ‘connessioni’, Daito usa tecnologie fredde come robot, droni e laser.

“Daito Manabe ci fa tuffare nella Media Art, tema chiave delle esplorazioni di Meet the Media Guru nella cultura digitale fin dalle sue origini. Ispirato fra gli altri da maestri quali Golan Levin, che è stato nostro ospite nel lontano 2006, Manabe è protagonista di una ricerca appassionata e incurante dei presunti confini fra saperi diversi. C’è chi lo ho definito l’uomo che fa ballare i robot, ma a noi piace presentare il suo lavoro come l’esempio di una sintesi riuscita fra le istanze artistico-creative della contemporaneità e gli strumenti, i processi e i paradigmi del digitale” spiega Maria Grazia Mattei, Direttore di Meet the Media Guru.

Manabe, che è intervenuto proprio nel giorno del suo 42° compleanno, ha raccontato alla platea le origini del suo percorso di formazione - genitori entrambi musicisti, passione per i videogiochi, la musica e la matematica, la geometria e la topologia - e l’importanza dell’incontro con Xenakis, compositore, architetto e artista a tutto tondo, che ha fatto scattare in lui il desiderio di capire come generare musica partendo da principi matematici. Poi, ha fuso l’arte e gli eventi nel suo ‘media mix personale’ realizzando performance e opere famose in tutto il mondo.

Oggi la sua società, la Rhizomatiks conta 50 dipendenti, tra cui designer, ingegneri, produttori, architetti, musicisti… Manabe fa parte - neanche a dirlo - del team di ricerca.

A Meet the Media Guru, Manabe ha presentato un assaggio delle declinazioni delle sue contaminazioni tra tecnologia, arte ed eventi.

“Mi sono cimentato in vari campi, tra cui, ad esempio, l’interazione tra Body & Data, conducendo esperimenti utilizzando stimolatori elettrici sul corpo umano per produrre suoni. Con la contrazione muscolare, infatti, si crea una corrente elettrica che viene convertita in musica. La musica viene creata dai muscoli, che diventano come i pomelli del sintetizzatore. Era solo il 2006 e questi esperimenti, innovativi per l’epoca, comprendevano anche la stimolazione magnetica transcranica, utilizzata anche in campo medico. Inoltre, ci eravamo concentrati anche su un sistema di scansione del cervello – la risonanza magnetica funzionale – per capire cosa succede al cervello quando vengono mostrate delle immagini e quando si sente musica”.

Un altro campo a Manabe molto caro è quello di Humans & Robot.

“All’inizio facevo semplicemente scratchare i robot al posto dei DJ. Poi ho cercato di integrare i movimenti dei robot e degli esseri umani per farli coesistere su un palco. Ho aggiunto l’elemento del laser e i movimenti dei danzatori insieme ai robot, in un melange unico. Era un progetto del 2012. Quando creavo queste opere, pensavo: viene prima la tecnologia o la coreografia? Ecco, prima abbiamo sviluppato la parte tecnologica e poi la coreografia insieme ai danzatori. Siamo quindi partiti dall’idea di sviluppo di movimenti robotici. Poi, grazie alle tecnologie di apprendimento meccanico, si può pensare a interazioni tra robot ed esseri umani per creare una maggiore interconnessione. Abbiamo quindi realizzato dei droni che si muovessero liberamente su tutto lo spazio del palco e abbiamo integrato i loro movimenti a quelli dei danzatori. Una performance, chiamata 24 Drones, per la quale abbiamo coreografato i movimenti di tre ballerine con uno stormo di uccelli robotici e che è arrivata anche ad America’s Got Talent”.

Ancora, Manabe parla di Seamless Mixed Reality.

“Si tratta di una definizione inventata da noi, una modalità per integrare realtà aumentata e realtà virtuale in modo uniforme e fluido, fino ad arrivare al punto in cui lo spettatore – che indossa un casco speciale - non capisce più se sta sta guardando un’immagine reale o virtuale. Quando l’abbiamo fatta, 3 anni fa, non esistevano questi caschi, era una novità assoluta”. Manabe ha utilizzato la seamless mixed reality per realizzare progetti con la cantante Bjork, dando luogo a un live streaming in 3D da Tokyo e anche con un famosissimo gruppo giapponese, le Perfume, con cui ha creato un’opera straordinaria: un concerto che sembra ‘normale’, ma dove in realtà le cantanti sono una a New York, una a Londra e una a Tokyo. Grazie alla realtà aumentata le loro performance dal vivo erano perfettamente in sincro. “Abbiamo utilizzato una nuova tecnologia che sarà disponibile dal 2020, la 5G, che dà la possibilità di gestire immagini di grandissimo volume, in 4K”.

Manabe si è poi dedicato allo studio degli ologrammi, il sogno del genere umano. “Utilizzando un muro di fumo e numerose fonti di luce, si può far sì che la rifrazione della luce si concentri su una porzione di fumo, in modo che la luce all’interno della cortina di fumo, somigli a un ologramma. Per la mia performance con una ballerina ho usato 24 proiettori e 8 specchi”.

I lavori di Manabe spaziano anche nell’adv e negli eventi brandizzati. “Ad esempio, abbiamo realizzato una sfilata dove, al posto delle modelle, erano i droni a sfilare sulla passerella con le borse! Ancora, ho trasformato le scarpe della Nike in strumenti musicali, inserendovi all’interno degli speciali sensori”.

Infine, un progetto ambiziosissimo, che ha richiesto un lavoro di 2 anni e mezzo. “Abbiamo firmato il video ‘Obsession’ per la band americana OkGo. Un progetto di una difficoltà estrema, perché si trattava di uno stop motion girato in un’unica sequenza”. Un video realizzato in un caleidoscopio di colori e con 567 stampanti.

“Non resto fermo sui dei format, ma, per ogni evento, cerco di sviluppare tecnologie sempre nuove, che siano perfette per quella singola performance, per quel brand, per quel progetto… Amo le sempre nuove e sorprendere, prima di tutto, me stesso”.

Serena Roberti