Industry

Superstudio Events cresce e prepara il debutto della nuova location in zona Bovisa a Milano. Borioli: "Sarà un 'villaggio' per eventi ma anche un grande set per produzioni cinematografiche"

Di recente acquisto, la ex fabbrica di via Negrotto prima ancora del lancio commerciale sul mercato ha già dimostrato la sua utilità, oltre gli obiettivi di business, ospitando un'iniziativa umanitaria in aiuto alle persone in fuga dalla guerra in Ucraina. Sostenibilità ed espansione internazionale tra gli obiettivi a tendere del Gruppo.

La event industry italiana non sta con le 'mani in mano' di fronte alla tragedia bellica che sta affliggendo il popolo ucraino.

E' di qualche settimana fa il post su Facebook con cui Tommaso Borioli, Ceo di Superstudio Events, metteva al corrente i lettori di aver destinato un nuovo spazio - appena acquisito in Bovisa - ad una iniziativa umanitaria.

Proprio all'interno di questo nuovo spazio, che allarga l’offerta di location per eventi della società, è stato creato dal nulla un grande spazio interamente equipaggiato, 10 camere da letto, bagni, cucine, aree per socializzare, destinate all'accoglienza di rifugiati ucraini. 

Un'operazione, quella della nuova location in via Negrotto, nata all'interno di un piano strategico di sviluppo di Superstudio Events, che prima ancora del suo debutto sul mercato ha già dimostrato la sua utilità, oltre gli obiettivi di business. Un'iniziativa degna di lode di cui abbiamo chiesto i particolari a Tommaso Borioli.

Un nuovo spazio targato Superstudio in una zona, Bovisa, in via di espansione. Come è nato questo progetto e perché?

L’acquisto dello spazio è stato una vera opportunità: si, avevamo in mente di trovare in futuro una nuova sede da dedicare a progetti diversi, non solo location eventi ma anche centro di produzione per il mondo digital. E quando abbiamo trovato questa fabbrica dismessa dai grandi volumi ci è sembrato un segno del destino: il momento di lanciarsi nella nuova impresa era arrivato.

La sua ristrutturazione era prevista non prima di un anno: ma l’emergenza dei rifugiati in fuga dalla guerra è diventata subito urgente. Così, nel giro di dieci giorni abbiamo reso abitabile la palazzina di uffici, che ora può accogliere 33 persone con tutti i comfort. Alla fine dell’emergenza torneranno ad essere i nostri uffici, come previsto.

Vuole raccontarci come ha preso vita la vostra iniziativa no profit?

Certo non potevamo stare con le mani in mano davanti a questa tragedia umana: il mondo è totalmente interconnesso, pensare di vivere separati gli uni dagli altri è irreale. E quel che succede a Kiev riguarda anche noi da vicino. Lo spazio era vuoto e la ristrutturazione prevista tra qualche mese. La palazzina uffici era in ordine, anche se con necessità di ripristinare utenze e arredi. Abbiamo spronato i nostri contatti - fornitori, collaboratori, anche amici - ad un aiuto concreto e rapido e la corsa alla solidarietà ha fatto il resto: la voce si è sparsa e in una settimana abbiamo preparato un comodo spazio per accogliere 33 persone tra adulti e bambini grazie agli aiuti ricevuti. Uno sforzo enorme da parte di tutti. Chi ha portato cibo, chi mobili, chi vestiti: un bimbo ci ha portato il suo peluche preferito con una letterina per il bimbo profugo arrivato! Ora ci stiamo organizzando per aiutarli con la lingua e anche per affrontare un inserimento temporaneo nella vita sociale, son tutte persone qualificate e istruite che potranno insegnarci molto.

Terminata l'emergenza umanitaria, il nuovo spazio tornerà alla funzione per cui è stato acquistato. Quali saranno i suoi utilizzi e quali i plus rispetto a quanto già esiste nel mercato delle location?

Ciò che deisderiamo per via Negrotto è non solo uno spazio per nuovi eventi, ma creare un “villaggio” per ospitare grandi e piccole produzioni filmiche, studi con particolari caratteristiche di set. Un luogo duttile, che può cambiare faccia velocemente e sia anche punto d’incontro, di scambio e condivisione. Qualcosa di innovativo per la nostra città.

Due anni di pandemia hanno generato un grande vuoto in una Industry, quella degli eventi, che è rimasta per troppo tempo ferma a causa delle normative anti-contagio. Come si è difesa Superstudio Events e come vi state riprendendo?

Non ci siamo mai persi d’animo: dopo lo shock del primo attimo io e tutto il team - di incredibile supporto anche nei momenti più difficili - abbiamo cambiato l’offerta trasformando le grandi sale vuote in set fotografici per grandi produzioni. Incredibilmente, la cosa ha funzionato fin da subito e abbiamo potuto gestire mesi di shooting per importanti brand di moda con tutto l’ufficio in smart working. E appena si è potuto riprendere a fare eventi, i clienti sono tornati: più esigenti di prima ma anche più entusiasti che mai. Dal canto nostro, abbiamo sempre garantito la massima sicurezza sanitaria possibile e, per chi ci ha scelto, penso abbia fatto davvero la differenza.

Allargando lo sguardo al Gruppo che guida, quali gli obiettivi a breve e medio termine e come pensate di raggiungerli? 

Molti nostri clienti producono eventi al Superstudio a Milano e anche in altri Paesi, spesso lo stesso evento in tour: sarebbero felici di ritrovarci anche fuori dall’Italia. Nella mia visione, il Superstudio può diventare un network internazionale di spazi “premium” per eventi all’estero e sempre in grandi città, garantendo l’offerta di qualità che siamo in grado di offrire qui.  Sempre nel lungo termine, non meno importante, vogliamo fortemente continuare a percorrere la via della sostenibilità per tutti i nostri spazi, come abbiamo fatto per il Superstudio Maxi che vanta la Certificazione LEED, unico nel suo campo, e vogliamo riuscire a produrre almeno il 75% dell’energia elettrica che usiamo dai nostri impianti fotovoltaici: quando avremo raggiunto questo obiettivo potremmo dirci finalmente soddisfatti.