Editoriale

Space Available in Cannes. Going (new) Spaces

Nella sua rubrica Pasquale Diaferia riflette sulla mancanza di spazio al Palais des Festivals, che ha portato l'organizzazione di Cannes Lions a colonizzare anche altri luoghi al di fuori del Palais. "L’enorme ed attrezzatissimo Palais des Festivals non regge più le code chilometriche per assistere ai seminar, ai forum, alle proiezioni. (...). Logico che l’organizzazione abbia cominciato ad uscire dal palazzo. Colonizzato da qualche anno anche il bellissimo spazio laterale, dove abitualmente si svolge il salone della nautica di settembre, l’organizzazione ha cominciato ad erigere tensostrutture sulla Croisette, dove affitta spazi a televisioni e concessionarie che altrimenti non saprebbero come esibirsi".
Lo spazio comincia a stare stretto al Festival. Abbiamo già detto degli oltre 40mila lavori iscritti. Ieri, 22 giugno, si è avuta la conferma degli oltre 13.500 delegati presenti. Da segnalare che i clienti sono in crescita, si parla di oltre il 35% di uomini di compagnie di tutto il mondo, qui ad osservare  come la tecnologia stia cambiando il loro ed il nostro lavoro.
 
Ma è proprio la dimensione fisica a non bastare più. L’enorme ed attrezzatissimo Palais des Festivals non regge più le code chilometriche per assistere ai seminar, ai forum, alle proiezioni. Nella gigantesca sala stampa, che a maggio serve senza problemi le centinaia di giornalisti del cinema, ieri mattina, giorno tutto sommato tranquillo, non riuscivo a trovare una sedia ed una presa elettrica per il mio Mac. Chissà cosa succederà giovedì, quando arriverà la folla.
 
Logico che l’organizzazione abbia cominciato ad uscire dal palazzo. Colonizzato da qualche anno anche il bellissimo spazio laterale, dove abitualmente si svolge il salone della nautica di settembre, l’organizzazione ha cominciato ad erigere tensostrutture sulla Croisette, dove affitta spazi a televisioni e concessionarie che  altrimenti non saprebbero come esibirsi. Poi ci sono le compagnie che fanno da sole, come Google, la cui spiaggia è una delle più appetite e attrezzate. Oppure Microsoft, che ha progettato quest'anno una delle aree a mare più belle e tecnologiche.
 
Ma non basta mai. Sempre l’organizzazione ufficiale ha creato la sua Plage du Festival presso l’Hotel Carlton. Trovi lo stesso wifi che c’è al Palais, ma soprattutto una serie di incontri d’apertura e chiusura di giornata  che hanno già stabilito dei piccoli record. Per l'esordio con Jonathan Mildenhall, ex direttore comunicazione della Coca Cola ed oggi capo del marketing digitale di Airbnb, L’Economist aveva previsto 80 posti a sedere in spiaggia. Sarà che questi wake up sono una novità, sarà che il breakfast era offerto dal più importante settimanale economico del mondo, ma c’erano 400 persone in piedi a sentire il giovane account di colore della BBH di Londra, che ha fatto carriera ad Atlanta ed oggi dispensa pillole di saggezza digitale.
 
Per esempio ha strappato applausi parlando della differenza tra dotcom companies e la tradizionale multinazionale della bevanda gassata, nella sua esperienza:   "In Coca Cola dovevo fare il baby sitter ad una marca che doveva imparare ad usare la tecnologia per comunicare. Da Airbnb la tecnologia è la comunicazione..."   Poi ci ha regalato sprazzi sui cambiamenti organizzativi di queste aziende di successo:   "Non avete idea di che dimensioni, e quanto complesso, sia il lavoro che in aziende come Airbnb viene fatto da piccoli team, sopratutto nel marketing. Se lo confronto con la gigantesca coca cola, capisco dove si perda il denaro..."   Oppure  a domanda sulle ricerche nel digital, risponde:   "Da Airbnb non facciamo ricerche prima delle azioni. Abbiamo la possibilità di verificare in tempo reale come funziona la comunicazione."
 
Niente di così rivoluzionario, dite. Ma stavolta ero circondato non da colleghi creativi, ma da uomini d’azienda di tutte le età. Dal Chairman californiano alla giovane manager del far east asiatico. Tutti attenti, tutti a caccia di conoscenza, di tecnologia, di nuovi processi. A proposito, non si vedono clienti italiani. Guarda un po’.
 
I pochi colleghi italiani, all’opening partymserali,  li trovo sparpagliati e un po’ sottosopra. Un produttore, un direttore creativo di multinazionale con i suoi ragazzi, un paio di indipendenti. Tutti stanno seguendo il loro festival, il loro percorso, la loro ricerca in questa sintesi di creatività applicata alla tecnologia. Ma la sensazione è che qui stiamo muovendoci in uno spazio elastico e metafisico. E che, una volta tornati a casa, ritroveremo quei clienti che non sono venuti. E le solite concrezioni saline della nostra grotta della pubblicità televisiva, che ci impediranno di trasformare quello che vediamo qui in realtà italiana.   
 
 Pasquale Diaferia  
twitter@pipiccola