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Renzi propone di abolire il canone Rai e alzare i tetti pubblicitari. Sassoli (UPA): "Progetto demenziale. La Rai è dei cittadini che pagano il canone e degli investitori pubblicitari, non un servizio dei politici”. Calenda: "Una presa in giro"

Il presidente dell'associazione che riunisce la maggiori aziende investitrici, in un'intervista alla stampa, boccia la proposta del capo del Pd, che ha scatenato anche un dibattito nel mondo politico. Critica anche la reazione del Ministro dello Sviluppo Economico, cui hanno replicato lo stesso Renzi e il presidente del PD Matteo Orfini. "E puntuale come un orologio svizzero parte la campagna elettorale e arriva l'attacco alla Rai" ha scritto infine l'Usigrai.

“La proposta di Renzi di abolire il canone e alzare i tetti pubblicitari è demenziale, confusa, contraddittoria, demagogica, elettoralistica”. Così il servizio pubblico diventerà il servizio dei politici”.

Questo il duro commento rilasciato a Primaonline dal presidente dell'UPA Lorenzo Sassoli de Bianchi (a sinistra nella foto), in merito alla proposta avanzata dal segretario del Pd Matteo Renzi, secondo quanto rivela un'indiscrezione pubblicata il 5 gennaio da Repubblica, di togliere il canone Rai trasformandolo in finanziamento pubblico in attesa dei risultati provenienti da una totale liberalizzazione la raccolta pubblicitaria. Trasformando di fatto la Rai in una televisione commerciale.

Nell'intervista a Prima Comunicazione il presidente dell'associazione che raggruppa le maggiori aziende investitrici del mercato e fondatore della Valsoia, dichiara con tono critico : "Sono stupefatto dell'accanimento che Renzi ha mostrato e continua a mostrare nei confronti della Rai come se fosse roba sua da utilizzare per i suoi interessi politici. Invece non è cosi. La Rai è dei cittadini italiani che pagano il canone e caso mai degli investitori pubblicitari che portano nelle sue casse settecento milioni di euro all'anno".

"La decisione di abolire “la brutta tassa sulla tv, come Renzi chiama il canone, è solo l’ultima delle scelte disastrose che, prima da leader del governo e poi da dietro le quinte come capo del Pd, Renzi ha messo in atto nei confronti del servizio pubblico - prosegue Sassoli - .  Dichiaro subito di credere al valore del servizio pubblico, tanto più in un mondo mediatico e della comunicazione sempre più confuso e difficile da interpretare. Un servizio pubblico che va molto valorizzato e migliorato. E sono convinto che i cittadini non siano cosi contrari a pagare per concederselo”.

Una convinzione che, spiega Sassoli, nasce " dalle numerose ricerche che in Upa realizziamo per capire i sentiment dei consumatori e dei cittadini rispetto ai media e a tutto ciò che sta intorno ai consumi e alla comunicazione. E le assicuro che sul tema canone Rai c’è sempre stato un atteggiamento ambivalente e contraddittorio: gli italiani tengono molto al servizio pubblico anche se non hanno mai amato pagare il canone".

Tornando all'idea di abolire il canone trasformandolo in finanziamento pubblico e alzando il tetto pubblicitario, il presidente dell'UPA prosegue deciso: "Mi dispiace ma Renzi e i suoi collaboratori non hanno idea di cosa sia il servizio pubblico. Loro pensano a una Rai di servizio alla politica. E se passerà l’abolizione del canone il legame di Viale Mazzini a Palazzo Chigi sarà come una camicia di forza. Già si è visto cosa sono stati capaci di fare senza ‘leggi speciali’: aver fatto fuori un direttore generale come Campo Dall’Orto è stato un peccato capitale; aver messo una professionista come Milena Gabanelli nell’impossibilità di lavorare, per cui ha deciso di andarsene, ha fatto perdere alla Rai un asset professionale di valore. Aver avallato le richieste economiche di Fazio, perché è una grande e utile vetrina per le comparsate politiche, ha significato togliere denari per altri programmi di qualità come ‘Petrolio’. E poi Massimo Giletti regalato alla concorrenza perché irritava la politica…. E tutti i politici ad applaudire o zitti aspettando il proprio tutto per incassare".

Per Sassoli toccare i tetti pubblicitari della Rai "creerebbe uno tsunami che sconvolgerebbe il sistema da tempo tenuto in una situazione di equilibrio pilotato". E continua: "È demenziale pensare di fare della raccolta pubblicitaria la fonte principale delle risorse per la Rai, senza considerare gli effetti che avrebbe sulla qualità dell'offerta editoriale".

Infine, in risposta ai molti che interpretano il progetto renziano di alzare i tetti pubblicitari Rai come una minaccia a Berlusconi che vedrebbe messa a rischio la quota del 56,7% del mercato pubblicitario detenuta da Mediaset a fronte del 20% della Rai, del 12,5% dei canali free di Sky, del 4,2% di La 7 e del 6,5% di Discovery (dati Nielsen dei primi nove mesi del 2017) Sassoli dichiara a Primaonline: "Se è una mossa tattica nei confronti di Berlusconi la giudico di poco effetto. Più probabile che il tentativo di Renzi punti a dimostrare al suo elettorato, spaventato dalla prospettiva di un accordo di governo Pd Centro Destra, di non voler fare inciuci con il nemico su un terreno visibile come è quello della televisione, senza sottovalutare la voglia di piacere al popolo tagliando “la brutta tassa sulla tv”. La cosa è drammatica e c’è da chiedersi che fine ha fatto il politico che in molti abbiamo considerato una importante risorsa per il futuro del nostro Paese".

Ricordiamo che l'idea di Renzi va nella direzione opposta rispetto alla deposizione in Vigilanza di Anna Maria Bernini, nella quale la parlamentare di Forza Italia spinge verso il contenimento dei fatturati pubblicitari di Rai Pubblicità, accusata  di fare dumping abbassando le tariffe grazie a sconti che, si legge nella deposizione: “tra il 2012 e il 2016 sarebbero aumentati fino a un valore medio dell’85% con punte fino al 90%”. Dati che Mediaset ha portato con un esposto anche al giudizio dell’Agcom.

Il progetto del capo del Pd ha scatenato un botta e risposta anche nel mondo politico, sollevando  la reazione del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda (a destra nella foto), che il 5 gennaio scorso in un Tweet ha scritto: " “Spero che l’idea di abolire il canone Rai sostituendolo con un finanziamento dello Stato non sia LA proposta del @pdnetwork x campagna elettorale come riportato da @repubblica. e dunque sarebbe solo una partita (presa) di (in) giro”.

Il Ministro aggiunge in un altro tweet: "Nell'ordine: 1) Governo Renzi ha messo canone in bolletta e non si può promettere in campagna elettorale il contrario di quello che si è fatto al Governo, 2) se si vuole affrontare la questione del canone allora si ragioni su privatizzazione RAI altrimenti è presa in giro". "

"La privatizzazione della Rai “aiuterebbe a dare una disciplina finanziaria e a tenere la politica fuori” ha inoltre scritto il ministro in riposta  ad Andrea Romano, deputato del Partito Democratico, che aveva dichiarato: “In epoca di moltiplicazione esponenziale delle piattaforme e dell’offerta televisiva, finalmente con più libertà per l’utente, la ‘privatizzazione della Rai’ non suona come residuo ideologico novecentesco ampiamente superato dalla realtà?”.

Al tweet di Calenda non è mancata la replica di Renzi che nella serata del 5 gennaio ha twittato, senza nominare il Ministro: "«#CanoneRai prima del nostro governo aumentava ogni anno. Nel 2014 era a 113€. Adesso è a 90€. Pagare meno, pagare tutti. Si può garantire servizio pubblico abbassando i costi per i cittadini: abbiamo iniziato a farlo, continueremo. Non facciamo proclami, noi parliamo coi fatti".

"Per la cronaca, la fiscalizzazione del #canoneRai è una nostra proposta storica. E rafforza la Rai. Mentre di privatizzazioni che hanno distrutto (o quasi) aziende strategiche del paese ne abbiamo già viste troppe. E direi anche basta» ha  scritto su Twitter il presidente del Pd Matteo Orfini, intervenendo nel dibattito sull'abolizione del canone Rai, con la proposta di far derivare le risorse per la tv pubblica dalla fiscalità generale e non dal canone.

 «Quando mettemmo in bolletta il canone Rai spiegammo che recupero evasione serviva a far pagare meno. E così è stato. Ma sempre (non solo allora) abbiamo detto che l'obiettivo era il superamento del canone. Io resto di quella idea. Poi sulle modalità possiamo discutere» ha aggiunto Orfini.

"E puntuale come un orologio svizzero parte la campagna elettorale e arriva l'attacco alla Rai - ha scritto infine l'Usigrai -.  È un copione che si ripete anni. Segnaliamo che laddove si è abolito il canone il Servizio Pubblico è stato fortemente ridimensionato. A tutto vantaggio dei privati. Se questo è l'obiettivo basta dichiararlo apertamente" . (Leggi il documento completo qui).

 

EC