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Ricerca Astra/Club degli Eventi sull’impatto del coronavirus, fase 5. Nel 2020 perdite del 70,8% del fatturato. E nel 2021 si prevede un -64%

La quinta edizione dell'indagine mostra un quadro molto negativo, con, nel 2020, il 40% degli intervistati che perde almeno l’85% del fatturato. E gli effetti negativi si avranno anche quest’anno. Crescono gli eventi digitali, ma le aziende sentono la mancanza di quelli fisici (94,5%).

Gli effetti della pandemia sui risultati 2020 dei protagonisti del settore eventi sono stati devastanti, con una perdita media del 70,8% e oltre l’85% per il 40%. E nel 2021, seppure in maniera più contenuta, l’impatto sarà ancora molto forte (perdita media intorno al -64% sul 2019). La ripresa? Probabilmente solo dal 2022. E i clienti sperano di tornare, appena sarà possibile, a fare eventi fisici con la stessa intensità del passato (70,4%).

Questi sono i dati più eclatanti emersi dalla quinta fase dell’indagine ‘L’Industry degli Eventi e della Live Communication di fronte alla crisi Covid19’, svolta per Adc Group da AstraRicerche. Dall’inizio della pandemia, Astra e Adc hanno fornito periodicamente una fotografia aggiornata del mercato degli eventi in Italia grazie alle risposte di agenzie, fornitori e aziende clienti, rilevando le estreme difficoltà di una situazione inedita.

A questa quinta edizione - la prima di quest’anno - svolta il 15 marzo e il 15 aprile 2021, hanno partecipato 427 fra agenzie, fornitori e aziende clienti.

Crolla il numero degli eventi

Il primo dato che emerge dall’indagine è il calo vertiginoso del numero degli eventi svolto nel 2020 rispetto al 2019. “Se prima del Covid la media era di 104 all’anno, nel 2020 essa è stata di 26,3 – spiega Cosimo Finzi, direttore di AstraRicerche -. Questo dato, di per sé non catastrofico, è per buona parte determinato dai primi due mesi del 2020, in cui ancora non c’era la pandemia, e in cui sono stati eseguiti in media 8,3 eventi, mentre sono andati totalmente persi i mesi migliori per gli eventi all’aperto”.

Un dato positivo è quello che riguarda il 2021, che vede, nei primi due mesi, un numero di eventi sviluppati leggermente superiore allo stesso periodo dell’anno precedente: 9,3 contro 8,3. Di questi, però, ben 3,5 sono digitali e 2,8 sono ibridi. 

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Il 40% perde almeno l’85% del fatturato

Disastrosa è invece la fotografia relativa alle perdite: mediamente i rispondenti hanno perso nel 2020 il 70,8% del fatturato, con il 40% che dichiara di avere perso almeno l’85% e l’80% che ha fatturato meno della metà del 2019. 

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“Per il 2021 le previsioni sono un po’ migliori rispetto al 2020 ma comunque catastrofiche - commenta Finzi -. Rispetto al 2019, infatti, si avrà una perdita media intorno al -64%”

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Ma quando si potrà tornare a fare eventi? Per il 52,3% non prima del 2022, mentre solo per l’8,4% prima dell’estate. Sentimento medio: si riparte a gennaio 2022.

Licenziamenti in vista

Altri dati eloquenti di una situazione difficile sono quelli relativi  alla forza lavoro: il 60% dichiara infatti che dovrà rinunciare a dipendenti/collaboratori continuativi o semi-continuativi, con il 40% che dovrà tagliare almeno ¼ della forza lavoro.

Eventi digitali sempre più strategici

Un aspetto interessante, emerso già nelle scorse edizioni dell’indagine, riguarda la crescita degli eventi digitali: cresce il numero delle strutture per cui sono rilevanti (16,4% contro il 10% dell’anno scorso). 

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Anche i fornitori spingono sul digitale, come emerge dalle risposte a una nuova domanda di questa ricerca: per il 52,4%, infatti, i fornitori rilevanti hanno modificato la propria offerta in direzione del digital. Allo stesso tempo, però, il 21,3% ha dovuto interrompere la propria attività o rischia di doverlo fare. In questo contesto, si nota la tendenza di alcuni rilevanti fornitori a trasformare la propria attività cercando di andare nella direzione di agenzie a servizio completo.

I clienti vogliono tornare agli eventi fisici

Dal canto loro, le aziende clienti dichiarano di sentire fortemente la mancanza di eventi fisici (94,5%) e che senza di essi non raggiungono i propri obiettivi di comunicazione e di target (78%). Per il 70,3% quelli digitali sostituiscono poco o per niente quelli fisici e solo per il 26% raggiungono gli obiettivi.

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Soprattutto, c’è la voglia di tornare, appena sarà possibile, a fare eventi fisici con la stessa intensità del passato (70,4%). 

“Il trend verso gli eventi digitali - conclude Finzi - continuerà anche dopo la fine della pandemia, ma la volontà di tornare agli eventi fisici è evidente e fondamentale. Come dimostrano altri studi da noi effettuati per Adc Group, le aziende ritengono che l’evento dal vivo abbia caratteristiche uniche per quanto riguarda efficaciamemorabilità e intensità del rapporto con il target e quindi non sia sostituibile in toto con quello digitale. Vero che negli ultimi mesi, la necessità di svolgere eventi digitali ha mostrato la possibilità, solo per alcune categorie di eventi e solo per alcuni target, di passare a eventi digitali o ibridi. Fanno bene, quindi, le aziende a organizzarsi per essere pronte a erogare eventi di tipo digitale, ma non si potrà prescindere dal patrimonio di competenze delle agenzie e dei loro professionisti per quanto riguarda gli eventi fisici, che torneranno a essere le parte predominante di questa industry”.

Ilaria Myr