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De Micheli e Oddo (Casta Diva Group): "Expo è come una pagina Facebook piena di post intriganti"

Un'inchiesta 'sui generis' per tenere alta l'attenzione sull'Esposizione Universale in corso a Milano. Abbiamo chiesto ai direttori creativi delle agenzie di eventi cosa pensano di questa Expo, che cosa consiglierebbero di visitare, cosa invece non hanno apprezzato e su cosa interverrebbero se avessero loro in mano l'intera organizzazione dell'evento.

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Sono direttori creativi e hanno una lunga e consolidata esperienza nel mondo degli eventi, ma sono anche uomini e donne con gusti personali e una propria sensibilità.

Questa volta non parliamo di business. Dopo aver pubblicato i progetti firmati dalle diverse agenzie all'Esposizione Universale, abbiamo voluto rivolgerci ai direttori creativi per sapere cosa ne pensano davvero di questa Expo.

Un punto di vista inedito, senz'altro critico, che unisce l'occhio del professionista alla sensibilità e ai gusti personali.

Parliamo oggi con Luca Oddo Andrea De Micheli (FOTO), rispettivamente presidente e ceo di Casta Diva Group, la holding a cui fa capo l'agenzia di eventi EGG Events.

Qual è stata la sua prima impressione entrando in Expo? Che tipo di sensazione le ha trasmesso il sito espositivo?
Positiva, tutto in ordine, nessun ritardo, nessun 'camouflage' imbarazzante... Le note polemiche ci sono sembrate sostanzialmente strumentali. D’altro canto, la sensazione di essere in una 'città utopica' o sul set di un film di fantapolitica, che è così forte quando si passeggia per il Decumano, contrasta con una certa mancanza di contenuti reali. Ti sembra di ricevere solo degli stimoli di breve respiro e scarsa profondità, come in una pagina Facebook piena di post intriganti, ma non così rilevanti come vorrebbero sembrare.

Dopo aver visitato Expo 2015, e in qualità di visitatore, cosa si sentirebbe di consigliare a chi non vi è ancora stato? Quali padiglioni o progetti o installazioni l’hanno particolarmente colpita e divertita e perché?
Parlando di contenuti, l’Expo è piena di opere d’arte: non perdetevele! Un favoloso Tintoretto nel padiglione del Vaticano, centinaia di opere accumulate da Sgarbi tra i ristoranti regionali di Eataly e soprattutto al piano superiore, nella mostra Tesori d’Italia: da non perdere.
Per quanto riguarda i padiglioni, quelli che ci sono sembrati più riusciti nel farti entrare in un altro mondo sono il magnifico Padiglione Zero e quello dell’Austria, il cui bosco cambia suono, temperatura e umidità: un’esperienza fisica totalizzante.


In qualità di creativo e dal punto di vista più professionale, invece, quali spunti creativi ha tratto dalla sua visita? Quali idee o impressioni crede possano aver arricchito il suo bagaglio di creativo?
Abbiamo capito meglio quello che occorre fare per creare un padiglione efficace: scegliere e dire una cosa sola, farlo in modo esperienziale, non razionale, creare una macchina spaziotemporale che trasporti in un baleno il visitatore in un 'altrove' fisico e mentale. 

Che cosa, invece, NON ha apprezzato? Cosa giudica negativamente? C’è qualcosa che ha deluso le sue aspettative?
Le Expo di questa generazione - post muro di Berlino - sono parchi tematici per famiglie. I temi sono i più condivisibili, ma anche i più banali possibile, fatti apposta per andar bene a tutti. Sembrano quelle dichiarazioni stereotipate delle Miss Universo: 'La pace nel mondo, cibo sano per tutti'. Ma non si può fare una seria discussione su questi temi tanto generalisti se si devono mettere d’accordo fast food e slow food, multinazionali degli Ogm e contadini impoveriti dalle stesse. Quindi la delusione, se proprio vogliamo trovarne una, è proprio intrinseca al format, non certo su come l’Italia l’ha interpretato. 

In cosa Expo, come evento globale, dovrebbe migliorare? Se fosse lei l’organizzatore dell’Esposizione Universale su cosa interverrebbe?
Come dicevo, il problema è il format: se dobbiamo mettere d’accordo Israele e Palestina, Iran e Vaticano, Cina e Tibet facciamo fatica a dire qualcosa di molto significativo. E in qualità di condominio abitato da stati sovrani, l’Expo è un soggetto debole rispetto ai suoi condomini. Tuttavia, come capita spesso agli amministratori di condominio, l’Expo può gestire in relativa autonomia una bella macchina da soldi, e lo diciamo senza voler svilire con questo la sua funzione, e senza riferirci specificamente ai fenomeni corruttivi che sono emersi. 

In definitiva, ci pare che il senso di queste Expo di terza generazione sia smuovere l’economia, dare ai Paesi che se le aggiudicano l’occasione di parlare di sé, e di dimostrare il proprio peso nel mondo. In questa visione un po’ cinica, ma credo realistica, l’Expo ideale è quella che non perda soldi pubblici, ma possibilmente ne crei, sia in modo diretto con gli incassi e l’indotto, sia in modo indiretto attraverso l’immagine che il Paese ospitante sarà capace di proiettare nel mondo intero. In questo senso crediamo che l’Expo milanese possa essere un successo.

In definitiva, si sente orgoglioso, come italiano, di questo evento? Secondo lei stiamo facendo una bella figura di fronte al mondo?
Ci sentiamo orgogliosi che il nostro Paese abbia dimostrato al mondo di essere estremamente efficiente e affidabile, e che abbia rispedito al mittente i pregiudizi e i luoghi comuni che ancora ammorbano la nostra immagine, anche per colpa di un diffuso auto-razzismo dovuto a una profonda ignoranza del mondo. Gli italiani sono bravissimi organizzatori, sono capaci, intelligenti, flessibili quanto basta, vanno al cuore dei problemi, e sanno gestire complessità immense: quelle dell’Expo come quelle dei grandi cantieri che dirigono in tutto il mondo: strade, dighe, linee elettriche lunghe migliaia di chilometri, tanto per fare qualche esempio. 

Basta con i pregiudizi negativi sull’Italia e positivi su altri Paesi! Per convincerci che non siamo poi così male rispetto a quelli a torto considerati primi della classe, basti considerare i pasticci che i paesi del nord hanno aggiunto ai problemi della crisi greca.

Chiara Pozzoli