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“Time Out”, il progetto europeo di inclusione attraverso lo sport per dare risposte alle nuove esigenze in ambito sportivo giovanile

Grazie a una partnership che vede coinvolte più realtà di Paesi europei quali l’ente di ricerca Dramblys di Albacete (Spagna), il centro di formazione professionale Aeva di Avere (Portogallo) e, per l’Italia, i Comuni di Belluno, Alpago e Paese, presto verranno attivate le sinergie utili a creare un modello che sarà poi utilizzabile anche altrove.

È stato presentato al Parlamento Europeo di Bruxelles il progetto “Time Out”, iniziativa che punta a creare nuovi percorsi formativi nell’ambito dello sport. “Time Out” intende dare risposte alle nuove esigenze emerse, in ambito sportivo giovanile, dopo l’emergenza Covid, ma soprattutto a seguito delle restrizioni imposte dal lockdown, i cui riflessi hanno profondamente segnato la socialità di tanti ragazzi. 

“Credo sia fondamentale creare e sostenere quanti più momenti e attività di aggregazione per i nostri ragazzi - ha commentato Gianantonio Da Re (al centro nella foto), europarlamentare della Lega e membro del gruppo Identità e Democrazia - . I lunghi mesi di lockdown li hanno portati a un uso esasperato dei social network e della rete: servono ora spazi e occasioni di ritrovo fisico, che - proprio attraverso i valori sani dello sport - sanno regalare una crescita formativa oltre che una  necessaria attività fisica”

Grazie a una partnership che vede coinvolte più realtà di Paesi europei quali l’ente di ricerca Dramblys di Albacete (Spagna), il centro di formazione professionale Aeva di Avere (Portogallo) e, per l’Italia, i Comuni di Belluno, Alpago e Paese, presto verranno attivate le sinergie utili a creare un modello che sarà poi utilizzabile anche altrove: “Siamo grati all’onorevole Da Re per averci coinvolti in questa iniziativa - ha spiegato Carlo Urio (a sinistra nella foto), presidente dell’associazione sportiva dilettantistica Phoenix, coordinatrice e beneficiaria dei 60mila euro funzionali all’organizzazione delle attività - . Per noi un riconoscimento importante, che ci permetterà di organizzare attività rivolte agli staff delle squadre, agli arbitri, agli atleti, con particolari attenzione all’inclusione dei giocatori meno fortunati che potranno sentirsi parte dei nostri progetti, dei nostri allenamenti e delle nostre partite”

La buona pratica che nascerà da questo esperimento potrà quindi essere replicabile in altri contesti: “Certo l’impegno economico da parte dell’Europa può apparire limitato - ha spiegato Mirko Mazzarolo (a destra nella foto), funzionario a Bruxelles per la Regione Veneto, anch’essa partner del progetto - . Va però considerato che per le piccole realtà dei nostri paesi, si tratta di una risorsa preziosa per mettere in campo le attività che “Time out” si prefigge”.