Da sinistra, Chiara Confalonieri (Elio e le Storie Tese), Giulio Mazzoleni (Mika), Giulia Mazzetto (Carosello Records), Simona Muti (Punk For Business), Luca De Gennaro (MTV) e Filippo Solibello (speaker radiofonico)
Evento culturale

Bea Festival. Wasted Talent: cosa (non) fare quando si lavora con gli artisti

Proposte ben definite e coerenti con l’identità dell’artista. Questo il segreto per attivare una collaborazione di brand che veicoli messaggi e contenuti efficaci. Ne hanno parlato al Bea Festival 2018 ospiti illustri del mondo della musica italiana e internazionale.

Il rapporto tra artisti e brand oggi si fa sempre più stretto. Molto spesso, la buona riuscita di un evento è legata alla presenza di un ospite speciale che regali un’esperienza unica e memorabile al pubblico presente. Eventi e artisti sono, dunque, due universi sempre più interconnessi. Tuttavia, per veicolare un messaggio coerente ed efficace è necessario che questi due mondi siano coniugati alla perfezione e ‘parlino’ al target nella stessa lingua.

Non di rado, però, le aziende e le agenzie non sanno come rapportarsi con la figura dell’artista e il suo management, avanzando richieste talvolta non pertinenti, fuorvianti e poco produttive.

Il Bea Festival 2018 è stato occasione d’incontro e confronto tra il mondo musicale e quello aziendale attraverso il talk ‘Wasted Talent: Cosa (non) fare quando si lavora con gli artisti’ moderato dallo speaker radiofonico Filippo Solibello in cui sono intervenuti

Giulio Mazzoleni, Artist & Management advisor di Mika; Giulia Mazzetto, Vice Managing Director Carosello Records; Chiara Confalonieri, Responsabile Comunicazione e Pubbliche Relazioni di Hukapan– Elio e le Storie Tese e Luca De Gennaro, Vice President of Talent & Music – MTV South Europe, Middle East, Africa e Simona Muti, Creative & Business Development Director Punk For Business.

L’intento? Quello di fornire un ‘how to’, un piccolo manuale di istruzioni per sapere cosa fare quando si decide di inserire una performance d’artista nei propri eventi.

Prima questione: ma gli artisti fanno eventi? Quanto sono disponibili? “Certo che li fanno, ma spesso non lo sa nessuno”, spiega De Gennaro. “I segreti della musica sono le ‘convention’ non dette. Pensate che l’unico caso nella storia in cui Bob Dylan ha suonato insieme al figlio Jakob è stato proprio in occasione di una convention! Come dire, “if the money is good...”, tutto è possibile!”.

Quindi, una volta appurato che sì, gli artisti fanno eventi, resta da capire come coinvolgerli.

La situazione ideale sarebbe quella di mettere sul tavolo un progetto già ben definito. “Per noi il massimo sarebbe sapere che: a) c’è tempo per creare un progetto ad hoc; b) il progetto ha già uno script dettagliato su cui poi gli artisti possono intervenire con il proprio contributo creativo; c) il budget è adeguato”, spiega Chiara Confalonieri. “Di solito è un’utopia…”.

Di che tempistiche parliamo? Per una campagna o un jingle, di settimane, ma se si tratta di un concerto, possono servire mesi.

“Un’altra cosa che vorrei fosse chiara fin da subito è la durata della performance”, spiega Giulio Mazzoleni. “Io mi occupo di Mika per l’Italia e spesso mi chiamano proponendomi un concerto che va, indicativamente, da… 45 minuti a 1 ora e 30! La situazione cambia, soprattutto se il budget è ancora un’incognita. Se non si forniscono dettagli più precisi, negoziare diventa quasi impossibile. Un consiglio che mi sento di dare ad aziende e agenzie è quello di documentarsi bene sull’artista prima di contattare il management: studiatene le passioni, il suo mondo, i suoi stimoli… Vi faccio un esempio concreto: Mika è un cantante, ma tanti non sanno che è lui a ideare e disegnare le sue scenografie, è una persona molto creativa che ama ‘metterci del suo’. Sicuramente, gli eventi e le collaborazioni più interessanti sono, per lui, quelle che possono dare sfogo alla sua fantasia. Con il brand di occhiali Lozza, ad esempio, Mika da testimonial è diventato designer: ha scelto la linea, ha voluto testare i materiali… E il risultato è stato eccezionale. Per questo vi esorto a cercare di individuare l’artista più adatto ai vostri obiettivi e fargli una proposta calzante e stimolante, permettendogli di realizzare qualcosa di autentico”.

Se, invece, ci rivolge a chi gestisce un ampio ventaglio di artisti - sponsor compresi - come nel caso di Giulia Mazzetto di Carosello Records, che segue, tra gli altri, Levante, Skin, Emis Killa e The Giornalisti, è possibile essere guidati dalla casa discografica scelta per individuare l’artista più adatto alle proprie esigenze. “Lavoriamo tantissimo con i brand, anche perché, diciamolo chiaramente, oggi molti artisti faticano a vivere ‘di sola musica’. Le collaborazioni di questo tipo consentono di guadagnare e, soprattutto, di ottenere una maggior visibilità, che si traduce in maggior notorietà sul territorio. Per quanto riguarda il contributo creativo, poiché lavoro con molti artisti, posso affermare che molto dipende dall’indole: alcuni sono felici di darlo, altri preferiscono fare il loro lavoro e basta”.

Un’altra questione sollevata dagli ospiti del talk è quella della cosiddetta ‘scimmietta ammaestrata’. Cosa significa? Che spesso, le aziende, poiché ‘comprano’ un artista per il proprio evento, si sentono in diritto di chiedere qualsiasi cosa. “Gli artisti sono degli esseri umani e ci sono dei limiti da rispettare. Va chiarito prima se devono firmare autografi, fare foto e tutto il resto. Sempre, come dicevo, sia per una questione caratteriale oltre che, naturalmente, professionale. Le proposte vanno valutate, non state ‘affittando a ore’ una persona senza alcuna condizione. I Meet & Greet sono pratica molto comune, ma vanno concordati in anticipo”.

Infine, vi è la questione dei social. Molto spesso le aziende chiedono post, stories e quant’altro senza porsi troppi problemi. “Gli artisti non sono degli influencer. Quello non è il loro lavoro, lo sono ‘di riflesso, perché essendo noti, hanno tanti followers. Anche in questo caso, le proposte vanno strutturate bene, la pagina dell’artista non può essere una vetrina con troppi post #adv perché altrimenti perde credibilità. Non confondete gli influencer con gli artisti e viceversa”, sottolinea Mazzetto.

Infine, la questione del ‘nome importante a tutti i costi’. “Spesso le aziende/agenzie fanno eventi a porte chiuse dove gli invitati vedono ciò che viene proposto - spiega Mazzoleni - . Consultatevi con noi, magari per quel progetto abbiamo nomi perfetti anche se meno conosciuti che possono regalare esperienze più efficaci a prezzi più contenuti. Un esempio concreto? Stiamo attivando collaborazioni molto interessanti con Wrongonyou, per cui i clienti sono sempre molto soddisfatti. Quanti di voi lo conoscono?”

Serena Roberti

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BEA FESTIVAL - PARTNER 

Il Festival Italiano degli Eventi e della Live Communication è un evento organizzato da ADC Group

POWERED BY

Punk For Business: ideazione creativa

SPONSOR

Loretoprint: stampe

MAIN PARTNER

Clonwerk: regia

Digivents: app e accrediti

East End Studios: location

Milano Music Consulting: artisti e intrattenimento

New Light: audio e luci

Speciallab: personale e hostess

Sts Communication: video

PARTNER TECNICI

Ba Booth Italia: photobooth

Balsamo: transfer

Coca-Cola Hbc Italia: beverage

Fondazione Birra Moretti: beverage

Galotto: layher

Giò Forma: architetto - progetto palco

Joy Project: effetti speciali

Kimbo: beverage

Laser Entertainment: effetti speciali

Lem International - Silentsystem: cuffie wireless

Modo Rent e Modo Eventi: arredi

MyVote.it: sistema di votazione

nEmoGruppo Architetti: architetto - sale e area expo

Neverest: contributi video

Novital: muletti

Primo Round: social media agency

Souldesigner: selfiebot

Tensotend: tensotrutture

PATROCINIO BEST CATERING AWARDS

Fondazione Gualtiero Marchesi

Food for Good