
Evento culturale
Bea World Festival 2018. Charles Bahr (tubeconnect media): “Per ingaggiare la Generazione Z, bisogna capirla. Ecco i miei consigli da 16enne”
(dalla nostra inviata a Coimbra Serena Roberti). Come influenzare e ottimizzare la comunicazione per i nativi digitali? Quali piattaforme usano i giovani di oggi per comunicare? Quali sono i network rilevanti - Facebook, Instagram, Snapchat -? Quali contenuti attirano realmente la loro attenzione e come si può creare engagement per gli eventi che li vedono protagonisti?
Capire come l’influencer marketing possa essere uno strumento potentissimo anche nel settore degli eventi è stato l’obiettivo dell’incontro dal titolo ‘To Attract a Gen Z Customer, Ask a Gen Z Customer. How Communication Works in the Era of Social Natives’ con protagonista Charles Bahr, un giovane di soli 16 anni (in piena Gen Z!) che, due anni fa ha fondato la sua società di influencer marketing, tubeconnect media. Una realtà con sede ad Amburgo che, in pochissimo tempo, si è ampliata a un team di 20 dipendenti, di cui molti giovanissimi.
Bahr parte dal presupposto che, per comunicare con la Generazione Z, ci si debba relazionare direttamente con il target, capire cosa ama, cosa lo coinvolge. “Quando parliamo di Gen Z, ci riferiamo a un pubblico che va dai 10 ai 23 anni circa. Questo macro gruppo si divide poi in 3 fasce d’età: i Kids (8-12 anni), i Teens (13-17 anni) e i Mini Millennials (18-23 anni). Ognuno di questi gruppi ha gusti, abitudini e interessi ben precisi”.
Quali sono, oggi, le piattaforme rilevanti per la Gen Z?
Instagram: per self expression, influencers & friends
Snapchat: per la peer to peer communication
YouTube: per l’attenzione verso gli influencer in base ai propri interessi
Musical.ly: molto amato dai Kids per produrre contenuti propri
Twitch: per gamer e nerd, ha un’altissima fidelizzazione
Twitter: seppur rivolto a fasce d’età diverse, è amato dalla Gen Z per trattare di interessi specifici
La domandona sorge spontanea: dov’è Facebook? Ce lo siamo dimenticato? “Niente affatto! Nella mia classe ci saranno sì e no quattro ragazzi che hanno un profilo Facebook e lo usano per lo più per stare in contatto con i parenti - spiega Bahr -. La Generazione Z lo trova noioso, vecchio, superato. Tenetene conto quando pensate a campagne che si rivolgono a noi!”.
A questo punto Bahr ha snocciolato qualche dritta utile per capire i gusti della Gen Z, facendo l’esempio dei tools utilizzati dai Kids:
“A sorpresa, il mezzo più usato è Whatsapp e, in particolare, le Whatsapp Stories. Perché? Perché spesso i bambini/ragazzini di quest’età hanno un cellulare ma non hanno il permesso di aprirsi un profilo sui social. Le Stories diventano, di conseguenza, l’unica via per condividere contenuti. Un altro must è Tik Tok, che permette di creare short video divertenti con musica annessa. Se volete sapere quali sono i trend musicali degli ultimi mesi, entrare in Tik Tok, è sempre aggiornatissimo”.
Insomma, il fatto è che per essere rilevanti per la Generazione Z, dobbiamo capirla con un po’ di pazienza.
La comunicazione classica non funziona, non è efficace. “Bisogna creare relevant content per il target di riferimento. Parliamo, ad esempio, dei ‘like’: un ‘like’ non ha così tanto valore per la nostra generazione e non deve essere più così cruciale nel 2018 nel calcolo dei KPI. Concentratevi, piuttosto, sulla produzione di buoni contenuti, non su una comunicazione cool. A noi interessano contenuti creativi, che ci coinvolgano e che ci appartengano”.
Una case history esemplare è stata, ad esempio, quella che ha visto protagonista il brand Levi’s che, tre anni fa, ha rilanciato la classica t-shirt bianca con il logo rosso. “Per ingaggiare la Gen Z, è stato prima fatto un focus group e poi, ad Amsterdam, è stato creato il primo Generation Z Levi’s Store, tutto pensato e dedicato al giovane pubblico. Abbiamo cercato di capire cosa avrebbero potuto apprezzare i teenagers a partire dal visual merchandising fino alle attività in negozio, la disposizione del materiale, la merce in evidenza… E’ stato un incredibile successo”.
Infine, un altro punto cruciale, infine, sono gli influencer. Bahr parla di youngfluencer, ovvero influencer molto giovani che crescono in maniera verticale ingaggiando una tipologia precisa di target. “In Germania abbiamo Oskar, 16 anni, un ragazzo normale che posta le sue giornate, niente di speciale. Ma i suoi video sono fatti molto bene e il suo approccio è quello giusto, perché è uno storyteller nato, potrebbe essere il vostro migliore amico che vi racconta cosa fa. Ancora, ci sono anche i bambini: negli Usa, This is Ryan - 6 anni, ha un canale con 14.324.209 iscritti che lo guardano spacchettare i regali. Insomma, per lavorare con questa generazione bisogna sedercisi a tavolino e capirne l’autentica creatività. Il segreto non è creare content tutti centrati sul prodotto, ma che siano rilevanti per il target. La Gen Z non ama i product placement espliciti, ama i buoni contenuti”.