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Space Available in Cannes/5: Dal #metoo alle donne che cambiano il mondo economico: al Festival si vedono le nuove soluzioni alla questione femminile

Diaferia riflette sullo spirito nuovo legato alla parità di genere trovato quest'anno al Festival. "C'è una nuova visione della soluzione del problema, che prevede una forte e cosciente collaborazione femminile, ma sopratutto la partecipazione al processo del mondo economico e finanziario, vissuto come prevalentemente maschile ma non come nemico". Una convinzione espressa anche nel manifesto di Female Quotient, il movimento statunitense sostenuto da molte grandi aziende" e presente anche al Festival di Cannes con la presidente Shelley Zalis.

L'aveva anticipato al Festival del'anno scorso Mark Pritchard, CMO di P&G: “Non si può affrontare un tema cruciale come la condizione femminile con un hashtag, non basta la denuncia.”

Sembrava la campana a morto per #metoo, il movimento aggressivo e giustizialista che da due anni stava cercando di risolvere la questione femminile con denunce e processi per molestie sessuali. Le cronache hanno certificato che quel tipo di strategia non ha portato effetti, né in Italia, né nel resto del mondo. Una grande parte dei processi mediatici si è risolta nelle aule con risultati modesti: solo poche degli accuse si sono trasformate in condanne. La reputazione professionale di molti accusati (anche di quelli assolti) è stata distrutta, ma la stessa fine hanno fatto molti degli accusatori e accusatrici: travolti da tesi insostenibili, con nessuna prova ed esagerata emotività, sono stati trascinati nello steso tipo di tritacarne mediatico. Asia Argento è un esempio lampante per tutti, valido negli Usa e nella vecchia Europa.

Per questo non mi sono stupito quando ho trovato uno spirito nuovo quest'anno al Festival, che parte da una forte convinzione, espressa nel manifesto di Female Quotient, il movimento statunitense sostenuto da molte grandi aziende, che vuole riportare la Gender Equality alla sua componente basica: è tema economico e sociale, innanzitutto. Nella suite 731 del Martinez, dove per cinque giorni la Presidente Shelley Zalis ha radunato il mondo delle professioniste, campeggia un bellissimo mini poster che recita: “Questo prodotto costa 1 dollaro per gli uomini, e 0,80 per le donne. E' giusto che sia cosi, visto che noi guadagniamo mediamente il 20% in meno.”

Sostenuta da una quarantina di grandi banche, gruppi industriali multinazionali e media company (tra cui FB e Google), la penthouse del Martinez e la sua vista mozzafiato sono la sintesi di dove le donne vogliono, testardamente e pacificamente, arrivare: la parità economica, che comporterà automaticamente quella culturale e sociale.

Niente isterie proto femministe (anche se c'è una carica energetica formidabile in queste donne), niente giustizialismo selvatico (anche se la richiesta di soluzioni eque e condivise è palese): qui siamo davanti alla parte sana della società, quella che anche gli uomini sostengono. Proprio ieri Bollorè, all'interno di un grande piano strategico (leggi news), segnalava che Havas ha già lavorato per portare le donne in posizione dirigenziale al 44%, con l'obiettivo 2020 di arrivare sopra il 50%.

Insomma, c'è una nuova visione della soluzione del problema, che prevede una forte e cosciente collaborazione femminile, ma sopratutto la partecipazione al processo del mondo economico e finanziario, vissuto come prevalentemente maschile ma non come nemico: si tratta di compagni di viaggio, che sapranno ammettere le ragioni di chi reclama più spazio e considerazione ma, sopratutto, più denaro.

In questo è stato un altro segnale forte la partecipazione di Robin Writgh, attrice e regista , che ha presentato in diversi incontri la sua fondazione “Pour le femmes”, che opera proprio sul lavoro femminile e la sua valorizzazione economica e commerciale. La carica simbolica della sua presenza sta proprio nel fatto che la Wright, ancora splendente nei suoi 53 anni, è stata in quel gruppo di donne che ai tempi della crocifissione di Kevin Spacey, suo partner in House of Card, si era tenuta lontana da accusatrici ed accusatori che hanno portato all'uscita dell'attore da molti dei progetti che aveva in corso come protagonista e produttore. Ancora oggi la Wright non risponde e non commenta sulla vicenda delle numerose assoluzioni e ritiro di denunce contro il collega. “Ci occupiamo solo di quello che realmente può essere utile per fare uscire le donne in difficoltà dai loro problemi e per riuscire a dare a tutte le stesse opportunità economiche e sociali” ha ripetuto a chi cercava la dichiarazione da titolo.

Economia e società: qui sta il problema della condizione femminile. La capacità di sognare una realtà concreta che la campagna NikeDream Crazy”, qui premiata, ha ben raccontato: è il nuovo segno della comunicazione sulla parità di genere dei prossimi dieci anni. Nessuna impiccagione in piazza, solo donne che si impegnano, singolarmente e collettivamente, per superare quei vincoli economici e culturali che le hanno tenute fuori dai centri di potere decisionale e finanziario.

A giudicare da quello che si è visto qui a Cannes, il fenomeno non solo si dimostra efficace ed economicamente sostenuto, ma incontra la collaborazione ed il rispetto di quegli uomini che davvero stanno nelle stanze in cui si controllano quei meccanismi.

Il futuro della condizione femminile, visto dalla suite 731 del Martinez, sembra insomma meraviglioso nella sua visione di giustizia sostenibile, limpida come il cielo sopra Cannes. Chi aveva cavalcato #metoo, sopratutto i più furbi tra gli uomini e le donne, quelli che avevano pensato di usarlo come strumento per la propria visibilità e lo spargimento di sangue altrui, sembra essere ritornato negli spazi che loro compete: le cantine buie e silenziose.

Pasquale Diaferia (twitter @pipiccola)