Evento culturale

Biennale di Venezia: un'installazione sonora e ambientale dell’artista Massimo Bartolini al centro del Padiglione Italia. Investimento di 1,2 mln, di cui 800 dal Ministero della Cultura e 400 dagli sponsor Tod's e Banca Ifis

Curato da Luca Cerizza con l’assistenza di Francesca Verga, il progetto espositivo del Padiglione si intitola Due qui / To Hear. Gennaro Sangiuliano, Ministro della Cultura: "La pratica dell’ascolto, che contraddistinguerà l’installazione, stimolerà il pubblico all’introspezione che predispone al ritrovamento di sé, presupposto ineludibile per accogliere l’altro: il giusto viatico a una Biennale".

Si intitola Due qui / To Hear il progetto espositivo per il  Padiglione Italia alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di  Venezia (20 aprile – 24 novembre 2024), promosso dalla Direzione Generale  Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

La Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura ha  contribuito alla realizzazione del Padiglione Italia con un importo pari a 800.000 euro formalizzato, come di consueto, con una convenzione con la Fondazione La Biennale di  Venezia. 

Il Padiglione Italia è realizzato anche grazie al contributo di TOD’S, in qualità di  Partner, e di Banca Ifis, in qualità di Sponsor, il cui contributo ammonta  complessivamente a più di 400.000 euro.  

Uno speciale ringraziamento va a tutti i donor, il cui sostegno è fondamentale per la  realizzazione del progetto: Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Palazzo Bentivoglio  – Bologna, ACACIA – Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana, Collezione  Mauro De Iorio, Nicoletta Fiorucci, Silvia Fiorucci, Hofima.   Si ringraziano, inoltre: Corrado Beldì; Frescobaldi, fornitore ufficiale del Padiglione Italia  in occasione della cerimonia di apertura; Università IUAV, Venezia; Fondazione Ugo e  Olga Levi per la consulenza in ambito musicale e il loro sostegno nell’ospitalità; NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, Milano.

A cura di Luca Cerizza (con l’assistenza di Francesca Verga), il progetto ha il suo nucleo centrale in una grande installazione sonora e ambientale dell’artista Massimo Bartolini, che torna alla  Biennale dopo la partecipazione al Padiglione Italia alla Biennale Arte 2013. In  un’attenta relazione con il contesto espositivo, Due qui / To Hear propone un itinerario  attraverso tutti gli spazi del Padiglione Italia, incluso il giardino di pertinenza, in cui  l’alternarsi di vuoti e pieni, di movimenti e soste, conducono a incontri inaspettati con  opere e installazioni di natura sonora e performativa. 

«La creazione dell’artista Massimo Bartolini per il Padiglione Italia curato da Luca  Cerizza – dichiara il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano - forte anche dei  contributi di diverse espressioni creative provenienti da molteplici discipline artistiche,  costituirà un momento importante nel contesto della sessantesima Esposizione  Internazionale d’Arte della Fondazione La Biennale di Venezia, mettendo in dialogo  forme espressive proprie della nostra identità nazionale con manifestazioni e simboli  che sono propri alle tradizioni di numerose culture, nella ricerca di una radice comune  da cui tutto si genera. La pratica dell’ascolto, che contraddistinguerà l’installazione Due  qui / To Hear, stimolerà il pubblico all’introspezione che predispone al ritrovamento di  sé, presupposto ineludibile per accogliere l’altro: il giusto viatico a una Biennale che  rinnoverà per Venezia il ruolo di capitale mondiale dell’arte contemporanea».

Così Roberto Cicutto, Presidente La Biennale di Venezia: «È straordinaria la  coincidenza fra il progetto di Massimo Bartolini, che nel Padiglione Italia alla 60.  Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia mette al centro “l’ascolto”, e  la recente riproposta di Prometeo. Tragedia dell’ascolto di Luigi Nono messa in scena a  gennaio di quest’anno nella Chiesa di San Lorenzo a Venezia. La capacità di ascoltare  come strumento di conoscenza di se stessi, oltre che di attenzione agli altri, è il comune  denominatore di questi due progetti artistici simbolicamente riuniti nella Biennale a  distanza di 40 anni l’uno dall’altro. Un altro aspetto che avvicina il Padiglione Italia di  quest’anno alla molteplicità di temi e ricerche della Biennale è la presenza di diverse  discipline e degli incontri multidisciplinari all’interno del Public Program curato da Luca  Cerizza con la collaborazione di Gaia Martino. Molti auguri a tutti coloro che hanno  costruito questa importante e ricca partecipazione del nostro padiglione nazionale con il  contributo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della  Cultura». 

Così Angelo Piero Cappello, Direttore Generale Creatività Contemporanea e  Commissario del Padiglione Italia: «Il progetto curato da Luca Cerizza è senza dubbio  capace di sollecitare le corde più intime della nostra appartenenza identitaria attraverso  elementi profondamente “nazionali”, dalla tradizione musicale italiana al giardino  barocco, sia pure attraverso l’utilizzo di diversi livelli interpretativi, differenti linguaggi e  contaminazioni, nonché diverse interferenze metaforiche. “Ascoltare” è proprio il filo  rosso che viene teso al Padiglione Italia da Massimo Bartolini e dagli altri artisti  coinvolti, accompagnando il visitatore tra le Tese delle Vergini e il Giardino, in un gioco  visivo, tattile e sonoro che alterna il “perdersi” e il “ritrovarsi”, nello spazio e nel tempo.  Un percorso che intreccia radici culturali antiche, comuni a più popoli nonostante le  distanze geografiche, e che al contempo porta a riscoprire alcune straordinarie  tradizioni artistiche e artigianali del nostro Paese, parte di quell’immenso patrimonio  culturale che ci contraddistingue. Tutto questo avvalora – se mai ce ne fosse bisogno – la considerazione che la Biennale non rappresenta la sola città di Venezia, ma l’Italia  tutta: ed è l’occasione più importante in cui esercitare una vera e propria azione di  diplomazia culturale caratterizzata da quel “soft power” di cui il nostro Paese è naturalmente dotato, la bellezza della creatività italiana di ieri e di oggi». 

Il progetto per il Padiglione Italia dialoga con il tema della 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia Stranieri Ovunque / Foreigners  Everywhere, a cura di Adriano Pedrosa, proponendone un’ulteriore declinazione per la  quale il non essere straniero deve iniziare con il non essere stranieri a se stessi. In  questo senso “ascoltare se stessi” è cruciale per comprendere la posizione dell’individuo nel mondo e nella serie di relazioni che stabilisce all’interno della società.  

Così Luca Cerizza, curatore del Padiglione Italia: «Giocare sull’assonanza tra “Two  here” (due qui) e “To hear” (sentire/udire) suggerisce la natura relazionale del suono. Ci si incontra per ascoltarsi e per ascoltare l’altro: un essere umano, una forma naturale,  una macchina. Se poi consideriamo che, per Massimo Bartolini, l’arte è un percorso di  conoscenza, “prestare ascolto” diventa uno strumento per aspirare a essere forse  migliori». 

Il titolo del progetto già suggerisce, insomma, come ascoltare, “tendere l’orecchio” sia  una forma di azione verso l’altro. Incontro e ascolto, relazione e suono sono,  d’altronde, elementi indissolubili nella pratica ultratrentennale di Bartolini. In Due qui /  To Hear il paradigma acustico va letto, dunque, sia come esperienza fisica che come  metafora e invito all’attenzione, all’apertura verso l’altro.  

In un percorso potenzialmente circolare, due figure fanno da ideali introduzioni agli  spazi e al progetto: gli alberi del Giardino delle Vergini e un Bodhisattva Pensieroso.  Incarnazioni di un principio di natura e di spiritualità, sembrano rappresentare momenti  di immobilità. In verità è un’inazione solo apparente. L’albero che è connesso attraverso  le radici o il Bodhisattva che sta seduto a pensare incarnano forme di relazione forse  più profonde con il Mondo. Intorno a loro e con loro si delineano le opere che aprono e  chiudono il progetto, che ha il suo centro in una grande installazione sonora  attraversabile dal pubblico. 

Il Bodhisattva Pensieroso è una figura tipica dell’iconografia buddista che, una volta  raggiunta l’illuminazione, vi rinuncia volontariamente per indicare la via agli altri esseri  umani. Spiega Massimo Bartolini: «Il Bodhisattva è una figura che mi ha sempre  affascinato, perché è un individuo che non agisce, ma riflette. Il suo invito a non fare  niente mette in discussione il concetto di storia dalle fondamenta. L’installazione,  invece, non produce architettura, ma suono: è una struttura che non occupa spazio, ma  lascia passare tutti e passa attraverso tutti, generando comunità temporanee unite  proprio dall’ascolto di una stessa fonte». È alla base di questo meccanismo  contemplativo che Bartolini situa il riferimento all’esempio del Bodhisattva, come forma  di dissenso verso una cultura dell’agire intesa come unica prospettiva.  

La pratica dell’artista abbraccia, invece, una molteplicità di suggestioni, riferimenti,  linguaggi: alla profonda sensibilità per la musica, il teatro e la performance, unisce la  capacità di sviluppare un rapporto unico con gli spazi e la loro architettura. E nel  confrontarsi con un luogo tanto connotato come quello delle Tese delle Vergini, l’artista  ha voluto optare per un radicale rispetto. Infatti, gli ambienti saranno nudi, esposti nella  loro seducente stratificazione storica, senza sofisticazioni, pronti ad abbracciare le  presenze che risuoneranno al loro interno. Nella varietà tipica della sua ricerca, che  spazia tra opere scultoree, installative, sonore e performative, Bartolini delinea così una  modalità collaborativa che vuole coinvolgere attivamente il pubblico, chiamato a  muoversi, sostare e a vivere diverse esperienze in una dimensione sinestetica.

In questo senso, il progetto per il Padiglione Italia è il risultato più complesso e  ambizioso di questa pratica collaborativa usata con frequenza attraverso gli anni e che  Bartolini definisce, con termine musicale, “jam session”. In un lungo processo di dialogo  e scambio attraverso molteplici forme di ospitalità, curatore e artista definiscono una  rete di relazioni e collaborazioni, che danno vita a un progetto collettivo in cui sono  inclusi, in diverse forme, la presenza di altri artisti di diverse discipline e provenienze  geografiche. Le giovani compositrici Caterina Barbieri e Kali Malone e uno dei  musicisti più importanti della musica sperimentale degli ultimi cinquant’anni, Gavin  Bryars (insieme al figlio Yuri Bryars), contribuiranno alle opere sonore di Bartolini,  mentre la scrittrice e illustratrice per l’infanzia Nicoletta Costa e il romanziere e poeta  Tiziano Scarpa sono stati invitati a concepire nuovi testi che saranno performati  all’interno dello spazio del Giardino nei giorni dell’inaugurazione e come parte del  Public Program.  

Aggiunge Luca Cerizza: «Dopo lo straordinario contributo per la mostra di Massimo  Bartolini Hagoromo (Centro Pecci, Prato, 2022), abbiamo voluto continuare il dialogo  con uno dei grandi protagonisti della musica di ricerca degli ultimi cinquant’anni come  Gavin Bryars e la sua incredibile capacità – musicale e umana – di dialogare con il  linguaggio dell’arte visiva e le sue eventuali limitazioni. Barbieri e Malone condividono  invece un’attenzione per le proprietà immersive, meditative, quando non addirittura spirituali, della materia sonora. La loro musica ha una forte consonanza con la  riscoperta che hanno fatto alcuni giovani musicisti (soprattutto donne) e il loro pubblico,  del potere di certe sonorità, che combinano riferimenti a tradizioni musicali e ad ambiti  spirituali di provenienza extra-occidentale, con riferimenti alla tradizione della musica  sacra e minimalista occidentale». 

Accanto alla mostra Due qui / To Hear si svilupperà un Public Program di incontri,  curato da Luca Cerizza in collaborazione con Gaia Martino. Ispirandosi alla nota frase  Music is everywhere, if we only had ears (la musica è ovunque se solo prestassimo  ascolto) del musicista, artista e teorico John Cage, il Public Program alternerà  conferenze, interviste, performance musicali, letture e conversazioni, momenti  laboratoriali, con ospiti nazionali e internazionali, focalizzandosi sulle molteplici  declinazioni del concetto di ascolto. Gli incontri saranno organizzati negli spazi del  Giardino delle Vergini intorno a quattro temi portanti Natura / Paesaggio,  Macchina, Politica dell’ascolto, Spiritualità – con l’obiettivo di dare voce alla  prospettiva umana, sociale, spirituale ed ecologica che il progetto del Padiglione Italia  intende suggerire. Tra i partecipanti: Elena Biserna, Nicoletta Costa, Attila Faravelli, Valentina Megaletti, Maurizio Maggiani, Enrico Malatesta, Nicola Ratti, George David  Haskell, Brandon LaBelle, Diana Lola Posani, Tiziano Scarpa.

Inoltre, durante il mese di maggio, un evento speciale avrà luogo nel Parco di Villa  Fürstenberg a Mestre (VE). Una nuova performance sonora appositamente concepita  da Massimo Bartolini (Ballad for Ten Trees) con la presenza di dieci sassofonisti. 

Il progetto Due qui / To Hear sarà accompagnato da due pubblicazioni.  

La guida della mostra, edita da Electa, è concepita come uno strumento sintetico ma  ricco di approfondimenti testuali e informazioni, allo scopo di orientare lo spettatore nel  progetto espositivo. Ai testi di Massimo Bartolini, Elena Biserna, Luca Cerizza e David  Toop, si aggiungono materiali testuali e biografici dei diversi collaboratori al progetto (i  testi di Nicoletta Costa e Tiziano Scarpa) e una serie di disegni a lapis eseguiti dello  stesso artista a illustrare il progetto. 

Una seconda pubblicazione di approfondimento sarà disponibile in autunno. A cura di  Luca Cerizza ed edita da Timeo, non sarà un catalogo tradizionale, ma piuttosto  un’ideale continuazione del Public Program, un contenitore nel quale verranno indagati  i temi che guidano il progetto artistico e curatoriale del Padiglione Italia. Usando il  formato dell’antologia, la pubblicazione raccoglierà un’ampia selezione di testi di filosofi,  saggisti, artisti, musicologi, musicisti e poeti (Elena Biserna, Chandra Livia Candiani,  Maurizio Maggiani, George David Haskell, Brandon LaBelle e David Toop), molti dei  quali saranno i protagonisti degli interventi dello stesso Public Program. Il volume  includerà una ricca documentazione fotografica del Padiglione e una selezione di opere  della più che trentennale produzione di Massimo Bartolini.