Live Communication

InternetDays, il digitale come leva fondamentale per far ripartire il Paese

La digitalizzazione è la chiave per la ripresa economica, e l’Italia deve dotarsi di un progetto di sviluppo di grande respiro, che sappia coinvolgere tutti: politica, imprese, associazioni e cittadini. Quattro i grandi temi sul tavolo: reti e investimenti, servizi digitali, trasformazione digitale della pubblica amministrazione, e innovazione e startup. Il 25 ottobre, ricorda Layla Pavone, presidente advisory board Internet Days, ci sarà il primo consiglio dell’Ue interamente dedicato all’Agenda Digitale: il nostro Paese deve presentarsi con un “piano chiaro in termini di obiettivi e tempistiche”.
Si è svolta oggi a Milano la prima giornata degli Internet Days, il nuovo evento dedicato alla Rete e all’innovazione digitale, ideato da Roberto Silva Coronel, ceo di DigitalEvents, che proseguirà anche domani, sempre presso il MiCo di via Gattamelata, 5.

Ad aprire i lavori è stata Layla Pavone (in foto a sinistra), presidente advisory board Internet Days, nonché managing director Isobar, la quale ha sottolineato l’importanza di rimboccarsi le maniche per incominciare a cambiare: “L’Italia, per quanto riguarda lo sviluppo delle nuove tecnologie e della Rete, sconta un forte livello di arretratezza, ma non vogliamo e non possiamo rassegnarci a prendere atto di questa situazione. Come ricordato dal Giulio Occhini, presidente di Aica, associazione italiana per l’informatica e il calcolo automatico, il nostro Paese ha bisogno di un shock culturale digitale, perché a tutti deve essere chiaro che il digitale rappresenta un traino essenziale per lo sviluppo e per affrontare i problemi che caratterizzano la nazione”.

Il 25 ottobre, ricorda Pavone, si svolgerà il primo consiglio dell’Unione Europea interamente dedicato all’Agenda Digitale, è importante che l’Italia si presenti “con un piano chiaro in termini di obiettivi e tempistiche, perché l’Agenda Digitale, come ricordato da Francesco Caio, non è un insieme di progetti, ma un percorso verso la creazione di uno stato più efficiente, che sia leva di competitività e di rilancio dell’occupazione e che, allo stesso tempo, offra servizi evoluti a cittadini e imprese”.

Quattro i grandi temi sul tavolo: reti e investimenti, servizi digitali, trasformazione digitale della pubblica amministrazione, e innovazione e startup. Alla base la consapevolezza che la digitalizzazione è la chiave per la ripresa economica. Pavone cita inoltre Stefano Parisi, presidente di Confindustria Digitale ricordando che “abbiamo bisogno di un progetto di sviluppo di grande respiro, che deve coinvolgere tutti. Un grande impegno che ci consegnerà una pubblica amministrazione più efficiente e meno costosa, nuove opportunità di crescita dell’occupazione e maggiore competitività per le aziende”. Perché, in sintesi, non è più possibile concepire lo sviluppo dell’economia senza la digitalizzazione del Paese.

La mattinata di lavori è stata inoltre arricchita da alcuni dati Doxa, forniti da Silvia Vianello, conduttrice dell’evento, nonché Sda Bocconi professor, host Smart&App e founder di Reinventami. Eccoli.

1. L’80% degli italiani digitali (28 milioni) utilizzano attivamente i social network. Il 73% degli utenti usa internet come strumento di info-commerce e ben il 34% recensisce attivamente marche e prodotti.

2. Esiste una sorta di rete nella rete: il 76% di chi naviga condivide informazioni che ritiene interessanti, il 57% di chi naviga segue i consigli postati online, che nel 55% dei casi fanno cambiare idea sulle decisioni di acquisto.

3. I device Android hanno superato il numero di device iOs, e in Italia il profilo di utilizzo degli utenti Android è sempre più allineato a quello degli utenti iOs early adopters.

4. Il 51% degli iscritti a Facebook segue almeno una pagina ufficiale di brand, e addirittura il 15% arriva a superare le 50 pagine.

5. Il 40% di chi naviga da mobile è frenato nella piena adozione dello strumento, limitandosi a un uso basico dello strumento, perché privi delle competenze necessarie, o perché frenati da barriere di vario tipo, come costi, privacy, ecc..

6. Le app di news sono solo al quinto posto delle app più utilizzate, dopo social, mobilità, utilità, e giochi.

7. Negli ultimi due anni il tempo trascorso sul web da mobile (app più browsing) è raddoppiato da 35 a 60 minuti.

8. Un internauta su quattro accede a internet utilizzando regolarmente tre o più device.

9. Le app scaricate mediamente dagli utenti italiani sono 29, ma ogni settimana se ne utilizzano solo nove (l’anno scorso erano sei).

Un tema trasversale che è stato toccato nel corso di più interventi è sicuramente quello della viralità. Come ricordato da Antonio Casilli (in foto a sinistra), professore associato di Digital Humanities presso Paris Tech (Ecole Nationale Supérieure des Télécommunications), il problema principale è che “i pattern di viralità cambiano continuamente”, senza fornire costanti, e dunque non è possibile definire nessuna ‘formula magica’ da applicare per garantirsi il successo dell’iniziativa virale.

In ogni caso, aggiunge Casilli, i modelli di influenza sociale sono riassumibili in due categorie principali, applicabili anche alla viralità: il primo è quello del ‘contagio’, ossia A che infetta tutti gli altri innescando reazioni a catena o domino; mentre il secondo è il modello ‘threshold’, ossia adotto un certo comportamento (compro un certo prodotto, aderisco a un social network, scarico un’app) se un consistente numero di persone già ha compiuto quella stessa azione, dunque mi conformo alla tendenza dominante.

Secondo Giorgio Sardo, director of the technical evangelism & development group Microsoft, i tre principali trend con i quali sempre più ci troveremo a fare i conti nel prossimo futuro sono: uno, big data (si stanno facendo grandi progressi in tema di utilizzo ‘intelligente’ di questa quantità enorme di informazioni). Due, l’intersezione tra il mondo digitale e quello reale (nel prossimo futuro avremo sempre più applicazioni in grado di mettere assieme le due dimensioni, si pensi per esempio al riconoscimento di un oggetto tramite la foto scattata dallo smartphone). Tre, la natural interaction, ossia l’interazione naturale (esemplare è la case history di Coca-Cola, che ha installato in Corea del Sud, in outdoor, delle macchine dotate di un grande schermo che sfidava le persone a riprodurre dei balli, offrendo, in caso di successo, delle bibite omaggio).

Da citare anche l’intervento di James Quarles, regional director Facebook Emea, il quale ha rappresentato la connettività come un fondamentale diritto umano, essenziale per costruire e rafforzare l’economia del sapere mondiale. In questo senso, nonostante Facebook sia sempre allo studio di nuovi formati pubblicitari e di marketing, per affinare il suo business, la mission dell’azienda non può che rimanere ancorata a quattro azioni principali e fondanti: to like, to share, to want e to connect.

In questo contesto, come sta evolvendo il consumatore? Secondo Derrick de Kerckhove, professore presso University of Toronto e Università Federico II di Napoli, il nuovo consumatore è oggi un prosumer, always on, connesso all’interno di reti sociali, ‘twitterante’, e soprattutto profondamente emozionale. Andiamo in Rete, ragiona de Kerckhove, per esprimere le nostre emozioni, dall’amore all’odio, dalla passione all’indignazione; senza dimenticare che la collera è più virale della felicità.

Da non trascurare, infine, il tema dell’e-commerce. Come ricordato da Luca Cassina, general manager northern, central, eastern Europe and Turkey Paypal, il commercio elettronico vale 1.300 miliardi di dollari nel mondo e circa 10 miliardi in Italia. In questo scenario, di particolare interesse è l’e-commerce transfrontaliero, ossia persone che comprano prodotti o servizi esteri, che ha un valore di circa 100 miliardi di dollari. L’elemento più importante da osservare è che il digitale non va inteso in contrasto con il punto vendita materiale, piuttosto in sinergia con esso. Si pensi per esempio a quelle tante azioni di info-commerce, che poi portano a un acquisto in negozio, senza contare l’utilizzo virtuoso dello smartphone all’interno del punto vendita per confrontare prezzi e prodotti. Oppure ancora si pensi agli esperimenti di Pizza Express e di McDonald’s che hanno introdotto delle app che permettono attraverso lo smartphone di pagare saltando la coda in cassa.

Mario Garaffa