Live Communication
Tecnologie e nuovi modelli di business per la radio digitale
La radio ha superato, secondo l'ultima rilevazione Audiradio i 38 milioni di ascoltatori, e potrà contare, nel 2007, su un totale di oltre 600 milioni di euro di investimenti pubblicitari. Insomma, la radio è in salute. La radio, almeno, come la conosciamo oggi: e cioè in FM. Si tratta, però, benché se ne parli ormai da molto tempo, dell'unico mezzo che ancora non ha affrontato seriamente il tema della digitalizzazione, e il moltiplicarsi degli standard possibili - oltre alla conseguente necessità di una pianificazione dello spettro efficiente e delle risorse per effettuare i necessari investimenti - rischia di compromettere anche quel poco che è stato fatto finora. I diversi interventi della giornata, oltre a fare il punto sullo sviluppo delle tecnologie per il broadcasting, hanno mirato soprattutto a identificare i punti di forza e di debolezza della transizione a un sistema digitale: dalla concorrenza della telefonia cellulare, oltre che della televisione, ai nuovi servizi interattivi e multimediali.
Sergio Natucci, di RNA, ha evidenziato per esempio come uno degli aspetti più problematici della radio è la fine del suo "dominio" assoluto sulla mobilità: "Bisogna guardare in faccia la realtà: quello che continuiamo a chiamare telefono cellulare è diventato ormai un ricevitore multimediale a tutti gli effetti, e di questo non possiamo tenere conto". Inoltre, ha aggiunto, la concorrenza che il settore radiofonico si troverà ad affrontare sarà sempre più multimediale, costringendo gli attuali editori e imprenditori a ragionare in termini assai differenti da quelli odierni.
Enrico Guido, direttore delle strategie tecnologiche Rai, ha osservato come anche in casa la radio sia fruita in mobilità: "Il problema che dobbiamo porci è come fornire il segnale all'utente come, quando e dove lo vuole, che sia in auto o sulla mensola del bagno: per questo non basta ragionare in termini di antenne sui tetti. L'FM ha raggiunto questo obiettivo: il digitale può arrivarci, ma bisogna aver ben presenta i costi che ciò comporta". Le difficoltà da superare, secondo Guido, sono di tre ordini: una copertura efficace, la diffusione dei ricevitori (la disponiobilità non è sufficiente), e standard unificati.
Eugenio Lateana ha poi illustrato l'esperienza da questo punto di vista di RTL 102,5, di cui è responsabile ricerca e sviluppo: "Oggi il 65% degli italiani può già ricevere il DAB, ma bisogna ricordarsi che questo non sostituisce - almeno per ora - l'analogico in modulazione di frequenza. RTL si considera oggi un content provider, e vuole essere protagonista su tutte le piattaforme, dall'FM ai cellulari fino alla televisione digitale terrestre. Crediamo fermamente nella convergenza, perché questa è la strada per dare valore aggiunto alla community dei nostri ascoltatori. ". Prima di arrivare a ipotizzare uno switch off, dice infatti Lateana, è indispensabile costruire nuovi contenuti: anche se non conosciamo ancora la killer application del futuro, il digitale offre un'opportunità unica in questo senso.
Secondo Antonio Niespolo, di Radio Kiss Kiss, non vi è dubbio che il digitale sia il futuro della radio "non solo dal punto di vista della trasmissione ma anche dell'utilizzo e di nuovi modelli pubblicitari". Uno dei segmenti in cui la radio è in controtendenza, infatti, è proprio il calo di ascoltatori nella fascia di pubblico più giovane, ossia quello più "colpito" dalle nuove tecnologie digitali personali (cellulari, iPod, ecc.): "Ecco perché dobbiamo pensare al digitale non solo in quanto strumento per migliorare la qualità di ascolto ma come un mezzo nuovo da riempire di contenuti nuovi, pensati non per i target canonici - i giovani, gli adulti, le casalinghe... - ma per comunità e nicchie fino alle singole persone".
Luca Panerai, amministratore delegato di Worldspace Italia (controllata italiana dell'omonima società USA, e di cui fa parte anche New Satellite Radio, creata da Panerai insieme al gruppo di famiglia Class Editori), ha infine illustrato i punti salienti della "scommessa" che la sua società sta effettuando sulla radio digitale in modello pay. "Pensiamo che quella satellitare a pagamento sia una strada percorribile per la radio digitale anche in Italia. In cambio di un fee modesto - circa 5 euro al mese - l'offerta partirà con oltre 50 canali, ai quali se ne aggiungeranno altri 150 dopo il lancio di un nuovo satellite nel 2008". Chi si occuperà dei contenuti di questi canali? In primo luogo Class, ma il bouquet, dice Panerai, è naturalmente aperto alla collaborazione di altri editori. Worldspace Italia ha già ottenuto dal Ministero delle Comunicazioni l'autorizzazione a fornire al pubblico il suo servizio, e ha recentemente appaltato a Telecom Italia la costruzione di circa 200 impianti di ritrasmissione terrestre (i cosiddetti 'gap fillers') per la distribuzione capillare del proprio segnale.
Tommaso Ridolfi

