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IAB/4. Gentiloni su digital divide:"Accesso alla banda larga per tutti entro il 2011"

Il secondo giorno di lavori della quinta edizione dello IAB Forum si sono aperti oggi con l'intervista di Luca De Biase, capo redattore di Nòva 24, al ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni. A seguire l'intervento di Enrico Gasperini, presidente Audiweb, e il dibattito tra Marco Testa, Elserino Piol e Giovanna Maggioni.

Il secondo giorno di lavori della quinta edizione dello IAB Forum, presso il MIC - Milano Convention Center di Milano, si sono aperti oggi con l'intervista di Luca De Biase, capo redattore di Nòva 24, al ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni. A seguire l'intervento di Enrico Gasperini, presidente Audiweb, su 'nuove audience e nuove srategie', e il dibattito tra Marco Testa, presidente AssoComunicazione, Marzia Curone, presidente settore Direct di AssoComunicazione, Elserino Piol, presidente Fedoweb, Giovanna Maggioni , direttore centrale Upa.

Gentiloni: "Accesso alla rete è diritto universale. Investimento di 20 milioni in emilia contro digital divide"

Primo tema doccato dall'onorevole Gentiloni, è stato quello della legge sull'editoria, con particolare riferimento allo 'status' di internet. "Penso che in precedenza - ha affermato il ministro - sia stato un errore considerare possibilità di estendere alla rete regole concepite 60 anni fa per la carta stapata. Pensare che ci sia un responsabile dei contenuti di un blog o di un sito di social networking è un approccio pericoloso e tecnicamente impensabile. Nel mio bog, per citare un semplice caso, sono presenti insulti nei iei confronti, mentre a un altro politico viene dato del mafioso.

Ciò che è chiaro, dunque, è cosa non fare, cioè non illudersi di applicare le stesse leggi della stampa, per esempio in tema di diffamazione e responsabilità del proprietario del sito internet.

La realtà dei fatti, nel frattempo, ci ricorda però che un problema di regole esiste. La soluzione io credo sia maneggiare con molta cura le regole della rete, intraprendendo la strada della autoregolamentazione. Il problema va affrontato e le regole non devono scomparire del tutto".

A proposito del sostegno del mezzo internet attraverso fondi pubblici, Gentiloni ha spiegato: "Abbiamo risorse abbastanza consistenti per intervenire nelle aree cosiddette 'a fallimento di mercato'. Per esempio ieri con la regione Emilia e stato firmato un accordo per eliminare il digital divide esistente entro il 2009. L'investimento è di 20 milioni, di cui 15 del ministero e 5 della regione. L'intervento interessa 94 comuni dell'appennino in totale digital divide.

Le infrastrutture sono una premessa indispensabile per lo svilupo di questo mezzo, e il digital divide purtroppo attualmente interessa 3000 comuni. Qui deve intervenire lo stato, perchè la piattaforma sia il più efficiente possibile. La sfida più importante da qui al 2011 è considerare l'accesso alla banda larga come un servizio per tutti e non un privilegio. Nel giro di pochi anni insomma anche l'accesso alla rete internet, come nel passato è successo per la rete idrica, o elettrica, o telefonica, o televisiva, sarà un diritto universale".

Altro tema di notevole interesse, quello della 'neutrailtà' della rete nei confronti dei contenuti. "Si tratta di una questione molto discussa - ha afferato Gentiloni -. Per il momento stiamo facendo attenzione a non tradurre la discussione in norme di legge rigide. Tra le ipotesi che si possono considerare ce n'è una, molto semplice, e con solide ragioni a suo sostegno: lasicare tutto com'è. L'evoluzione della rete nei paesi democratici infatti, è avvenuta con scarsa ingerenza dei governi, e sta dando buoni frutti. Nello stesso tempo ci sono dei problemi circoscritti da affrontare, come la pirateria e la tutela di alcune fasce di utenti. Anche in questo caso comunque sono diffidente nei confronti della risoluzione di questi problemi con scelte legislative. Il metodo migliore è un tavolo di concertazione tra operatori. Entro fine novembre ci sarà un incontro multilaterale tra ministero delle comunicazioni, ministero dei beni culturali, internet providers, telecomunicazioni e produttori cinematografici e musicali".

Gasperini: "Attenzione alla long tail"

Il punto della situazione sul mezzo lo scopo dell'intervento di Gasperini questa mattina. "In Italia la penetrazione è del 44,2% delle case, dato che ci posiziona al settimo posto al mondo. Gli utenti attivi a settembre 'home+work' sono stati 23 milioni 890 mila, di cui il 57,2% uomini e il 34% compresi fra i 35 e i 49 anni, il 21% tra i 25 e i 34 anni. Il 30% sono laureati, e la aggior parte con redditi medi e medio alti. La metà del traffico in termini di volume avviene durante le ore di lavoro.

Nel frattepo la struttura della rete evolve velocemente. Oggi siamo immersi nel web 2.0, ma già si parla di 3.0. Internet inoltre non è costituito solo da editori e professionisti. L'immagine più realistica è quella della cosiddetta 'long tail', con un numero molto alto di piccole audience che riunite costruiscono un grande pubblico. Le nuove audience, più frammentate, sfuggono le classiche rilevazioni, ma influenzano in modo reale e tangibile il mercato e l'andamento del mezzo.

Un altro stimolo per le aziende derivante da quasto nuovo media è l'elaborazione di nuovi modelli di business, basati su parametri come pay per click, pay per lead, pay per action, e-marketing. I nuovi calcoli per la pubblicità e per le performance stanno stravolgendo il modo di fare comunicazione. Anche per questo è molto importante disporre di nuovi ed efficienti strumenti di rilevazione, come Audiweb".

Dibattito: 'L'utente diventa partner d'affari'

Alcuni dei temi trattati da Enrico Gasperini hanno fornito lo spunto per un confronto tra Marco Testa, presidente AssoComunicazione, Marzia Curone, presidente settore Direct di AssoComunicazione, Elserino Piol, presidente Fedoweb, Giovanna Maggioni, direttore centrale Upa.

Parlando dell'approccio delle aziende all'online, Marco Testa ha detto che "sta nascendo una cultura della convergenza che riguarda tutti i media, ovunque nel mondo, e vede emergere accanto ai grandi media quelli piccoli media, accanto ai grandi poteri, i poteri minori, e magari i singoli utenti. Questo cambia gli scenari, la pubblicità sui grandi giornali subisce un declino, e di contro tutte le riviste più affermate si dotano della versione online. Mentre il New York Times rinuncia a far poagare i contenuti, perché ritiene di poter fare conto sulla sola pubblicità". "L'esigenza di un cambiamento è presente presso i consumatori più che nelle aziende – è l'opinione di Marzia Curone – e noi operatori dobbiamo giocare un ruolo di acculturamento. Le ricerche mostrano che il consumatore divenuto prosumer, vuole essere coinvolto ed è disposto a condividere idee e trasferire informazioni personali. Si tratta di un'opportunità sfruttata finora solo da grandi investitori. Invece le aziende dovrebbero considerare l'utente finale un partner d'affari, una risorsa che, grazie alle dinamiche del social network, è disponibile a fornire valore".

Secondo Elserino Piol, anche le istituzioni in Italia possono giocare un ruolo, in tre direzioni: "Esiste un problema culturale – ha detto -. Secondo un'indagine Nielsen, i maggiori siti istituzionali, di Parlamento, Governo, partiti, raggiungono 1,2 milioni di utenti, una cifra ridicola. Quindi, in primo luogo, le stesse istituzioni dovrebbero diventare utenti di Internet. Poi, occorrono regole che possano garantire lo sviluppo degli operatori di Internet anche sui media mobili. Infine, si dovrebbe pensare a contributi governativi anche per i contenuti Internet".

Ha voluto dare una nota di ottimismo Giovanna Maggioni, sottolineando la forte crescita del mezzo internet in un mercato sostanzialmente fermo. "Però bisogna abituarsi a tener conto del fatto che il mondo Internet è necessariamente frammentato, e la misurazione meramente quantitativa delle audience non ha senso, oltre ai numeri bisogna valutare anche la qualità del rapporto che si riesce a instaurare con loro. Inoltre, occorre anche ragionare per microcomparti: ad esempio, se nel 2007 si è registrato un calo del settore alimentare, del 4%, con la quota destinata alla tv passata dall'87% all'84,5%, si è visto però che i prodotti alimentari salutistici hanno registrato una crescita del 20%, con uno spostamento dei budget dalla televisione ai media alternativi".