Evento culturale

MoscaPartners torna a Palazzo Litta per la Milano Design Week 2026 con la mostra MoscaPartners Variations e il tema Metamorphosis

L'architetto coreano Byoung Soo Cho realizzerà la prima installazione europea site-specific nel Cortile d'Onore, intitolata “Nobody Owns the Land”, che esplora il rapporto con la terra. L'esposizione, che presenterà ventiquattro realtà internazionali, sarà quest'anno anche accessibile a persone con disabilità visiva, rafforzando l'impegno di MoscaPartners verso un design inclusivo.

In occasione della Milano Design Week, dal 6 al 13 aprile 2025, MoscaPartners torna a Palazzo Litta con MoscaPartners Variations, una mostra collettiva dedicata al design innovativo e al mondo del progetto. Filo conduttore dell’esposizione è Migrations, una ricognizione sull’idea di scambio e contaminazione tra diverse culture e idee, innesco creativo che accosta tradizioni geograficamente e concettualmente distanti tra loro.   

In linea con questo concept, viene restituita nuova visione al Cortile d’Onore: MoscaPartners affida infatti all’architetto coreano Byoung Soo Cho – al suo primo intervento site-specific in Europa – l’installazione all’interno dello spazio. Il lavoro, intitolato Nobody Owns the Land: Earth, Forest, Mahk, esplora il tema dell’esposizione integrando le filosofie architettoniche orientali e occidentali.  

A ulteriore conferma della linea progettuale di MoscaPartners, inoltre, è il coinvolgimento di architetti, designer, creativi e aziende internazionali, le cui soluzioni creative vengono accolte e si sviluppano in un interessante percorso attraverso le sale storiche al piano nobile di Palazzo Litta. Qui, ventiquattro espositori, provenienti da dodici paesi differenti, si raccontano.   

Per la prima volta in assoluto, invece, l’esperienza della mostra viene estesa anche a persone con disabilità visivaAdrenalina e lo studio Debonademeo co-progettano l’installazione Adrenalina incontra Museo Omero e Istituto Cavazza, e rendono il percorso della mostra accessibile a persone non vedenti e ipovedenti grazie alle guide formate dall’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza di Bologna. Una riflessione sull’importanza dell'accesso universale alla cultura: anche così MoscaPartners promuove una visione più ampia e sensibile del mondo del progetto, invitando il visitatore a immergersi in un’esperienza che vada oltre la percezione visiva e aprendo la strada a una sua fruizione più inclusiva e consapevole

Palazzo Litta, splendido esempio di barocchetto lombardo, è diventato dal 2014 punto di riferimento durante la settimana del design milanese, favorendo sinergie e dialoghi tra professionisti internazionali, grazie all'intuizione di Caterina Mosca e Valerio Castelli, fondatori di MoscaPartners. Nelle ultime tre edizioni, infatti, MoscaPartners ha animato contesti significativi quali il Circolo Filologico Milanese e l’Istituto Marchiondi Spagliardi - anch’esso svelato al pubblico per la prima volta nel 2023. Dopo aver confermato ancora una volta la propria capacità di reinterpretare i luoghi della città ed esplorarne le potenzialità, MoscaPartners fa dunque ritorno nel luogo che più le è familiare, con forte e rinnovata energia.   

“In questa occasione, dopo aver esplorato e rivitalizzato altri spazi della città, torniamo a Palazzo Litta, la nostra prima casa, con rinnovato entusiasmo”, afferma Caterina Mosca, fondatrice di MoscaPartners insieme a Valerio Castelli. “Siamo orgogliosi della varietà e della qualità delle realtà che animano il percorso espositivo di quest’anno: un mosaico internazionale che interpreta il tema Migrations nella sua essenza più profonda, attraverso il movimento delle idee, la compenetrazione delle culture e l’arricchimento reciproco tra tradizione e innovazione. Cercare nuove interpretazioni architettoniche e creative, anche lontane da noi, e portarle a Milano in occasione della Design Week è un punto di forza del nostro lavoro. Lo dimostra l’installazione di Byoung Soo Cho, Nobody Owns the Land: Earth, Forest, Mahk, che prosegue il dialogo che negli anni abbiamo costruito con grandi architetti internazionali al loro primo progetto in Italia. La Milano Design Week si conferma così un contesto privilegiato per l’incontro tra visioni diverse, in grado di generare nuove collaborazioni e soluzioni progettuali per il futuro”

In relazione al tema dell’esposizione, trova infatti espressione l’installazione Nobody Owns the Land: Earth, Forest, Mahk di Byoung Soo Cho allestita nel Cortile d'Onore di Palazzo Litta. Al centro della corte seicentesca, delimitata da un colonnato, emerge Earth, primo elemento dell'opera: una piattaforma sospesa, una forma geometrica ricoperta di terra rossa in contrasto con il cielo blu di Milano. Il significato di questo lavoro si svela nel momento storico attuale, in cui la terra è oggetto di conflitto: lo spazio creato diventa un'occasione di meditazione. Il visitatore è invitato a salire, scalzo, sulla superficie sospesa, per sentire la terra sotto i piedi e vivere un'esperienza sensoriale diretta.  

“La terra, nessuno la possiede, ma tutti la vivono insieme,” afferma Cho. “Sebbene non sia mai nata, dà origine a innumerevoli storie di vita. Queste storie sono inseparabili dalla terra, proprio come noi siamo inseparabilmente intrecciati, viventi e reciprocamente abbracciati”.   

A partire da questo concetto, l’installazione dà voce al secondo elemento che la compone – Forest – che si snoda tra le colonne del primo tratto del porticato. Varcata la soglia di Palazzo Litta i visitatori vengono accolti da una serie di pitture astratte realizzate da Byoung Soo Cho mischiando alla pittura e all’inchiostro la terra, e accostate orizzontalmente l’una accanto all’altra. Ogni opera è stata concepita in un momento diverso ed è stata realizzata con rapidi gesti spontanei. Istanti distinti si raccolgono così in un’unica continuità orizzontale, come alberi che si radunano nella foresta, sovrapponendo la propria storia e crescendo verticalmente, assieme.  

“Ogni dipinto privilegia non la perfezione individuale, ma la continuità orizzontale e la stratificazione verticale delle opere,” spiega Cho. “Questo approccio trasmette vari fenomeni e ricordi della vita, formando collettivamente un'installazione che ricorda una foresta”.  

Osservando l’installazione pittorica dall’interno del cortile si può leggere la scritta “Nobody Owns the Land, in inglese e in coreano. Byoung Soo Cho recupera così l’aspetto più sociale del suo lavoro: avanzando una critica costruttiva allo sfruttamento del pianeta, l’architetto esorta a recuperare una visione globale e inclusiva della terra.  

Risultato dell’interazione tra materiali tradizionali coreani composti di polvere e terra, gli stessi di cui Cho ha imbevuto ogni pennellata, i dipinti si manifestano in una texture che scorre e si curva naturalmente sotto il peso dei suoi elementi. Qui si palesa la bellezza del Mahk, l’approccio imperfetto e spontaneo alla creazione. La terra è anche il materiale con cui Cho ha realizzato le mahksabaltradizionali ceramiche coreane. Ogni pezzo sorge da un atto di umiltà: nel realizzarle, l’artigiano lascia impronte sull’argilla, disperdendo l’energia catturata dai materiali e accettando un risultato naturalmente concepito nelle sue imperfezioni. In questo modo prosegue il viaggio emozionale nell’universo di Byoung Soo Cho: a partire da questa pratica, egli elabora e abbraccia il concetto di Mahkl’omaggio alla perfezione intrinseca nel disordine della naturanonché rappresentazione sincera della cultura coreana.   

L’installazione si chiude così in un cerchio, un invito a riscoprire la bellezza nella semplicità e nella materia. Ecco, quindi, che torna il rimando alla terra, la stessa che dà nutrimento e che produce il riso: terra che, nel suo plasmarsi in argilla, lo può anche contenere. Il maksa-bal nasce così dalla terra, e il mahk è terra.   

"La visione del mondo coreana è caratterizzata da una spontaneità peculiare. Elementi che, per chi non è esperto, potrebbero sembrare trascurabili spesso rivelano una ricca risonanza emotiva dopo un'analisi più profonda. Questo tono sottile pervade lo spazio coreano, spesso espresso attraverso una franchezza che permea il design. La capacità estetica risultante di queste condizioni viene particolarmente ben trasmessa in una parola specifica: Mahk. Mahk evoca questo senso di vuoto, una deferenza verso l'ambiente che testimonia sia il contesto che il materiale. Questo vuoto è più della semplice vacuità dello spazio. Noi chiamiamo questo stato Bium”, afferma Byoung Soo Cho.  

Il progetto Nobody Owns the Land: Earth, Forest, Mahk è reso possibile anche grazie al lavoro di Monica Moonjung Go, co-curatrice dell’installazione, di Bae Joohyun (ceramista), di Ko Somi (artista tessile), di Shin Changhee (ceramista), di Lee Ye Ok (danzatrice) e di Jessica Lee (videomaker). 

In un contesto che promuove la ricerca di soluzioni creative e responsabiliMigrations racconta il design come percorso non solo fisico, ma anche intellettuale e culturale. La filosofia progettuale di rinnovamento continuo di MoscaPartners si traduce in una piattaforma di scambio, dove i professionisti affrontano collettivamente le sfide del presente.  

Un percorso all'interno degli spazi trasforma quindi Palazzo Litta nell’epicentro di un'esperienza unica, ospitando aziende e progettisti promotori del design contemporaneo e sostenibile. Come in una migrazione collettiva, i partecipanti portano a Milano le tradizioni e le tecniche distintive dei propri luoghi d’origine, uniti dal desiderio di arricchirsi vicendevolmente.  

Ogni espositore si fa così portavoce di intuizioni innovative, declinando Migrations in una ricerca estetica e personale realizzata attraverso metodi di lavorazione diversi. Dall'arredamento all'illuminazione, spaziando alla lavorazione di metalli, cemento e altri materiali, fino ai giardini verticali, ai bagni e ai complementi, le aziende coinvolte rappresentano una vasta gamma di settori, tutti orientati verso soluzioni sostenibili, inclusive e sperimentali.