Scenari

La giacca ucraina di Salvini e i loghi dei brand: una unione fuorviante che ben racconta la forza della comunicazione

Il giubbotto indossato dal Segretario della Lega nel suo viaggio in Ucraina, tappezzata di loghi di diversi importanti brand, durante la conferenza stampa in compagnia del sindaco di Przemysl, non è passata inosservata. Soprattuto l'associazione dei simboli in quella situazione. Marchi come Audi e Colmar hanno preso ufficialmente le distanze dal politico italiano rimarcando la loro totale condanna degli atti bellici. Un'accadimento che ha fatto il giro del mondo e creato non pochi problemi al leghista. Una spiacevole situazione che non si è generata volontariamente, ma che è frutto della casualità, e dell'eterno moto dei significati all'interno dei vari contesti.

Già nei giorni scorsi la presenza di Matteo Salvini in Polonia non aveva riscosso grandi consenti. Il primo inciampo lo aveva inaugurato Wojciech Bakun, sindaco di Przemyl, il quale aveva prima accolto, poi respinto il leader della Lega mentre dava seguito alla sua “missione” a favore dell’Ucraina.

Con fermezza, il primo cittadino ha mostrato al politico italiano la t-shirt che il segretario leghista aveva indossato cinque anni prima a Mosca, spiegando poi in una intervista concessa a La Stampa Ho ricordato solo a Salvini chi sono i suoi amici. E poi volevo mostrargli quello che il suo amico Putin sta facendo per il popolo ucraino”.

Da subito il viaggio di Matteo Salvini aveva suscitato diverse polemiche, e il video del rifiuto di Bakun, diventato subito virale, ha colorato di ulteriore negatività l'iniziativa dell'esponente leghista.

Le immagini dell'incontro hanno fatto il giro del web con la velocità propria del digitale, e la giacca indossata da Salvini, colma di loghi di importanti marche, non è certo passata inosservata. Oltre a realtà industriali del nord d'Italia, sul giubbotto campeggiavano brand come Colmar, Audi, Iperal, Tigros, Poliform, Co.ge.fin., Flexform, Agenzia Yes, Betacryl, Dellorto.

Tant'è che Audi e Colmar, e alcuni altri brand presenti con i propri simboli, si sono apertamente dissociate dagli accadimenti, non proprio positivi, accaduti al Segretario della Lega, sottolineando e rimarcando fermamente la loro opposizione alla guerra ucraina.

In una nota, la casa automobilistica tedesca ha dichiarato “In merito a quanto erroneamente evidenziato a mezzo social circa l’associazione del marchio Audi alle esternazioni, passate, presenti o future di una rappresentanza politica italiana, Audi Italia rimarca con fermezza la piena adesione alle regole di compliance del Gruppo Volkswagen che impediscono qualsiasi forma di promozione o sponsorizzazione di personalità politiche. Audi Italia unitamente a Volkswagen Group Italia conferma inoltre la propria assoluta opposizione alla guerra in ogni sua forma”.

In aggiunta Regione Lombardia e Areu (Agenzia Regionale Emergenza Urgenza) hanno indetto una interrogazione al Presidente della giunta della Regione Lombardia, Attilio Fontana, per far luce sul motivo della presenza dei loghi delle tue realtà sulla giacca in questione.

Anche Colmar ha seguito la stessa strada di Audi, e attraverso una dichiarazione ufficiale, ha esplicitato che  “In merito a quanto emerso a mezzo social circa l’associazione erronea del marchio Colmar alle esternazioni di una rappresentanza della politica italiana, Colmar rimarca la propria opposizione a qualsiasi forma di promozione o sponsorizzazione di personalità politiche italiane ed estere e di qualsiasi loro esternazione passata, presente o futura” proseguendo poi “Colmar afferma la propria assoluta opposizione alla guerra in ogni sua forma”.

La genesi dell'imbarazzante situazione viene spiegata in un articolo apparso su Il Messaggero nel quale si chiarisce che la giacca indossata da Matteo Salvini appartiene all'associazione "Cancro Primo Aiuto Onlus (Cpa)", una realtà impegnata nel campo delle malattie oncologiche, per nulla riconducibile direttamente al Segretario leghista.

Lo stesso Salvini, in una nota, ha esplicitato di aver indossato il giubbotto in questione per manifestare il proprio sostegno all'associazione “che da anni offre assistenza gratuita a migliaia di famiglie che hanno il cancro in casa, regalano mezzi e strumenti a ospedali e Croce Rossa, offrono un contributo per le parrucche alle donne operate di tumore”.

La sfortunata situazione si è venuta a creare in quanto, negli anni, Matteo Salvini ha diverse volte presenziato alle manifestazioni ed iniziative di Cancro Primo Aiuto Onlus (Cpa), realtà fondata dalla figlia di Walter Fontana, un ex Senatore della Repubblica e Presidente dell’Associazione Industriali Monza e Brianza, e che nel 2019 ha premiato il Segretario della Lega con il Premio Walter Fontana “per la sua attività di testimonial a favore dell'associazione”.

Le ironie potrebbero sorgere facilmente per un accadimento simile, se non fosse per la drammatica realtà della guerra. Certo è che siamo di fronte ad un perfetto esempio della potenza e fluidità della comunicazione, di come un simbolo, inserito in un certo contesto, con un dato testimonial, possa inaugurare significati e interpretazioni decisamente fuorvianti, e non premianti.

Davide Riva