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Caso Aqualtis. Broggi (Hi!): 'Ma esistono idee nuove?'

Con grande maturità di pensiero il copywriter di Hi!Comunicazione interviene nella querelle sullo spot leone d'oro Ariston, accusato di plagio, e lancia una proposta interessante. "Chissà quante campagne probabilmente ho 'copiato' io, come tanti miei colleghi, inconsapevolmente. Piuttosto, aprirei un forum su: 'Esistono idee davvero nuove?'".

GianCarlo Broggi, copywriter di Hi!Comunicazione, interviene nella querelle sullo spot Ariston di Leo Burnett premiato con l''oro a Cannes, troppo simile, secondo alcuni, a una campagna stampa comparsa su Archive e a un animatic proposto da D'Adda, Lorenzini, Vigorelli BBDO a Candy nel 2002, e mai realizzato. Riportiamo di seguito la lettera di Broggi.

"Mi chiamo GianCarlo Broggi, sono un copywriter, e non amo le polemiche. Invece, amo le coincidenze. Grazie a una serie di coincidenze ho trovato la donna che amo. E, coincidenza, mentre leggevo la notizia in oggetto, che faceva trapelare 'l'irritazione' di uno dei più importanti esponenti della creatività italiana nei confronti di chi lo accusa di aver copiato (i detrattori di solito in questi casi sono quelli che non hanno vinto niente), stavo sfogliando un Archive.

Per guardare i lavori di chi è più bravo di me. E per trovare un'ispirazione. E, a pag. 74 del Lürzer's Int'l Archive Vol 2-2004: coincidenza. Ciente Ecover. Brutta coincidenza, perché può dare ragione a chi dice che una bella idea e un bel film sono copiati. Ma nonostante la palese somiglianza, io credo fermamente nella buona fede di Enrico Dorizza e di Leo Burnett, dai quali ho solo da imparare. Perché chissà quante campagne probabilmente ho 'copiato' io, come tanti miei colleghi, inconsapevolmente.

Piuttosto, aprirei un forum su: "Esistono idee davvero nuove?" "Quali sono i nuovi processi creativi?" Perché ormai la pubblicità è diventata più arte auto celebrativa che strumento di informazione e/o vendita. Ma qui qualcuno potrebbe obiettare dicendomi che sono i consumi e le esigenze dei consumatori ad essere cambiate. Perché in fondo è vero che alla base del marketing sta un semplice assunto: "Non si vende ciò che si produce, ma si produce ciò che si vende." Lo diceva un mio professore. Non ricordo il suo nome, però mi ha insegnato molto. E, a proposito, per difendere gli italiani: a Cannes di cose già viste, se ne sono ammirate davvero tante. E tra queste, di Made in Italy, non ce n'erano poi molte. E cosa ancora più triste, non ce n'erano di mie".